La Luce bagna ogni Luogo
Mostra doppia personale
Comunicato stampa
Mario Giammarinaro
Il senso profondo della ricerca di Mario Giammarinaro si identifica con una pittura intensa, interiorizzata, modulata sulle cadenze di una personale visione della società contemporanea, delle vicende legate alle tragedie e alle attese dell' umanità, di quel ripercorrere incessantemente i percorsi della memoria, dall' ambiente, della natura.
Le sue " tavole " prendono forma e dimensione e forza attraverso la strenua volontà di fissare i termini di una stagione che ha, in ogni caso il valore di un incontro tra sogno e realtà, tra sospensione psicologica e una gestualità rattenuta entro i limiti di una controllata espressività.
Il discorso di Giammarinaro appare contraddistinto da una dimensione pittorica in cui la materia - colore assume una propria e indiscutibile identità, una intrinseca capacità di trasmettere un' emozione, un pensiero, una sottile inquietudine.
Si avverte perciò nei suoi dipinti l' essenza di una elaborazione mediante la quale ottiene una particolare materia, che è il risultato della fusione di colle da legatoria, resine, pigmenti industriali. E da questo impasto emergono i segni indelebili del tempo. lande desertificate, terre laviche, le spiagge dell' Atlantico degradate dalla mare di petrolio.
I colori bituminosi, i cieli neri, il paesaggio roccioso, appartengono ad una raffigurazione dove le paludi, i fossili, le nuvole bianche di vento esprimono la misura di un itinerario che travalica il solo dato reale per comunicare le sensazioni dell' artista, le angosce esistenziali, la consapevolezza dei mali che affliggono il mondo.
Nello studio in mezzo alla campagna di Pralormo, il silenzio sembra permeare crogioli e grandi telai e il cavalletto con l' ultima tela. Un silenzio che è vita,meditazione, introspezione. Un silenzio che evoca gli " Oceani di silenzio " di Franco Battiato ma, contemporaneamente, scandisce l' andante musicale della linea sulla superficie del quadro.
Una musicalità che si traduce in una suggestiva e poetica installazione, in un' isola nell' " Albero del canto ".
Vi è in Giammarinaro un tormento interiore, un " sentire " la natura che va al di là della più scontata quotidianità, una trascrizione delle luci che annunciano il nuovo giorno, una dedizione completa al " fare pittura " tanto da abbandonare la città, il traffico caotico, le convenzioni sociali per albe solitarie: " E io sto sulla spiaggia nella terra / dove tutto è ancora frontiera......" ( Lawrence Ferlinghetti ).
E ogni elemento della composizione, ogni grumo significante di colore, ogni graffito su carte trattate, ha il fascino di una sensibile, metafisica, insinuante dizione che trova riscontro nei versi lungamente amati di Dino Campana : " Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti / E l' immobilità dei firmamenti / E i gonfi rivi che vanno piangenti / E l' ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti / E ancora per teneri cieli lontane ombre correnti / E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.
Angelo Mistrangelo
Per esaminare l’attuale operato di Mario Giammarinaro bisogna prendere in considerazione i tre aspetti più rilevanti del suo fare artistico: l’utilizzo di materiali extrapittorici, una poetica che si esprime con una cifra originale e inconfondibile, un impianto etico che dà alla sua ricerca una valenza di impegno antropologico perché mette in evidenza come l’arte si rapporti con la società e la cultura.
Per necessità di sintesi mi tocca essere schematico. Procederò quindi dal particolare al generale : partendo dalle metodiche operative e dal dato tecnico-oggettivo passerò poi a dire della sua scelta di esprimersi col genere artistico del paesaggio, per soffermarmi, infine, sul messaggio che l’artista intende lasciarci in questa esposizione.
UTILIZZA, da sempre, tecniche miste, cromie e solventi artistici classici mescolati con materiale prelevato direttamente dall’ambiente (quasi un ready made). Li assembla e li agglutina con resine e colle sintetiche su tavole e tele con notevole armonia compositiva. Qui già si intravvede l’artista sciamano, l’alchimista , lo sperimentatore che con coraggio coniuga l’antico col contemporaneo. Con originalità indaga le forze e l’energia custodite nei quattro elementi della vita: aria (cielo), acqua (mare, nuvole), terra (sabbia), fuoco (petrolio, bitume, sostanze organiche infiammabili, legno), a cui dà l’inquietante forma della scena contemporanea.
L’insuperabilità della sua tecnica manipolatoria, l’instancabile sperimentazione senza cambiamenti di stili, permettono alla sua materia pittorica, di affiorare di condensarsi, di raggrumarsi, di rattrappirsi o di espandersi per invadere la superficie del quadro in maniera aggettante, come in un altorilievo e si pone come un campo di forze e di tensioni dinamiche tridimensionale. L’uso di materie non tradizionali e la volontà di dilatare l’opera nello spazio, inscenano una rappresentazione dove domina il silenzio e si ferma il tempo in una dimensione sospesa, in consonanza con l’atteggiamento riservato e appartato del pittore che rifiuta ogni vacuità mondana.
COMBINA i caratteri, gli spunti emozionali e i temi della pittura di paesaggio tradizionale con elementi astratti e materici tipici della ricerca informale e li associa a memorie installative; il tutto acconciato come un cannocchiale prospettico che sconfina nel trompe l’oeil. Ne deriva una visione in bilico tra la documentazione verista e una rappresentazione simbolica, dove la gestualità non intrattiene parentele con la dimensione del comportamento ma si rapporta col linguaggio. Il risultato è un’immagine armoniosa , ma ambigua nei suoi equilibri descrittivi, vi è un effetto di risonanza e di spaesamento fra gli elementi realistici composti in primo piano e l’informale atmosferico sullo sfondo e viceversa tra il coacervo magmatico e disordinato in primo piano e il cielo minaccio e realistico sullo sfondo. Entrambe le visioni, in apparente contraddizione, ci suggeriscono che in questa arte c’è qualcosa che sta al di là del suo significato ovvio e immediato di una veduta marina deturpata, di un disastro ambientale trasformato in un’icona. C’è una marcata componente personale che si esprime col graffio di una denuncia sociale.
Il paesaggio, inteso come genere artistico, è solo un pretesto a cui l’artista affida l’espressione di stati d’animo di forte pregnanza psicologica, uno schermo su cui si riflette la sua condizione interiore: qui e ora prende la sostanza di una landa desertica, desolata, disabitata, ostile a causa dell’insipienza umana. Una marea nera si ritira all’orizzonte e una luce lontana illumina la tragedia avvenuta. Una coltre di neve ricopre come un bianco sudario le profonde lacerazioni inferte alla natura.
Dalle terre fossilizzate dal gelo invernale osiamo sperare germoglierà ancora una nuova primavera
RIFLETTE con un approccio filosofico sul tema della tragedia prendendo come pretesto le grandi catastrofi ecologiche, ma le sue opere raccontano in verità il quotidiano insulto, lo sfregio continuo, il vandalismo gratuito e anonimo al paesaggio, alle persone e alle cose, una molteplicità di piccoli e grandi drammi umani, storie efferate che per quanto prossime alla nostra quotidianità, finiscono di rimanere inascoltato, sordo rumore di sottofondo.
Giammarinaro si interroga sulla transitorietà della vita; cerca il senso dell’esistenza dell’universo e si interroga su quale ruolo occupa l’uomo nel teatro della natura. Come artista rivendica il debito di testimonianza nei confronti del mondo fisico e biologico sempre di più vittima della violenza individuale e collettiva e ci invita ad un sentimento di corresponsabilità nel tutelarlo e preservarlo integro.
Giovanni Cordero
Torino 28 ottobre 2009
Mario Giammarinaro è nato a Torino nel 1951
vive e lavora a Pralormo - To
www.mariogiammarinaro.it
MOSTRE PERSONALI
1988 Galleria Gabriele Fasolino - Torino
1993 Teatro Miela - Trieste
1993 Galleria Artifex - Torino
1995 Galleria Area - Torino
1995 Zona Castalia - Torino
1996 Di Acqua e di Terra - Givoletto - Torino
1999 Galleria Poma - Morcote - Svizzera
2000 Caffè Pedrocchi - Padova
2001 Saluzzo Arte Contemporanea
2001 Galleria La Fenice - Lugano - Svizzera
2002 Galleria Micrò - Torino
2003 Banca Sella - Susa
2005 Galleria Micrò - Torino
2006 Caffè della Riva - Poirino - Torino
2006 Ca del Bosco - Poirino - Torino
2007 Village Art Cafè - Savigliano - Cuneo
2007 Catartica Arte Contemporanea - Torino
2000 Saluzzo Arte Contemporanea
2009 Mirafiori Motor Village Galeri - Torino
2009 Casa Marchini Ramello - San Maurizio Canavese - To
2009 Senesi Arte - Savigliano - Cn
2010 Galleria il Quadrato - Chieri
MOSTRE COLLETTIVE
1991 Piscina Arte Aperta - Piscina - To
1992 Artisti per Dopodomani - Venezia
1997 " Die Stern des Karls - au(g)" e "Sternenbahnhof", Documenta 10 - Kassel - Germania
1997 " Dinosauro Cinetico e asterisco" - Parc de la Boverie - Liegi - Belgio
1909 " Fra l'altro altrove" - Halle Tony Garnier - Lione - Francia
1997 " Mirobolant Mirò " Fondation Pierre Gianadda - Martigny - Svizzera
1997 " Galattica Laguna " - 47° Biennale - Giardini di Castello - Venezia
1998 " Artissima - Torino
2002 Landscapes - Catartica Arte Contemporanea - Torino
2002 Confronti attuali dell' immagine - Antonio Battaglia Arte - Milano
2002 Aktuelle Bildvergleiche - Gallerie Bertrand Kass - Innsbruck - Austria
2007 Paesaggi Silenziosi - Casa Dassano - Poirino - Torino
2008 Paesaggi silenziosi - Ronchi Verdi - Torino
2008 Il mutare del tempo - Carignano - Torino
2008 1° Premio Cesare Pavese - Santo Stefano Belbo - Cn
2008 2° Premio - Art Action - 8° Premio Nazionale D' arte - Novara
2009 3° Premio Comune di Sarezzo - Brescia
2009 Saluzzo Arte - 5 artisti a confronto - Saluzzo ( Cn )
2009 Salone Arengo del Broletto - Novara.
2009 Saletta d' Arte Celeghini - Carmagnola – To
Livio Stroppiana
La pittura di Stroppiana si svolge attorno al tema della figura umana ma si allontana dalla verosimiglianza, predilige la ricerca al possesso definitivo della verità, elude il dogmatismo, si impone più per suggestione che per armonia. L’imitazione si trasforma in ricerca costante del fondamento dell’esistenza umana, essa si esplicita in contrasti d’interesse e passioni, individuali e collettivi, per il pittore. La linea conduttrice della ricerca è indicabile nella rappresentazione martellante del volto che esprime qui il manifestarsi, l’aspetto pubblico, della realtà. Nel “quadro Caos n°12” (1980, china e tempera e olio, cm 42 x 53), l’immagine elude la verosimiglianza, si trasforma in sollecitazione visiva costruita per linee e zone contigue di colore (si veda l’originale), il processo costruttivo di aggregazione e scomposizione del volto viene esaltato quasi che esso sia il ritmo profondo dell’esistenza, manca infatti significativamente la descrizione e la scena, l’elemento noto. Quest’opera non rappresenta un individuo in particolare ma una “forma vitae”; l’assurdo deforme non è proprio del singolo (uomo, donna , ricco, povero, ecc.) ma dell’umanità confermata, il volto quindi non ha una fisionomia, nè vuole averla. Il tema del ritratto coglie il non storicizzarsi dell’uomo nello spazio e nel tempo, il volto diviene forma che esprime la condizione esistenziale, non singolare ma collettiva, comune agli individui di un gruppo conformato ed omogeneo. L’immoralità del processo angoscioso che porta l’uomo, suo malgrado, ad assumere una connotazione standardizzata, come tale essa non bella ma brutta, si estrinseca in una serie di volti - tipo, la cui funzione è pensabile come quella di una bandiera, non unica ma multipla, più diplomatica che storica. Tuttavia lo sguardo sfugge e predica il “quia” gli ovali scurissimi degli occhi trafiggono il volto, indicato da linee convergenti o aguzze e contrastato da strisce intenzionalmente sfaldate di tono cupo, essi costituiscono gli elementi portatori dell’interiorità, compromessa ma forse vincente il deforme; quindi il volto indica la sclerotica esteriorità e l’interiorità, così inteso esso non può non essere che forma allegorica e maschera nell’incomunicabilità. Il deforme non è caricatura della realtà, è la bellezza stessa che passando dalla dimensione dell’ideale a quella del reale inverte il proprio significato, diventa bruttezza, il passaggio implica la riflessione critica, il giudizio ne dà la dimensione. L’interesse del pittore è di esprimere un giudizio che, se è intransigente sulla condizione oggettiva dell’uomo moderno, eroe senza carattere, non esclude la possibilità del superamento dell’angoscia che è alla base della deformazione della libera espressività in conformismo. Come la vita, nel momento in cui accetta di conformarsi al passato non è più presente nè viva, così il pensiero giudica non vera ma deforme la paralisi - (avrebbe detto Joyce) della libertà individuale conformatasi. Oltre l’apparenza, oltre il volto maschera è ciò che più conta, “ la voglia di essere giusto, la capacità di innamorarsi” (ama riaffermare lo stesso Stroppiana), in altre parole al di là dell’attuale stato di minorità della “ autonomia della ragione e del sentimento” (sono ancora parole del pittore) esiste la possibilità dell’emancipazione nel “quadro Scomposizione n.28 bis” (1980, china e tempera e olio, cm. 30x 43), i tre volti sembrano il canto di uno sventolio di bandiera, il movimento è suggerito dalle pieghe del drappo sul quale sono stigmatizzate le immagini ma l’impasto del colore, quasi un monocromo e materico e prescinde da ogni spazialità aerea, i volti pur svolgendosi in verticale si collocano in piano, nel grembo del drappo concretizzato in allucinante loculo di tufo. Non sono le immagini a muoversi ma l’umanita che trascorre davanti a loro che emanano uno sguardo, non una voce nè un pianto; ogni naturalezza esclusa perchè la ricerca del pittore si svolge quale dialettica della ragione umana. Nell’opera di Stroppiana la quasi totale rinuncia a ritrarre per intera la figura umana (tranne che nei bozzetti e nei numerosi studi molto interessanti a livello tecnico progettuale) si spiega data la premessa: il corpo non è che il supporto del volto - forma che condiziona anche il movimento, la vita di relazione, la figura perciò a livello creativo meno immediata del volto. Cogliendo in questi “modelli” il drammatico contrasto tra la realtà dell’individuo e il suo capovolgersi in realtà deformante, sintetizzato dal pittore in sguardo e volto, la razionalità dell’uomo sarà sempre più coscientemente spinta all’emancipazione. Problematizzare l’arte denunciando il deforme, è un impegno civile e morale, che si traduce nel - J’accuse - del pittore al volto diventato maschera, forma, allegoria e paralisi del reale, con il giudizio perentorio di chi, cosciente dell’esserci di un tale conformato modo esistenziale, comunica attraverso l’oggetto quadro l’angoscia quotidiana, il dualismo e l’ambiguità dell’uomo conformato ma non assuefatto allo status. L’assurdità della condizione dell’uomo conformato a priori fui espressa dal poeta con la proposizione “così è (se vi pare) (Pirandello), occorre ora mettere in rilievo l’urgenza di recuperare l’originaria forza realistica di tale affermazione; l’aut-aut deve sorgere dalla realtà sociale non dall’allegoria. L’uomo contemporaneo, che si vuole vuoto di umanità e ingabbiato nelle forme, ha necessariamente, in potenza, per il pittore, la capacità di neutralizzare la maschera. Crollerebbe allora il conformismo e la nascente spontaneità procederebbe, incerta e forse sola, su quel sentiero che avrà saputo progettare cosciente della propria autonomia ed umanità.
Dicembre 1980, Lina Mezzacappa Naimo
I luoghi della pittura di Livio Stroppiana appartengono alle rivelazioni di un interiorità complessa, alle accensioni di una luce che serpeggia e si’insinua fra le estenuanti cadenze di una materia percorsa da segni indelebili del tempo. Sono i segni graffiti di una musicale definizione delle superfici di una informale risoluzione della composizione che non è mai Funzione di una linea ferrea che rinserra la struttura, ma di una “fuga in altro”, di una ricerca che tende a una particolare spazialità. E nello spazio si dispongono le zone di colore, talora delimitate si articolano le linee di una pulsante emotività, si fondono le intime sequenze dei colori che assumono il valore di una tessitura finissima, lieve, incorporea. Il dettato di Stroppiana prevalica, quindi, ogni semplicistica risòluzione tecnico- esepressiva per trasmettere l’essenza di un discorso che approda alle segrete cadenze di una pittura lontana da ogni più scontata immagine realistica quotidiana, per consegnare alla conoscenza l’alternarsi delle sensazioni: “La nostra – esigenza, ha scritto Emilio Vedova - sarà di riscattare i segni, i colori da tutte le pigrizie, da tutti i vizi, per la grande avventura, per la nascita espressiva di una condizione umana. L’avventura di Stroppiana è, certamente, più rarefatta di quella dell’artista veneziano, ma rivela una precisa volontà di fissare un sentimento, un amore, un angoscia, un ricordo. E, sopratutto, si ravvisa nei suoi dipinti l’immanenza del silenzio, la profondità di una memoria che suggella i ritmi di una elaborazione che trae la sua ragione d’essere dall’osservazione della natura, dai frammenti di una realtà che si stempera nella luminosità atmosferica. Un silenzio che sembra ammantare ogni cosa, rievoca suoni e permea questi brani di un paesaggio più sognato che visto. Un lembo di cielo un profilo di collina, una pianura sconfinata, riarsa, percorsa da crepe e da arbusti e da magmatiche presenze, riemerge, perciò, dalla sedimentazione del tempo con tutta la forza di un messaggio che si fà dimensione dell’umana esistenza. Al di là di ogni connotazione contenutistica, l’impegno di Stroppiana si configura con una ben precisa capacità di interpretare l’impercettibile vibrazione del segno nella luce, di fermare le variazioni del dato cromatico, di rinnovare l’incontro tra gestualità e l’impostazione di un insieme di elementi che si ricollega a una posizione concettuale in cui si identifica - Ha scritto Gillo Dorflex, in “ ultime tendenze dell’arte d’oggi” - la ricerca di uno “spazio pittorico o meglio di spazio visuale diverso da quello naturalistico e prospettico, diverso da quello impressionistico e da quello cubista; e diverso anche dal “non spazio” dell’astrattismo geometrico e costruttivista...”. E nella modulazione di queste pagine si chiarisce un” tonalismo” non decisamente legato a una limpida raffigurazione, ma teso a creare” ambienti spaziali” liricamente definiti.
Marzo 1991, Angelo Mistrangelo
Livio Stroppiana è nato a Torino nel 1942, dove vive e lavora. Espone dal 1962 in mostre personali e di gruppo in Italia, in Francia, in Svizzera. Sue opere si trovano presso collezioni pubbliche in Italia ed in Francia e presso collezioni private in Italia, Francia, Lussemburgo, Svizzera, Brasile, Stati uniti d’America, Inghilterra e Germania; ha vinto premi di pittura e incisione.
Presentazione e recensione: Paolo Bellini, Leonardo Bizzarro, Lucio Cabutti, Franco Caresio, Giovanni Cordero, Mauro Corradini, Manuela Cusino, Francesco De Bartolomeis, Luigi Di Matteo, Edoardo Di Mauro, Angelo Dragone, Paolo Fossati, Rosanna Greco, Renzo Guasco, Marco Ettore Jacchia, Paolo Levi, Pino Mantovani, Gian Giorgio Massara, Carmelina Mezzacappa, Angelo Mistrangelo, Paolo Nesta, Silvana Nota, Annunziata Pani, Teresio Polastro, Giorgio Seveso, Aldo Spinardi, Elisabetta Tolosano, Franca Varallo.
Mostre di Pittura
1962,1964, 1967, 1969 Torino, Mostra - Premio Selezione Giovani Artisti Torinesi
1968
Castello di Govone, personale
1970
Milano, Premio Europa
1971
Paris, Art et Industrie
1972
Milano, Premio Europa
1973
St - Paul - de - Vence, galerie St - Paul
1974
Torino, XII Quadriennale nazionale d’arte Alba, Biblioteca civica, personale
1976
Cannes, galerie du Versau
1978
Firenze, archivio per l’arte Italiana del 900, personale
1979
Valdellatorre, Sala del Consiglio, personale
1980
Borgaro, Sala del Consiglio, personale
1981
Roma, Civitas Pacis
1982
Pinerolo, Palazzo Vittone, personale
1983
Paris, Le Salon des Nations
1984
Bologna, Arte e Società
1985
Castello di Govone, personale
1988
Castello di Govone, personale
1989
Bardonecchia, Assessorato alla cultura, personale
1990
Torino, Prima Biennale d’arte moderna e contemporanea
1991
Alba, galleria Saporito, personale - Castello di Magliano Alfieri, Athanor
1992
Torino, galleria AREA, Tetramero, personale - Carmagnola, palazzo Lomellini Tetramero personale
1993
Torino, galleria Artifex, personale - Trino Vercellese auditorium, personale
1994
Torre Pellice, galleria d’arte moderna, Tetramero, personale
1995
Castello di Mango, personale - Torino, galleria Area, anni ‘30 ‘60 ’90 - Carmagnola, Palazzo Lomellini, Ritratto e Autoritratto - Santo Stefano Belbo, Premio Cesare Pavese, 1° premio
1996
Torino, libreria Village, pagine, personale - Caselle To.se, Salon - arte, personale - Vercelli, terre d’acqua, regione Piemonte
1997
Carmagnola, Palazzo Lomellini, Metafora di Viaggio - Valloria, Le porte di Valloria Pralormo, sala del consiglio, personale
1998
Verolanuova, Contemporanea, personale
1999
Rivarolo Confronti - Torino, galleria P.A.S.L. - Strenne d’artista
2000
Torino, galleria P.A.S.L. ed è ancora poesia, - Saluzzo, arte 2000, personale
2001
Torino, galleria P.A.S.L. visioni del tempo, personale - Saluzzo Saluzzo arte 2001, personale Lugano galleria la Fenice, personale - Messina, Colori e Sogni in fondo al cerchio
2002
Milano, Museo della Permanente, A tutto tondo
2003
Torino, Galleria Micrò, Architettar l’ignoto, personale - Torino, Libreria Hellas, Segnapensieri, personale
2004
Rivarolo, Castello Malgrà, it.Art, personale - Sauze d’Oulx Quadreria - Albarella, Cà Tiepolo - Saluzzo, Saluzzo arte 2004, personale
2006
Chieri, Palazzo Opesso it.Art personale - Torino, Galleria Micrò quadreria - Torre Canavese Galleria Marco Datrino it. Art - Rivarolo Canavese it.Art
2007
Rivara Rivara Painting, it.Art, personale
2008
Settimo Torinese, it .Art, personale - Salò, Palazzo Coen, Tondi d’autore
2009
Saluzzo Saluzzo arte 2009, personale
2011
San Maurizio Canavese casa Marchini Ramella, it.Art, personale
Mostre di incisione
1986
Castello di Govone, personale
1988
Valdellatorre, Sala del Consiglio, personale
1989
Givoletto, Chiesa di S.Secondo, personale
1990
Saluzzo, Museo Civico di Casa Cavassa, personale per il premio Matteo Olivero
1991
Torino, Saletta Rossa, personale (con F.Preverino)
1992
Nice, Consolato Italiano, personale (con I. Cottino)
1993
Carignano, Spazio 9 Arte, personale (con I. Cottino) - Carignano, Spazio 9 Arte, grafica sperimentale
1994
Venezia, galleria Segno Grafico -- Torino, galleria AREA, Incisioni del ‘900
1995
Castello di Belgioioso, La carta dell’artista - Mondovì, Antologia dell’incisione Piemontese, personale
1996
Bagnacavallo, Repertorio di Incisori Italiani
1997
Torino, galleria P.A.S.L., Tracciando segni, Incisioni stampate su gesso, personale - Poirino, Molino Poirino 1898
1998
Verolanuova, Biblioteca Civica, personale - Torino, galleria Senso del segno, - Torino e la Sindone
1999
Torino, Studio Laboratorio, Nove giorni a Maggio - Torino, galleria Senso del segno, I ponti di Torino
2000
Bagnacavallo, Repertorio degli incisori Italiani - Chambèry, Amis du vieux Chambèry “Autodu Saint Suarie” - Torino, Concorso Nazionale legge 2% vincitore
2001
Lugano, Galleria La Fenice, personale - Acqui Terme, V Biennale Europea per l’incisione
2002
Saluzzo, Saluzzo arte 2002, personale - Piscina, Piscina arte aperta, personale
2003
Monasterolo, Cappella S.Rocco, Via Crucis
2004
Albarella, Cà Tiepolo La cattura dell’invisibile - Saluzzo, Saluzzo arte 2004, personale
2005
Bussoleno, Dialoghi informali, personale
2006
Cetona, 2° biennale incisione
2007
Rivara, Le Serre di Villa Ogliani, it.Art, personale
2008
Collegno, il Mito di Ares, personale
2009
Saluzzo, Saluzzo arte 2009, personale
2010
San Maurizio Canavese, Casa Marchini Ramella it.Art, personale