Multiplicity
Da una parte sta lo scatto di Lisa Borgiani che blocca, raggela Musei e Piramidi, Arene e Moli Antoneliane, dall’altra la gestualità di Massimo Nidini che in qualche modo dinamicizza cromaticamente ciò che la Storia ha eternizzato.
Comunicato stampa
Opere, come testi plurimi che sostituiscono all'unicità di un io vedente, una duplicità di soggetti e di sguardi. Opere, che combinano fotografia e pittura, il linguaggio tradizionalmente delegato a registrare in modo oggettivo la realtà con un linguaggio dalle movenze neoespressive che sviluppa le potenzialità implicite nell'immagine fotografica. E' come se nell'inquadratura di un palazzo, di un monumento, di una piazza (spesso scelta per la sua emblematicità) si riversasse una materia che la dilata, che la porta fuori di sè, facendole assumere dimensioni infinite, illusionistiche, allucinatorie.
Da una parte sta lo scatto di Lisa Borgiani che blocca, raggela Musei e Piramidi, Arene e Moli Antoneliane, dall'altra la gestualità di Massimo Nidini che in qualche modo dinamicizza cromaticamente ciò che la Storia ha eternizzato. Non si tratta però di due modalità creative che si confrontano e si misurano, ma di due ricerche che nascono l'una dall'altra. La foto funziona da matrice, da sorgente; la pittura da intensificazione complice, da accentuazione solidale.
Ma il gioco non si chiude su questo intreccio linguistico, bensì si allarga, come un cerchio concentrico, anche alle immagini (sia per quello che riguarda gli spazi che per quello che riguarda i tempi). Così abbiamo vedute di città che invece di chiudersi in se stesse si contaminano reciprocamente: Parigi, Venezia, New York convivono sulla stessa superficie, quasi a sottolineare che oggi tutto è senza limite e senza arresto. Ma abbiamo anche edifici antichi che si innestano su costruzioni modernissime, quasi a rilevare che ormai viviamo in un tempo senza tempo.
Tutto vive sotto il segno di una indefinibile deriva, E allora le 50 “fotopitture” di Borgiani e Nidini possono apparire come la visualizzazione di ciò che scriveva Italo Calvino nelle sue Lezioni americane: “Ogni vita è una enciclopedia, una biblioteca, un inventario ..., dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili”.