Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA SAN FEDELE
Via Ulrico Hoepli 3A-B, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

16,00-19,00 dal martedì al sabato (mattino su richiesta) (chiuso i festivi e dal 27 marzo al 9 aprile)

Vernissage
08/03/2012

ore 18

Contatti
Email: sanfedelearte@sanfedele.net
Artisti
Bernardì Roig, Käthe Kollwitz, Mario Raciti
Curatori
Chiara Gatti, Andrea dall’Asta S.I.
Generi
arte contemporanea, collettiva

Nella mostra Al termine della notte, a cura di Andrea Dall’Asta S.I. e di Chiara Gatti, si intende riflettere su un tema universale di fronte al quale ogni tentativo di spiegazione pone un senso di disagio e di difficoltà: il dolore.

Comunicato stampa

Nella mostra Al termine della notte, a cura di Andrea Dall’Asta S.I. e di Chiara Gatti, si intende riflettere su un tema universale di fronte al quale ogni tentativo di spiegazione pone un senso di disagio e di difficoltà: il dolore. Non ci sono parole efficaci per poterlo esprimere. Di fronte al dolore proprio o dell’altro che mi sta di fronte, si cade spesso nel silenzio. Ogni parola sembra di troppo, inutile. È un’esperienza estrema difficile da tematizzare.
La mostra accosta tre autori tra loro molto diversi ma accomunati dal desiderio di riconoscervi un senso. Le drammatiche acqueforti della celebre artista tedesca Käthe Kollwitz (1867-1945), attraversate da rapidi guizzi di luce e rappresentazioni di miserabili stremati dalla fame, di abbracci che uccidono, di una madre che tasta la terra in cerca di un corpo famigliare, sono così accostate alle tele dell’artista milanese Mario Raciti (1934) dal titolo “Why” che, attraversate da mani che si protendono verso l’alto in un gesto di supplica, si pongono come grida dell’uomo di fronte al mistero della morte. In mostra sono ancora presenti alcuni lavori in bronzo di Bernardì Roig (1965), talento riconosciuto dell’arte spagnola contemporanea, famoso per i suoi colossi di creta e bronzo schiacciati sotto il peso di fasci di luce al neon o incendiati da fuochi reali negli occhi e sulle mani. Le sue figure, chiuse in se stesse e nel proprio narcisismo, sono abitate da un dolore che schiaccia. Non sembrano lasciare spazio ad alcun riscatto, ad alcuna redenzione. Come liberare la vita in quell’oscurità? Probabilmente non ci sono parole. Forse, è possibile solo uno sguardo, in cui diciamo a chi soffre il suo essere importante per noi. Il nostro soffrire e vivere con lui. Fianco a fianco.