Timeless | Senza Tempo
Timeless | Senza Tempo è investigazione nel momento passato, presente, futuro, nell’incisione che la trasformazione produce irrompendo nel tempo, nella realtà percepita, il cui punto di partenza è la ricerca della filosofa contemporanea Elizabeth Grosz, un riferimento importante nel lavoro curatoriale ad Artegiro. Gli artisti coinvolti in questa discussione, questionano la percezione della nozione stessa del tempo. Le quattro istallazioni propongono in modo audace differenti nozioni della vita stessa, del tempo e della trasformazione, aprendo una discussione etica di azione e effetto.
Comunicato stampa
PRESS RELEASE \ italian
Timeless | Senza Tempo
Shapeshifter, Salvatore Calì ( Italy); Fragmented Ripples, Daphne Cazalet ( India/Britain); Aftermath, Mahony Kiely ( Australia) ; Becoming, Anita Matell ( Sweden/France).
21 / 4 – 21 / 7, 2012
Renata Summo-O’Connell, Artegiro Curatore
Artegiro Contemporary Art Gallery Corso Cavour 119 Montefiascone Italy
salvatore calì 21/4 – 5/5
daphne cazalet 12/5 – 3/6
mahony kiely 9/6 – 30/6
anita matell 7/7 – 21/7
Timeless | Senza Tempo è investigazione nel momento passato, presente, futuro, nell’incisione che la trasformazione produce irrompendo nel tempo, nella realtà percepita, il cui punto di partenza è la ricerca della filosofa contemporanea Elizabeth Grosz, un riferimento importante nel lavoro curatoriale ad Artegiro. Per portare oltre questo dialogo, si è voluto confrontare lo spettatore provocando una risposta alla domanda di Grosz stessa: che effetto producono le nostre vite, le nostre azioni? E se nessuno le ricevesse?
Salvatore Calì ( Italy ), Daphne Cazalet ( India/ Uk ), Mahony Kiely ( Australia ), Anita Matell ( Sweden/ France ), gli artisti coinvolti in questa discussione, questionano la percezione della nozione stessa del tempo. Le quattro istallazioni propongono in modo audace differenti nozioni della vita stessa, del tempo e della trasformazione, aprendo una discussione etica di azione e effetto.
La vita come esercizio insieme biologico e visionario all’interno della natura in Shapeshifter , la scelta di Salvatore Calì di connettersi con il suolo, le piante, le rocce, coincide anche con il collegarsi ad un progetto di conoscenza universale dinamico e in evoluzione. Il suo distacco dalla tradizione occidentale, che interpreta o esamina la natura, inizia invece un dialogo che è allo stesso tempo “contemplazione performativa”, aprendo tra l’altro nuove modalità per immaginare il discorso artistico.
Continuità e lacerazione in un processo di trasformazione linguistica e culturale in Daphne Cazalet, complicano ulteriormente una riflessione postcoloniale che apre piuttosto uno squarcio postcoloniale. Fragmented Ripples è un’ esplorazione della diaspora indiana ma anche un tentativo di sviluppare un nuovo linguaggio con nuovi segni e nuovi tempi, reinventando l’ estetica tradizionale, rappresentando uno straniamento che propone nuovi strumenti espressivi e nuovi contesti.
In Aftermath , Mahony Kiely coltiva la complessità della realtà in quanto “accadimento” circostanziale, nei suoi diversi piani di azione, strato dopo strato, catturando, nel contesto drammatico del fenomeno naturale dell’incendio, l’esplosiva energia di sopravvivenza dove il “bushfire” australiano, dissotterra, letteralmente, nuove possibilità per l’artista non solo di rapportarsi al territorio e le sue comunità, superando la tentazione di ricostruire, ma piuttosto di continuare una decostruzione che apre la strada a nuovi contesti.
Becoming di Anita Matell è una ricerca dolorosa e spietata nella trasformazione, attraverso un’ istallazione introspettiva che investe lo spettatore ad un livello molto profondo. Delicatamente in alcuni casi, quasi brutalmente in altri, Matell affronta il processo del cambiamento stesso, dove il prospetto aristotelico della trasformazione dal più basso livello di potenzialità al più alto stadio di attualità, si sviluppa in un “devenir” Deleuziano, per poi deviare verso una riflessione molto personale, al cui centro e’ la donna, riflessione sul “divenire” compreso come “provenire”, nel senso di appartenenza e desiderio di appartenenza.
Timeless| Senza tempo presenta film, fotografia, scultura, pittura, terreno, sabbia, materiali carbonizzati, musica nelle varie istallazioni che sono potenti quanto effimere: la pittura di alcuni artisti direttamente sulle pareti della galleria per esempio e/o il lloro uso di sabbia e altri materiali deperibili, scompariranno quando le istallazioni saranno smontate. Il desiderio di essere trasformati in quanto parte della fatica stessa ormai condivisa, in questo senso viene esteso come un invito allo spettatore, in equilibrio tra azione e suo effetto, proprio come si voleva.
PRESS RELEASE \ english
Timeless | Senza Tempo
Shapeshifter, Salvatore Calì ( Italy); Fragmented Ripples, Daphne Cazalet ( India/Britain); Aftermath, Mahony Kiely ( Australia) ; Becoming, Anita Matell ( Sweden/France).
21/4-21/7 2012
Renata Summo-O’Connell, Artegiro Curator | Artegiro Contemporary Art Gallery Corso Cavour 119 Montefiascone Italy
salvatore calì 21/4 – 5/5
daphne cazalet 12/5 – 3/6
mahony kiely 9/6 – 30/6
anita matell 7/7 – 21/7
Timeless | Senza Tempo is an investigation in “the moment”, past, present and future, in “the knick of time” - the cut that transformation produces irrupting in reality as we perceive it. Contemporary philosopher Elizabeth Grosz’s work, an important point of reference in Artegiro’s curatorial work, has been the departure point. To extend this discussion further Timeless wishes to face the viewer eliciting a response to Grosz’ question: what effects have our lives, our actions? And do they even if no one receives them?
Salvatore Calì ( Italy ), Daphne Cazalet ( India / Uk ), Mahony Kiely ( Australia ), Anita Matell ( Sweden / France ) engage in this debate in very different ways and questioning perceptions of time. The four daring installations confront us with their different notions of life itself, of time and transformation, enhancing ethics of relationship between act and effect.
Life as biological and visionary exercise within nature, in Salvatore Calì ’ s Shapeshifter , the artist’s choice to connect physically with the soil, plants, rocks, coincides also with connecting with an evolving and dynamic universal project of knowledge. His detachment from a Western artistic tradition that interprets or examines nature, initiates instead a dialogue that is a performative contemplation, opening new ways to imagine artistic discourse itself.
The continuity and rips in cultural and linguistic transformation in Daphne Cazalet’s work further complicate, amongst other things, a postcolonial reflection, rather giving way to a postcolonial rupture. Fragmented Ripples is an exploration of the Indian diasporas but also development of a new language, with its signs, reinventing traditional aesthetics, in the actual fact enacting a withdrawal from it, proposing new expressive tools and contexts.
In Aftermath, Mahony Kiely cherishes the complexity of reality as “ happening” in all its layers, capturing in its dramatic context explosive survival energy where the Australian bushfire unearths, literally, new possibilities for the artist not only to connect with territories and their communities, overcoming temptations to reconstruct, but rather continuing a deconstruction that gives way to new contexts.
Anita Matell‘s Becoming is a painful, relentless search in transformation confronting the viewer at very deep levels. Matell faces the process of change itself, where Aristotle’s prospect of change from the lower level of potentiality to a higher level of actuality turns into a Deleuzian “Devenir”, to finally revolve into a very personal, woman-centered reflection upon the “ Divenire”, understood as “coming from”- rather than the “Becoming”- understood as belonging and longing to belong.
Timeless | Senza Tempo‘s changing installations include film, photography, sculpture, painting, soil, sand, carbonised matters, music. Installations are as harsh as ephemeral as some artists’ paint on the walls of the gallery and/or use of sand and perishable materials will disappear when the installation will be dismantled. The desire to be transformed as part of the overall effort, in this sense is extended as an invitation to the viewers of the exhibits, in a balance indeed between act and effect.