Francesca Martinelli – Figlia di briganti
Francesca Martinelli, sin dagli esordi, scruta nelle pieghe più nascoste delle memorie familiari, contadine e profondamente culturali delle proprie radici. Facendo proprio riferimento a esse e alla millenaria tradizione popolare, Figlia di briganti, assassini, fate e contadini sintetizza il trasversale percorso dell’artista.
Comunicato stampa
LipanjePuntin artecontemporanea ha il piacere di presentare Figlia di briganti, assassini, fate e contadini, una personale di Francesca Martinelli (1978 – Udine) a cura di Marco Puntin.
Francesca Martinelli, sin dagli esordi, scruta nelle pieghe più nascoste delle memorie familiari, contadine e profondamente culturali delle proprie radici. Facendo proprio riferimento a esse e alla millenaria tradizione popolare, Figlia di briganti, assassini, fate e contadini sintetizza il trasversale percorso dell’artista.
La sua è decisamente una dichiarazione politico culturale che si concretizza sovvertendo il canone classico precostituito, attraverso l'esasperato e maniacale collezionismo di oggetti del passato, raccolti con una raffinata sensibilità e un vago gusto barocco, finalizzato ad un rovesciamento estetico e quindi etico del rapporto tra dannazione e beatificazione. Ne deriva una poetica, una dichiarazione d’intenti, quasi un atto dovuto che Francesca Martinelli così ci descrive: nella natura non esistono linee chiuse, finite, forme controllabili, limiti, proporzioni numeriche, canoni. Queste sono misure che l’uomo artificialmente impone a tutela di se stesso e per soddisfare il suo bisogno di controllo. L’ibrido, il non ordine, l’altro da sé, la metamorfosi, la linea aperta, la devianza, lo stupore meraviglioso, il mostruoso, l’anomalo, la mostruosa perfezione sono l’essenza della natura tutta che ordina e poi sovverte l’ordine precostituito.
Così come nelle sue più recenti installazioni, anche nella personale da LipanjePuntin artecontemporanea Francesca Martinelli ci regala la femminilità, l’intimità, e l’ironia di armadi e stanze di donna rovesciate sul muro, pezzi unici appartenuti a tre generazioni, oggetti della memoria scaturiti da bauli e cassetti segreti che sedimentano le esperienze e i ricordi di una tradizione familiare e di un mondo lontano, dove convivono medicinali e scarpette da ballerina, ciprie, vecchie fotografie, parrucche, accessori da toletta, apparecchi ortodontici e crinoline.
E poi ci sono i disegni, corpi di donna ed ex voto, che se richiamano da un lato la bellezza e la perfezione della natura e il dolore generato dalla stessa, dall’altro alludono alla perversione, celata sotto le spoglie della tradizione pagana e profondamente contadina degli ex voto, quel mantenimento di una promessa fatta alla divinità in cambio della grazia. Nel mondo della Martinelli anche questa usanza radicata viene pervertita ed elevata a metafora delle idiosincrasie del nostro mondo, in cui il dolore è una scelta necessaria e costante, per la ricerca di un senso più alto del vivere.
Proprio dentro la profonda riflessione sul corpo, in relazione al tempo e allo spazio e in particolare al dialogo tra artista e pubblico, si colloca la perfomance Up to You: 3’ box, che avrà luogo durante l’inaugurazione della mostra. L’artista, chiusa in una stanza stretta e angusta, dedicherà 3 minuti esclusivi a singoli spettatori estratti a sorte. Tra desiderio e timore, tra voyeurismo ed esibizionismo, tra licenza e divieto, tra tendenze sadiche e piacere masochistico, la Martinelli entra in diretto, ravvicinato contatto con il singolo individuo creando un’inaspettata e imprevedibile intimità. Attraverso un momento unico e irripetibile, scandito dal familiare ma insopportabile suono di una campanello scolastico, la performance Up to You: 3’ box stravolgerà la distanza e lo spazio fisico temporale tra spettatore e artista.