Christina Calbari – Trapped
Acquerelli e fotografie, un’iconografia dichiaratamente femminile, una mano leggera dalla delicatezza preziosa che racconta le due serie in mostra: quella dei disegni Game Traps e quella delle fotografie UnfoldingAbsence, apparentemente molto diverse ma che raccontano dello stesso disagio e dello stesso mondo, quello della femminilità, che prende corpo in figure a metà tra la giovinezza e l’età adulta.
Comunicato stampa
TRAPPED il titolo della personale di Christina Calbari, una sola parola che racchiude perfettamente “i sensi” che compongono il lavoro di questa artista greca.
Acquerelli e fotografie, un’iconografia dichiaratamente femminile, una mano leggera dalla delicatezza preziosa che racconta le due serie in mostra: quella dei disegni Game Traps e quella delle fotografie UnfoldingAbsence, apparentemente molto diverse ma che raccontano dello stesso disagio e dello stesso mondo, quello della femminilità, che prende corpo in figure a metà tra la giovinezza e l’età adulta, in quello status di passaggio in cui l’identità si forma e si trasforma e ancora non è riconoscibile. Christina Calbari riesce a mettere in atto un contrasto tra visione e percezione, in cui l’estetica leggera è quasi rassicurante, mentre comunque provoca e inquieta, incuriosisce la ricerca, conducendo l’occhio e la mente al di là di una bidimensione pazientemente costruita. Le donne o le ragazze, le protagoniste assolute, intrappolate, appunto, in contorsioni di corpi e di pensieri, quasi incatenate mentre provano disperatamente a spiccare il volo. Cambiano forma i corpi e si trasformano per diventare parte dell’altro, cambiano senso gli arti e si innestano altrove, mai casualmente, per modificarli, quei corpi, quasi volessero sfuggire dalla condizione comune. Difficilmente sole le fanciulle della Calbari, spesso ammassate e omologate nella apparente volontà di restare unite, diventando poi, forse inconsapevolmente, una forma unica fatta di pezzi indistinguibili, tenuti tra di loro da un unico abbraccio forte e stretto e sempre senza volto.
Condivisione e comunità anche nelle foto che si macchiano di nero, sporcando attimi costruiti in pose fotografiche, immagini d’epoca, recuperate da un passato rigido e ingabbiato nella disciplina, sempre donne, che provano ad imparare mentre i loro pensieri prendono una forma oscura.
Una mostra totalmente al femminile, che racchiude tutto il fascino incantatore della donna, dalla mano che costruisce i lavori in mostra alle figure che sotto quella mano prendono corpo.