Giovanni Marinelli – Nature Inside
La fotografia diviene una ipotesi di concretizzazione dell’elemento naturale, veduto da angolature diverse e raffigurato da differenti tracce di un medesimo insieme cosmico.
Comunicato stampa
Questa presentazione tratta dallo scritto del Critico D’Arte Alberto Gross intende descrivere lo sviluppo di un progetto artistico incentrato sulla conoscenza e la divulgazione dell’ arte contemporanea. Arte e luce diventano un linguaggio universale accessibile e accattivante per il pubblico.
Gli obiettivi sono quelli di trasmettere emozioni attraverso un forte impatto visivo dato dalla ricerca di un artista come Giovanni Marinelli in continua evoluzione, che saprà dar vita ad opere di sicuro interesse culturale. Una nuova visione artistica dove l’Arte incuriosisce, diverte, sensibilizza e allo stesso tempo coinvolge lo spettatore che ne diventa protagonista.
Nel respiro della natura c'è il fiato spezzato delle cose, un procedere sintagmatico teso ad una ulteriore dimensione e riformulazione della percezione spaziale.
La fotografia diviene una ipotesi di concretizzazione dell'elemento naturale, veduto da angolature diverse e raffigurato da differenti tracce di un medesimo insieme cosmico.
La scrittura visionaria di Giovanni Marinelli non è altro che una dilatazione di durata, l'amplificazione di un'attesa operata all'interno di una reale prassi estetica. Ed è la prassi – intesa quale autentica teoria del punto di vista – ad informare e guidare la costruzione dell'immagine.
La consueta ed innocua armonia visiva viene sbriciolata, frammentata e ricostruita in favore di un movimento che sia – ad un tempo – analisi e sintesi dell'intero procedimento strutturale della natura. Se la pittura impressionista si preoccupava di raffigurare l'aria e la luce attraverso l'abolizione dei contorni, così Marinelli cattura il respiro delle cose nell'immobilità del tempo, nella suggestione di un movimento accennato ed inafferrabile.
Il baricentro viene annullato e con esso la statica: ciò che resta è la tensione viva e vivificante di differenti elementi sensibili: attraverso riflessi, rimandi d'immagini separate e riavvicinate, l'artista raggiunge una propria, personale dimensione cinematografica.
Dosando sensibilmente lentezza e rapidità di sguardo l'occhio si attarda su elementi che invitano alla partecipazione affettiva dell'osservatore: la fotografia non resta una cosa altra, separata, ma invade la nostra sfera personale, modificandone dinamiche e percezioni visive.
Come nel labirinto di un caleidoscopio, la foto riverbera di sé molto più della propria immagine: la natura subisce una metamorfosi sulla quale si fonda una dimensione straordinariamente intima e spirituale.
L'uso della pellicola e del bianco e nero sono alla base di un rigore formale che nulla concede alle lusinghe dell'immagine effimera, preferendo a questa la paziente costruzione del “perdurante”: ciò che vive, nelle fotografie di Marinelli, è il lento modificarsi dello spazio, della superficie che fuoriesce e si reifica, diviene oggetto incombente e percorribile.
Le possibili variazioni e condizioni visive vengono individuate e riunite in un loro spazio di libertà, dalle dinamiche proprie e dalle peculiari direzioni formali. L'assordante silenzio che pervade le opere è l'eco vibrante di una regia che teme di rivelarsi troppo velocemente: l'intera opera di Marinelli è il disegno di un respiro protetto, la costruzione di una dimensione dialettica che conduca sensibilmente elemento naturale e ciò che tale elemento nutre e modifica.
Se “fra i molti modi di combattere il nulla uno dei migliori è quello di scattare fotografie” - come scriveva Cortàzar – Marinelli sconfigge il nulla correndo la fissità del tempo. E il vento non cessa di soffiare.
Alberto Gross
Il ruolo della Galleria Wikiarte e dei suoi Curatori Deborah Petroni, Rubens Fogacci e Davide Foschi in queste mostre è più che mai indispensabile, per fungere da elemento di raccordo tra un linguaggio tecnico ed uno accessibile ad un pubblico non esperto.
Presentazione a cura di Alberto Gross
Letture di Riccardo Melotti