Annalu’
Come la nave galleggia sull’acqua, cosi’ la terra, presenta i lavori fra i piu’ significativi dell’artista negli ultimi quattro anni, dalle tavole del 2008 alla scultura presentata durante l’ultima Biennale di Venezia.
Comunicato stampa
Castellano Arte Contemporanea presenta la mostra personale di Annalù, artista tra i 20 vincitori della prima edizione del Premio ORA che ha già all’attivo un ricco curriculum internazionale e la presenza in numere collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. L’esposizione traccia una sintesi del suo percorso attraverso alcune delle opere più significative realizzate negli ultimi quattro anni, dalle tavole del 2008 alla scultura presentata durante l’ultima Biennale di Venezia nel Padiglione della Regione Veneto.
Il titolo scelto per l’evento è ripreso dagli scritti di Talete, primo filosofo della storia e primo studioso dei quattro elementi naturali. Tra questi aveva identificato l’acqua come sostanza principale e divina, attraverso cui ogni cosa veniva definita. Anche per Annalù l’acqua è il principale riferimento, un filo conduttore del suo lavoro dalle forti connotazioni alchemiche. La sua ricerca, infatti, è composta da un immaginario fatto di simboli con un forte richiamo alla natura che vengono assemblati e cristalizzati dando vita a metamoforsi scultoree dall’aspetto incantato.
Sono forme pure, delicate, trasparenti, eppure allo stesso tempo cristallizzate durante il momento di trasformazione, lasciando visibilmente chiara la loro vitalità e permettendo di intuire un forte dinamismo sotto le forme congelate dalla resina. Scrive il curatore Carolina Lio nel testo che accompagna la mostra: “Questo equilibrio tra energia e immobilità, elementi materiali e atmosfera magica, mima il rapporto dell’artista con quello che la circonda, ovvero la presa di consapevolezza di una spiritualità invisibile eppure fortemente presente dentro ed oltre ogni materia”.
ANNALU’
COME LA NAVE GALLEGGIA SULL’ACQUA, COSI’ LA TERRA
di Carolina Lio
Quelle che Annalù riesce a creare con il proprio lavoro sono forme delicate e trasparenti, che danno l’idea di una fragilità e purezza in contatto con la magia bianca, con il mondo delle leggende e con i tempi in cui l’uomo viveva in perfetta fusione con la natura. La ricerca dell’artista è, infatti, una riflessione sul mondo e su un senso di sacralità propria di tutte le cose, in cui la materia – declinata nei quattro elementi naturali – diventa la portavoce di una visione spirituale e non ne è distaccata. Se il binomio materiale/spirituale è sempre più contrapposto pari passo all’evoluzione della società occidentale, per Annalù è ancora indiviso, così come nei testi degli antichi saggi delle civiltà pre-cristiane. Elementi fisici e sacri si compenetrano e negli uni è possibile raccogliere testimonianza degli altri in un fluido continuo che è reso esplicito dalla particolare importanza che Annalù dedica all’acqua, elemento che mette al di sopra degli altri e che, simboleggiato da una resina trasparente, ricopre e ingloba molto spesso il suo lavoro.
Anche per questo, e tra poco si spiegherà perché, il suo lavoro è assimilabile alle ricerche che i primi filosofi della storia avevano sentito fondamentali per definire il mondo. Nella prima arcaica filosofia si mettevano in stretta correlazione tutti i campi dello scibile umano e questi venivano identificati in teorie dall’aspetto mitico e affascinante dove ogni disciplina si univa alle altre alla ricerca di una conoscenza del mondo che fosse semplice e profonda. La loro concezione del sapere era decisamente alchemica e anche Annalù percorre gli stessi binari in chiave contemporanea, nel nostro mondo che – pur avendo abolito l’alchimia come termine – sta riscoprendo l’interdisciplinarità e la cooperazione tra biologia, chimica, fisica e spiritualità come metodo per una conoscenza superiore.
La conoscenza intesa per Annalù conserva però il fascino dei tempi antichi, quando l’uomo si interrogò sulle componenti del mondo e si formò l’idea che dovesse esistere una sostanza primordiale, un archè, elemento alla base di tutto e da cui tutto dovesse aver tratto la propria origine e la propria forma. Vennero identificati i quattro elementi – acqua, fuoco, terra e aria – e postulate decine di teorie sull’origine e la forma del mondo. Primo tra tutti arrivò Talete di Mileto, che visse tra il settimo ed il sesto secolo a.C e che ricordiamo come il primo filosofo della storia occidentale, alchimista completo che studiò tanto gli astri come la terra, tanto la filosofia dell’animo umano quanto quella del divino. La sua convinzione basica, la più importante delle sue idee, era che l’acqua fosse al principio di tutto, determinante nell’esistenza di ogni cosa. Qualsiasi materia era quindi niente altro che uno degli stati dell’acqua, compresa la terra che, ovviamente solidificata, galleggiava come un gigantesco disco su un universo descritto come una massa liquida. La sua famosa frase “Come la nave galleggia sull’acqua, così la terra“, rende poeticamente la sua visione del mondo, tra l’altro in sintonia con le precedenti teorie degli Egiziani, per cui l’acqua era la fonte di vita anche in relazione alla loro completa dipendenza dal fiume Nilo; ai Babilonesi che credevano in un oceano superiore e uno inferiore dentro cui il mondo era inglobato; e persino alle Sacre Scritture della Genesi che descrivono la creazione del cielo come una distesa che separasse “le acque dalle acque” e la creazione della terra con queste parole: “Le acque che sono sotto il cielo siano raccolte in un unico luogo e appaia l’asciutto“. Altri e molti esempi si potrebbero riportare rispetto ad altre civiltà e religiose più e meno antiche e possono essere facilmente ricercate e trovate.
Il lavoro di Annalù si collega, quindi, con una delle più antiche e diffuse credenze, che nonostante la completa ingenuità scientifica rispetto alle nostre conoscenze attuali, resta importante per il fatto di rendere palese uno dei principali istinti dell’uomo e una delle più spontanee concezioni che l’umanità abbia mai elaborato sulla natura. Dal mondo antico poi, l’artista prende anche l’abitudine e l’attitudine a lavorare con i simboli e a renderli ricorrenti, primo tra tutti quello della farfalla, ma anche alberi, libri, navi e altri segni di immediata interpretazione che offrono un terreno rassicurante e accogliente a chi si trova in una delle sue mostre. Tutte le sue forme, poi, più che scolpite sono assemblate, dando l’idea di un lavoro che non vuole veramente creare dal nuovo, ma piuttosto riplasmare quello che il mondo già mette a disposizione, cercando la forma più idonea a rendere visibile un senso divino sottile e diffuso. Questo si manifesta con un’energia vitale e forte che si sta esprimendo in un forte dinamismo proprio nel momento in cui viene imprigionato dalla resina creando un equilibrio tra energia e immobilità, elementi materiali e atmosfera magica. Un bilanciamento elegante, leggero e confortante che mima il rapporto dell’artista con quello che la circonda e la sua capacità di percepire quella spiritualità invisibile eppure fortemente presente dentro ed oltre ogni materia.