Franco Massanova
I lavori in mostra, circa una trentina di dipinti, ripercorrono un quarantennio di ricerca svolta in modo lucido e coerente: si va dagli esordi figurativi dei primi anni ’70 attraverso l’immaginario geometrico dei primissimi anni ’80 fino alle grandi tele del 2011 di matrice sostanzialmente aniconica e lirica.
Comunicato stampa
S’inaugura sabato 31 marzo la mostra antologica di Franco Massanova (1971 – 2011) nello spazio d’arte Archivio Ravello Contemporanea alle ore 18.00 a Ravello. La personale che ripercorre i quarant’anni di attività dell’artista è curata dall’art promoter Bruno Mansi e coordinata da Luigi Mansi e rimarrà aperta fino al 26 aprile.
I lavori in mostra, circa una trentina di dipinti, ripercorrono un quarantennio di ricerca svolta in modo lucido e coerente: si va dagli esordi figurativi dei primi anni ’70 attraverso l’immaginario geometrico dei primissimi anni ’80 fino alle grandi tele del 2011 di matrice sostanzialmente aniconica e lirica. Una pittura rarefatta rivolta a scandagliare minime sezioni d’immagine, apparentemente semplice che preferisce condividere l’essenzialità della rappresentazione. A partire già dalle prime opere e in tutte le altre successive ritroviamo un leit motiv ricorrente: la visione ravvicinata, la rappresentazione del dettaglio, la presenza espressiva della linea e del nero come campo d’indagine. L'occhio dell'artista recupera frequentemente il primo piano trasferendo piccole entità amplificate di materia; lo spazio diviene così sostanza emotiva, frammento interiore. Massanova, da sempre, dipinge la luce nella sua essenza più vera attraverso le possibili variazioni e modulazioni cromatiche. Le diverse e inaspettate tonalità luminose si relazionano con il colore della notte in una accadimento dinamico e nello stesso tempo rarefatto. Come scrive Vincenzo Trione, "il dato che caratterizza questi Notturni è, infatti, la "ritmica" geometria, una architettura "mossa", e, nel medesimo tempo, l'unità sobria dell'opera, la forma che mette ordine nell'informe colore, la calibrata partizione della superficie – cupa e ricettiva. Su questa superficie, si depositano le materie della pittura, che – con la loro fascinosa precarietà contingente – tendono ad un monocromo scuro, notturno – puro”.
Il nero di luce o il nero di colore, come lo si voglia intendere, ha indotto l’artista a convogliare tutta la sua attenzione verso questo nuovo campo d’indagine. La sua pittura ormai vive la dimensione favolistica, ma non diventa mai racconto o illustrazione. I segni che traccia sulla tela sono larve e presenze insostanziali, frammenti di cose che rimangono allo stato embrionale in una situazione chiaramente provvisoria. L’artista sa come condurre le sue forme archetipe, le insolite apparizioni fino al limite della concretizzazione per poi abbandonarle nel vuoto anemico e profondo dello spazio. Massanova da tempo lavora assiduamente sul crinale impalpabile della figurazione con lacerti d’immagine insostanziale che condividono la dimensione sospesa dell’apparire. Una pittura che riesce solo a darsi come evento e nel farsi e disfarsi trova il modo di evidenziare e svelare i nascosti misteri dell’ esistenza. Con le ultime opere create per questo affascinante spazio espositivo, l’artista salernitano approda ad un linguaggio mobile, lirico, in cui emergono forme organiche e allusive. Un’apparizione decisamente appostata ad un limite, un’ immaginarie lirica e nel contempo metafisica che accoglie l’incanto immediato e provvisorio dell’illusione. I suoi sono eventi sospesi, energie primarie, intrecci di vibrazioni dal flusso provvisorio e incontrollato. E’ la pittura degli abissi e dei misteri. E’ la pittura del tuffatore di Paestum che attratto dal nulla, si libera dalle costrizioni e si lancia nel profondo buio dello spazio e nel silenzio più assorto si rigenera e ritrova ancora la luce e la vita.
Info: Giovanna Dell’Isola Ufficio Stampa 3393017395
Franco Massanova nasce nel 1950 a Stella Cilento (Salerno), studia all'Accademia di Belle Arti di Napoli, poi docente di Discipline Pittoriche all’Istituto Statale d’Arte "Filiberto Menna" di Salerno. Inizia la sua attività espositiva già sulla metà degli anni Settanta e la sua ricerca approda ad un’ampia astrazione che registrerà, nel corso degli anni Ottanta, l’azzeramento di qualsiasi elemento referenziale, in virtù d’una costruzione formale rigorosa. Lavora dividendosi tra la casa-studio di Salerno, e quella di Stella Cilento, sua terra d’origine.