Helga Schmidhuber – Bisso marino
L’opera di Schmidhuber dimostra una relazione magica con la natura – natura come metafora, natura in funzione di vicario dell’esistenza in generale.
Comunicato stampa
Helga Schmidhuber, nata nel 1972 a Wiesbaden / Germania e diplomata alla leggendaria Accademia di Belle Arti di Düsseldorf, dove studiava con Dieter Krieg e Albert Oehlen, rappresenta sotto certi aspetti nel suo orientamento artistico le complesse tendenze attuali dell’arte contamporanea. In questo contesto l’artista ha fatto la sua scelta, tessendone un vocabolario del tutto personale e costruendo un procedimento particolare e sintomatico. Al centro della sua attività artistica vediamo la pittura, il suo metodo strategico forma il collage.
Di conseguenza anche la nostra mostra si compone di tre settori: dipinti, anche di grande formato, opere su carta di carattere intimo-poetico, e un gruppo di oggetti scultorei di recente creazione. Tutte le opere rivelano questo stretto rapporto con il collage e raffigurano un’inedita interpretazione del genere.
L’opera di Schmidhuber dimostra una relazione magica con la natura – natura come metafora, natura in funzione di vicario dell’esistenza in generale. Così si manifesta nel suo lavoro un nuovo linguaggio simbolico, la cui tradizione ci è presente ma include nello stesso tempo la dinamica e complicata simultaneità del nostro ragionamento quotidiano. Fauna esotica ed estesi paesaggi giocano un ruolo chiave. In complesse composizioni di potenza quasi barocca e di drammatica espressione l’artista crea delle dense sovvraposizioni oniriche di frammenti e ritagli di una realtà inaccessibile, apparentemente vicina. Spesso si tratta di raffinate e conturbanti combinazioni di pezzi di natura, di allusioni culturali e richiami per fenomeni tecnologico-scientifici.
Negli ultimi anni Schmidhuber si è dedicata a un tema comunemente trascurato: la conchiglia. In ormai tre cicli completati dal titolo „Arctica islandica“, realizzati in Germania, Canada, Islanda e Spagna, esamina le possibilità metaforiche di questo soggetto. La conchiglia in veste di custodia prottetiva e origine di vita, la conchiglia come guardiana di misteriosi segreti, domina sospesa le opere fantastiche e surreali.
Con „Bisso marino“ l’artista rivendica nuovamente la sua convinzione di un mitico collegamento delle cose, di una magica connessione che condividono natura, bestie e esseri umani. La conchiglia ci racconta questa storia: era giá lì, quando nacquero miti e leggende. Il capitano Nemo, di Jules Verne, il padre della fantascienza moderna, descrisse già allora questa sostanza del bisso marino, prodotta dalla „Pinna Nobilis“, la più grande conchiglia nel mediterraneo: i fili d’oro dal fondo del mare.
A questo mito si riferisce la Schmidhuber con il titolo della mostra, e prosegue con la trama del filo in senso metaforico nelle sue composizioni che accostano associativamente i suoi motivi e producono così nuovi microcosmi imaginari, preziosi e avvincenti. La mostra comprende anche una serie di oggetti-sculture di carattere ironico e assurdo, che sono creati da veri teschi di animali, decorati in modo teatrale.
Schmidhuber ci documenta che pittura e l’arte dell’oggetto surreale non hanno niente perso nel ventunesimo secolo, anzì si rinnovano con l’impegno delle nuove generazioni.
Per la mostra è stato realizzato un catalogo.