Alle 13 e 24 minuti Mario Monti scioglie le riserve e diventa il nuovo Presidente del Consiglio italiano. “La non presenza di personalità politiche nel governo agevolerà anziché ostacolare, perché toglierà un motivo di imbarazzo”, ha sottolineato nel corso del suo primo discorso ufficiale.
A cosa guarda Artribune con particolare interesse? Ma è ovvio, alla nomina del ministro dei Beni Culturali, poltrona fondamentale nel panorama politico, economico e culturale del nostro Paese. E il colpo di scena arriva subito: saltano – ma era da mettere nel conto – le candidature circolate in questi giorni, con i nomi di Salvatore Settis, archeologo ed ex rettore della Normale di Pisa, e di Andrea Riccardi, ordinario di Storia contemporanea all’Università di Roma Tre e fondatore nel 1968 della Comunità di Sant’Egidio, comunque coinvolto nel governo come ministro della Cooperazione Internazionale e Integrazione.
L’investitura passa quindi a Lorenzo Ornaghi, rettore della Cattolica di Milano nonché vicepresidente del quotidiano dei vescovi Avvenire, che fino a questa mattina sembrava il candidato più probabile per un altro ministero di cruciale importanza, quello dell’Istruzione; una candidatura che aveva già suscitato una serie di accese polemiche.
Classe 1948 e laureato in Scienze Politiche (sempre alla Cattolica di Milano) nel 1972, autore di numerosi saggi pubblicati su riviste italiane e internazionali, attento studioso delle questioni legate alla Costituzione europea, Ornaghi diventa quindi il successore di Giancarlo Galan. Ad attenderlo, un anno e mezzo (salvo colpi di testa del Parlamento) di lacrime e sangue, di decisioni difficili e problemi lasciati irrisolti dalle precedenti (scellerate) gestioni del patrimonio culturale.
Con l’augurio, e la speranza, di un rilancio del settore culturale italiano che attualmente rappresenta uno dei più potenti motori economici del nostro Paese e che, in un momento di recessione economica, possiede sicuramente le potenzialità per diventare uno dei punti su cui fondare la ripresa e lo sviluppo dell’Italia.
Ma c’è un altro ruolo nella compagine governativa che avrà – almeno lo speriamo – influenze e contaminazioni continue con i beni culturali: quello di ministro del Turismo, toccato al consigliere di amministrazione di Unicredit Piero Gnudi, in un governo che non ha smentito la propria forte connotazione “bancaria”. Gnudi, inoltre – e qui i dietrologi ne avranno di che sfamarsi -, è membro del comitato esecutivo e del consiglio generale dell’Aspen Istitute e del comitato direttivo del Consiglio per le Relazioni tra Italia e Stati Uniti.
Alessandro Marzocchi
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