Eric Lindenberg / Roberto Pellegrini
Le porte del Museo Villa Pia a Porza si aprono con l’incontro di due artisti, il fotografo ticinese Roberto Pellegrini ed Eric Lindenberg.
Comunicato stampa
Il divenire di Villa Pia a Porza. Da signorile dimora di campagna a Museo
Quando il fotografo Roberto Pellegrini entrò per la prima volta nelle stanze di Villa Pia a Porza avvertì il senso di un luogo che aspettava di acquisire un’identità, un luogo pronto a divenire. Fu colpito da una visione d’insieme con lo spazio ritmicamente suddiviso dai vari passaggi di porte, allineate una dietro l’altra, che dividono/uniscono la prima sala all’ultima. Ne è nata una serie di immagini esposte ora in occasione dell’inaugurazione per documentare la condizione e le atmosfere di Villa Pia prima della trasformazione da casa signorile di campagna in Museo.
Roberto Pellegrini si è già occupato in passato di ville ticinesi fotografate al loro ultimo atto; in particolare nel 2009 con il titolo “pieni e vuoti” una sua mostra è stata proposta alla Pinacoteca Züst di Rancate.
Anche Villa Pia a Porza ha concluso la secolare sua prima stagione come dimora patrizia di campagna ed ora rinasce come Museo con una nuova identità strettamente legata alla vita e alle opere dell’artista tedesco Erich Lindenberg deceduto nel suo atelier di Berlino nel 2006 e mai vissuto in Ticino se non per qualche breve visita. Il Museo scaturisce da un destino imprevedibile, reso possibile da una promessa tra due studenti d’accademia, appunto Eric Lindenberg e Mareen Koch. Una promessa mantenuta. Infatti, poco dopo la morte dell’artista, la collega pittrice Mareen Koch da tempo residente in Ticino, decide di radunare la produzione di Lindenberg e costituire dapprima una Fondazione d’arte con il compito di elaborare scientificamente opere e documentazione, e in seguito di poter offrire al pubblico la conoscenza dell’opera dell’amico artista trasformando la casa signorile in Museo attraverso un accurato lavoro di adattamento protrattosi per due anni.
Il Museo Villa Pia intende abbracciare attività culturali di diverso tipo. Accanto alle esposizioni verranno organizzate lezioni d’arte, conferenze, proiezioni filmiche e concerti musicali. Il Museo si presenta come una casa culturale aperta, nello spirito dello stesso Lindenberg che nel 1971 aveva fondato la cooperativa Türkenstrasse 51: un luogo, un gruppo di artisti e diversi eventi culturali.
Le porte del Museo Villa Pia a Porza (via Cantonale, accanto al Municipio) si aprono domenica 29 aprile (vernissage alle ore 15) con l’incontro di due artisti, il fotografo ticinese Roberto Pellegrini ed Eric Lindenberg. Per quest’atto inaugurale sono state infatti allestite due esposizioni. Roberto Pellegrini sviluppa nel suo formato prediletto, il quadrato, immagini che nella loro purezza ed essenzialità ricordano i quadri spaziali di Lindenberg, che a loro volta si rifanno ai grandi maestri del passato (Vermeer, Hopper e Bacon) il cui apporto alla costruzione dello spazio suscita grande ammirazione nell’artista tedesco. Di Erich Lindenberg viene esposta un’accurata scelta di opere di piccolo, medio e grande formato; questa retrospettiva, di carattere tematico, privilegia i temi affrontati dai vari autori che nel 2010 hanno contribuito alla prima pubblicazione monografica dell’artista tedesco: “La collezione della Fondazione d’arte Erich Lindenberg”. In occasione dell’atto inaugurale del Museo Villa Pia è stato realizzato un catalogo con testi di Tiziana Lotti Tramezzani e di Dalmazio Ambrosioni, che oltre ad indagare l’opera di Roberto Pellegrini, traccia un sunto della storia culturale di Porza.
La realizzazione del progetto imperniato sul Museo Villa Pia ha coinvolto un team appassionato che si è lasciato entusiasmare dalla tenacia di Mareen Koch nel proseguire il suo sogno: accanto alla Curatrice della FEL, Fondazione d'arte Erich Lindenberg, Tiziana Lotti Tramezzani, va sottolineato l’apporto della restauratrice Sara De Bernardis, degli architetti Piero Conconi, Felix Wettstein e i loro due preziosi collaboratori Luisa Battistessa e Andrea Sbernini; infine di Gabriella Jelmini, il cui lavoro dietro le quinte è stato fondamentale.