Italo Valenti – (1912-1995)
La mostra risponde all’intento di leggere la struttura originale del corpo dell’opera dell’artista: nelle diverse fasi della sua produzione, estesa sull’arco di oltre cinquant’anni, Valenti ha infatti stabilito un ricco sistema di corrispondenze tutto da scoprire nel passaggio dalle figurazioni giovanili all’astrazione lirica della maturità.
Comunicato stampa
La mostra dedicata ad ITALO VALENTI e presentata dal 24 maggio all’8 luglio negli spazi del Museo della Permanente a Milano risponde all’intento di leggere la struttura originale del corpo dell’opera dell’artista: nelle diverse fasi della sua produzione, estesa sull’arco di oltre cinquant’anni, Valenti ha infatti stabilito un ricco sistema di corrispondenze tutto da scoprire nel passaggio dalle figurazioni giovanili all’astrazione lirica della maturità.
Il primo capitolo (1930-1950) considera gli anni a partire dalla formazione all’Accademia di Brera a Milano sotto la guida di Aldo Carpi, fino all’esperienza di “Corrente”: la pittura di Valenti si distingue per la sua capacità di tradurre sogni e visioni, fiabe dipinte in relazione al mondo inventivo di Carpi. I quadri vicini a “Corrente” rispecchiano in chiave lirica l’impegno civile legato alla figurazione della realtà.
Il secondo capitolo, di passaggio e limitato agli anni Cinquanta, si svolge all’insegna del “caos”, che è anche il titolo del nucleo di immagini cosmiche dipinte dall’artista nel momento in cui lascia alle spalle l’intimo realismo dei primi quadri. Dipinti astratti in lingua informale illustrano questa particolare stagione di Valenti, connessa alla poetica di Lucrezio e rappresentata alle Biennali.
Il terzo capitolo, quello più noto legato all’astrazione lirica, si articola in due momenti - pittura e collage - le lingue che l’artista incrocia durante il periodo di Ascona (dal 1960 fino alla morte nel 1995), quando lavora in stretto contatto con Arp, Bissier, Magnelli e Nicholson. A questa fase corrisponde l’intensità poetica più alta dell’opera di Valenti: inattesa, si rivela una speciale simmetria con i motivi del periodo milanese della formazione, ripresi secondo soluzione geometriche che rinnovano il linguaggio.
La relazione fra la fase giovanile della figurazione e quella matura dell’astrazione, la presenza centrale del “caos” e il dialogo finale fra le lingue della pittura e del collage sono le forze che agiscono nell’insieme dell’opera di Valenti, simmetrico nella costruzione sapiente di corrispondenze fra forma e colori.
Particolarmente interessante è anche lo studio delle consonanze delle sue ricerche con quelle degli artisti attivi a Milano nella prima fase della sua ricerca e degli interessanti rapporti intessuti in Svizzera con i numerosi maestri europei che hanno frequentato o vissuto in Ticino nella seconda metà del secolo.
La mostra, curata da Matteo Bianchi, è accompagnata da un catalogo edito da Pagine d’Arte che approfondisce ulteriormente la poetica e la “storia” dell’arte di Italo Valenti con i contributi del curatore, di Daniel Abadie, di Elena Pontiggia e di Luigi Cavadini, oltre che con le testimonianze di Carlo Carena e Giorgio Orelli.
All’allestimento di Mario Botta è affidato il compito di dare alle opere di Valenti - tanto intense nelle piccole quanto nelle grandi dimensioni - la giusta leggibilità.
Italo Valenti (Milano 1912-1995 Ascona)
La formazione di Italo Valenti avviene a Milano, dopo gli anni giovanili trascorsi con la famiglia a Vicenza. Dal 1933 al 1937 è allievo di Aldo Carpi all’Accademia di Brera; dal 1946 al 1951 è suo assistente. Nel 1938 si lega all’esperienza del gruppo di intellettuali antifascisti di «Corrente»; frequenta Birolli e Guttuso. Alla prima personale del 1941 alla Bottega di «Corrente», segue nel 1943 a Milano una mostra alla Galeria del Milione. Nel corso degli anni Cinquanta si registra la sua partecipazione a due Biennali di Venezia con opere legate alla poetica del «caos». Dopo l’incontro con Anne de Montet, nel 1952 si trasferisce nel Ticino. È in contatto con i poeti Giorgio Orelli e Vittorio Sereni e ad Ascona con lo scultore Remo Rossi, con Arp, Bissier, Magnelli, Richter e Nicholson. L’approdo alla fase saliente dell’astrazione lirica coincide con la pratica progressiva del collage e con la ripresa dei motivi della pittura degli anni milanesi. Nel 1981 diventa cittadino svizzero e nel 1986, in seguito a una paralisi, esegue una serie di piccoli collage con la mano sinistra. Assistito dalla moglie Anne de Montet, muore ad Ascona nel 1995.
La fortuna critica della sua opera, tanto sul versante italiano che su quello svizzero, prosegue tratteggiata da mostre significative e consolidata dalla pubblicazione del catalogo ragionato nel 1998, curato da Stefano Pult, e ora grazie alla costituzione dell’Archivio Valenti per iniziativa di Simone Cornaro.