Informazioni Evento

Luogo
MUSEO PECCI MILANO
Ripa Di Porta Ticinese 113, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a sabato, ore 15-19

Chiuso: lunedì, domenica e festivi

Vernissage
03/05/2012

ore 19

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Giovanni Ozzola, David Tremlett, Daniel Spoerri, Antonio Catelani, Marco Tirelli, Chiara Dynys, Vito Acconci, Craigie Horsfield, Richard Baquie\', Pedro Cabrita Reis, Jcj Vanderheyden
Curatori
Stefano Pezzato
Generi
arte contemporanea, collettiva

Un nuovo progetto espositivo che mette in contatto la sfera individuale dell’artista e la dimensione pubblica del suo lavoro, offrendo visioni intime e immagini soggettive allo sguardo collettivo, trasformando luoghi privati e oggetti personali in spazi comuni e forme familiari, allargando la cornice invisibile della casa o dello studio al contesto condiviso del museo.

Comunicato stampa

PROPOSTE DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO

RAPPORTO CONFIDENZIALE

Progetto a cura di Stefano Pezzato

Mostra realizzata dal Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci

Opere di

VITO ACCONCI

RICHARD BAQUIÉ

PEDRO CABRITA REIS

ANTONIO CATELANI

CHIARA DYNYS

CRAIGIE HORSFIELD

GIOVANNI OZZOLA

DANIEL SPOERRI

MARCO TIRELLI

DAVID TREMLETT

JCJ VANDERHEYDEN

Acquisite grazie

agli artisti, Associazione Amici del Museo Pecci, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, Collezione Carlo Palli, Collezione VAF-Stiftung

Inaugurazione: giovedì 3 maggio 2012, ore 19

Apertura: fino al 16 giugno 2012

Orari: da martedì a sabato, ore 15-19

Chiuso: lunedì, domenica e festivi

Ingresso libero

Ripa di Porta Ticinese 113, Milano

M2 stazione Porta Genova

Tram 2 fermata Porta Ticinese d'Adda

Il Museo Pecci Milano presenta dal 3 maggio al 16 giugno 2012 un nuovo progetto espositivo che mette in contatto la sfera individuale dell'artista e la dimensione pubblica del suo lavoro, offrendo visioni intime e immagini soggettive allo sguardo collettivo, trasformando luoghi privati e oggetti personali in spazi comuni e forme familiari, allargando la cornice invisibile della casa o dello studio al contesto condiviso del museo.

La nuova selezione di proposte dalla collezione del museo si compone, nell'insieme di questa mostra, come un RAPPORTO CONFIDENZIALE che intende rivelare il carattere segreto o riservato della pratica artistica, evidenziando l'esclusività e la complicità dell'incontro fra l'opera e il visitatore. Accanto a lavori già appartenenti alla raccolta del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, per l'occasione viene presentata una nuova installazione di Chiara Dynys acquisita in comodato dalla Collezione VAF-Stiftung.

Ufficio stampa: Silvia Bacci - Ivan Aiazzi 0574-531828

[email protected] [email protected] www.centropecci.it
PROPOSTE DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO

RAPPORTO CONFIDENZIALE

VITO ACCONCI (New York/USA, 1940)

Poeta, body artist, performer e architetto, Vito Acconci ha composto l'opera Multi-Bed #1 (1992), letto per due persone in forma architettonica di croce greca modificato nella sua funzione originaria di spazio di riposo e di piacere, che induce a riflettere su diverse possibilità di interazione fisica e interpersonale, a immaginare comportamenti che oscillano fra l'agonismo e il rituale o situazioni plastiche ambigue e intriganti che possono caricarsi di tensione e di violenza.

RICHARD BAQUIÉ (Marsiglia/Francia, 1952 - 1996)

La "scultura attiva" di Richard Baquié fissa, secondo un termine ricorrente nel lavoro dell'artista, l'istantaneità di un momento preservando frammenti di pensiero che abitualmente sfuggono o svaniscono. L'opera Fixer l'heure... (1988) appare come un intricato insieme di oggetti, immagini e parole, sottratti all'oblio e riconsegnati allo scorrere della vita quotidiana. Attraverso la loro presenza Baquié evoca stati d'animo, ansie e rituali che scandiscono l'attesa di un evento annunciato.

CRAIGIE HORSFIELD (Cambridge/Gran Bretagna 1949)

Concentrato ad "illustrare il mondo" a lui più familiare, il fotografo Craigie Horfield carica il soggetto di una duplice connotazione temporale: il presente come "l'unico luogo in cui sia possibile vedere chiaro, senza essere ingannati dall'immaginazione" e, a posteriori, la memoria del momento, del luogo e della persona ripresa (riportati letteralmente nel titolo dell'opera, del 1986) che l'immagine contribuisce a mettere a fuoco. La fotografia assume il senso dell'unica cosa che rimane di un attimo: intimo, banale, fuggente.

DAVID TREMLETT (Sticker - St. Austell/Gran Bretagna, 1945)

Dal 1978 David Tremlett ha individuato il proprio "stile" artistico nella tecnica del pastello applicato direttamente con le mani e nella creazione di uno spazio attraverso forme bidimensionali. Segni e parole si mescolano ai toni delle terre stese in larghi piani di colore, maturando in un linguaggio personale frutto di esperienze vissute: sensazioni uditive, olfattive, tattili e visive sono trasferite in appunti e successivamente rielaborate all'interno dello studio, tradotte in grandi composizioni su carta come Solo (Made in Madras) del 1985, incentrate sulla dimensione interiore del viaggio.

GIOVANNI OZZOLA (Firenze, 1982)

L'immagine fotografica di Giovanni Ozzola riproduce il dettaglio di un interno, Camera verde (2003), legato a ricordi personali. Il taglio dell'inquadratura e la costruzione emotiva dell'immagine sono date dal valore atmosferico della luce, che definisce la qualità delle cose e della visione. Secondo il critico Pier Luigi Tazzi "il mondo di Ozzola si fonda su questo rapporto continuo fra un dentro - un interno, ma anche l'Io di chi guarda, l'artista stesso in primis - e un fuori - la res extensa che si espande, immensa, misteriosa, e carica di promesse, oltre le barriere dell'Io".

JCJ VANDERHEYDEN (Den Bosch/Olanda, 1928 - 2012)

Una propensione illusionistica caratterizza la moltiplicazione dei piani di lettura dello Studio (1995) proposta da JCJ Vandeheyden. La composizione spaziale riflette la disposizione mentale dell'artista che osserva il proprio microcosmo attraverso l'obiettivo fotografico, la ripresa video, il riflesso nello specchio, passando dall'immersione nel libro a un'immagine fotografica per confluire nell'inganno centrale di una finestra/oblò sopra le nuvole, punto di fuga della sua ideale prospettiva di autorappresentazione.

PROPOSTE DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO

RAPPORTO CONFIDENZIALE

DANIEL SPOERRI (Galati/Romania, 1930)

Nel corso della sua poliedrica e prolifica carriera artistica Daniel Spoerri ha catturato intere porzioni di realtà nel Tableau-piège ("quadro trappola"), fissando direttamente nell'opera la casualità delle situazioni trovate; ha perlustrato l'arcano rapporto con gli oggetti e sperimentato le possibili varianti dell'indeterminatezza. Il Tavolo da lavoro... (1992) ne è un esempio: proveniente dallo studio dell'artista, rappresenta la sedimentazione permanente di oggetti e frammenti di vita di cui si compone la sua opera.

PEDRO CABRITA REIS (Lisbona/Portogallo, 1956)

L'opera di Pedro Cabrita Reis combina oggetti fuori posto, come i residui della preparazione di una mostra, materiali da imballaggio e strutture per la chiusura temporanea dello spazio espositivo durante l'allestimento. Ne risulta una costruzione di forte valore simbolico che occupa l'ambiente con la sua imponente incongruità: un gigantesco Libro (1998) composto di scarti che, ostinatamente, si oppone al vuoto e all'oblio per far affiorare "un crocevia di ricordi".

ANTONIO CATELANI (Firenze, 1962)

La struttura Senza titolo (1990) di legno e cartone dipinto di Antonio Catelani richiama nell'aspetto la forma di un paravento che, persa la funzione originaria di occultamento, ha assunto le caratteristiche di un'architettura bidimensionale trasformandosi, alla stregua della serie precedente di Tipologie, in una sorta di barriera con la quale l'artista riscrive le regole per la definizione di uno spazio duplice: quello nascosto dell'autore, quello evidente dell'opera.

MARCO TIRELLI (Roma, 1956)

Nel grande polittico Teatro delle vanità (1998) dipinto da Marco Tirelli appaiono geometrie e volumetrie cariche di pathos e sensualità fisica, in cui convivono ordine e disordine, vigore e visionarietà. Come dice l'artista: "ogni forma per me è carica del mondo che si porta dietro, che io cerco di ridurre all'essenza, perché è così che si può aprire al massimo di senso. Questa è la magia dell'opera d'arte, la capacità di farti andare oltre quello che vedi, questa è la sua potenza immaginifica, questa è la sua meraviglia".

CHIARA DYNYS (Mantova, 1958)

L'installazione Così lontano, così vicino (2011), realizzata da Chiara Dynys e acquisita in comodato dal museo in occasione di questa mostra, rappresenta la capacità di conoscersi e la possibilità di rinnovarsi. Le sbarre dorate ci negano l'accesso mentre le lastre d'acciaio poste al loro interno riflettono la nostra immagine e, virtualmente, ci imprigionano. Come simboliche "gabbie dorate", simulano il nostro attaccamento alle abitudini, alla quotidianità che finiscono per trattenerci e rinchiuderci nei sogni e nei desideri.

PROPOSTE DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO

RAPPORTO CONFIDENZIALE

ARTISTI e opere:

VITO ACCONCI, Multibed #1, 1992

Ferro e lamiera zincata, pannelli plexiglas, pannelli riflettori, neon, gommapiuma e nylon, 120x216x216 cm

Acquisto del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato

RICHARD BAQUIÉ, Fixer l'heure de départ. Fixer l'heure d'arrivée, 1988

Ferro, piombo, legno, vetro, specchi, 180x178x54 cm

Acquisto del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato

PEDRO CABRITA REIS, Il libro, 1998

Alluminio, legno, plastica da imballaggio, nastro adesivo, tessuto, 280x230x200 cm

Comodato dell'artista

ANTONIO CATELANI, Senza titolo, 1990

Legno, cartone dipinto, 240x400x100 cm

Acquisto del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato

CHIARA DYNYS, Così lontano, così vicino, 2011

Bronzo, foglia d'oro e acciaio a specchio, tre elementi cad. 222x91x25 cm

Comodato della Collezione VAF-Stiftung

CRAIGIE HORSFIELD, H. Horsfield, Well St., East London (standing nude near corner of table), 1986

Fotografia in bianco nero, 139x143 cm (con cornice)

Acquisto del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato

GIOVANNI OZZOLA, Camera verde, 2003

Lambda Print, 90x114 cm (con cornice)

Comodato dell'Associazione Amici del Museo Pecci

DANIEL SPOERRI, Tavolo da lavoro della biblioteca dei libri di cucina, 1992

Tavolo da lavoro, materiali vari, assemblaggio su tavola, 110x260x58 cm

Comodato di Carlo Palli

MARCO TIRELLI, Teatro delle vanità, 1998

Tempera su legno, 9 elementi, l'insieme 203x810 cm

Comodato della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato

DAVID TREMLETT, Solo (Made in Madras), 1985

Pastello su carta, trittico, l'insieme 258x480 cm

Comodato della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato

JCJ VANDERHEYDEN, Studio, 1995

Stampa inkjet su tela, 130x195 cm

Comodato della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato

MUSEO PECCI MILANO / VIDEO BOX

LU YANG, Dictator-E, 2009

Dvd, colore, sonoro, 4'15"

CHEN ZHOU, Wake up my son, you're still dreaming, 2011

Dvd, colore, sonoro, 11'34"

Courtesy Galleria Aike/Dell'Arco, Palermo-Shanghai

In occasione della mostra RAPPORTO CONFIDENZIALE il Museo Pecci Milano presenta due opere video collegate alla retrospettiva THE MOVING IMAGE FROM CHINA 1988-2011, realizzata in collaborazione con il Minsheng Art Museum di Shanghai e in corso al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato fino al 29.7.2012.

La mostra di Prato presenta per la prima volta la storia della videoarte cinese, attraverso quaranta opere che ne raccontano la nascita e gli sviluppi, dal primo video realizzato alla fine anni Ottanta da Zhang Peili fino a una delle ultime produzioni della star internazionale Yang Fudong.

Le due opere video proposte a Milano rappresentano esempi significativi di sperimentazione dell'ultima generazione di videoartisti.

Dictator-E di Lu Yang (Shanghai, 1984) esprime l'ineluttabilità del corpo vivente indotto all'azione dalla scarica elettrica. Nel processo di deprivazione della vita cui viene sottoposto il corpo, l'opera discute il rapporto fra scienza, violenza ed estensione meccanica della morte, e la sofferenza nella violenza rivela la brutalità insita negli esperimenti scientifici. Le piastre di Petri proliferano all'infinito, fino a riempire lo schermo, e la loro forzata convulsione accresce alla massima potenza l'ansia interiore.

Nell'opera di Chen Zhou (Zhejiang, 1987) son rappresenta un ricordo personale che affiora alla mente, diventando indistinto e lacrimoso, umido. Il ricordo può diventare un demone, proprio come il figlio che si nasconde nell'armadio. Nel video sono presenti alcuni fotogrammi di immagini interiori, come la terribile immagine del padre, che rappresenta una sensazione del figlio. La paura si trasforma in un'immagine di fantasia in cui il figlio ha la meglio sul temuto padre. Il video è basato sulla casualità, per questo il suo montaggio risulta scisso.