MAD Lillabox – Annarina Giordani

Informazioni Evento

Luogo
JOLLY BAR
Piazza della Libertà, 49 - 04100 Latina, Latina, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

tutti i giorni tranne domenica mattina dalle 9.30 alle 23.00.

Vernissage
11/05/2012

ore 18.30

Artisti
Annarina Giordani
Curatori
Fabio D’Achille
Generi
arte contemporanea, personale

Negli spazi del raccolto ma accogliente Caffè di Piazza della Libertà sarà allestita la mostra dell’artista Annarina Giordani. L’esposizione entra a far parte degli eventi collaterali che cura MAD per “Lievito 2012/Nuove esplorazioni nel mondo delle arti e dei saperi”.

Comunicato stampa

Venerdì 11 maggio alle 18,30 presso il Jolly Bar si svolgerà il quinto appuntamento di MAD Lillabox, la rassegna d’arte al femminile curata da Fabio D’Achille per MAD. Negli spazi del raccolto ma accogliente Caffè di Piazza della Libertà sarà allestita la mostra dell’artista Annarina Giordani. L’esposizione entra a far parte degli eventi collaterali che cura MAD per “Lievito 2012/Nuove esplorazioni nel mondo delle arti e dei saperi”.
Annarina Giordani è nata a Priverno il 3/9/1982. Fin dall’infanzia ha subìto il fascino delle immagini, disegnando animali e cartoni animati. Seguendo questa indole si è iscritta all’Istituto d’arte “A. Baboto” di Priverno, dove la Storia dell’arte e il Disegno dal vero hanno alimentato ulteriormente la sua passione per l’esperienza artistica.
Diplomatasi, nel 2000, si è iscritta all’Accademia di Belle Arti di Roma dove è iniziato il suo interesse per le figure di nudo e la pittura ad olio, grazie al corso di Tecniche Pittoriche di M. Bondi e alla Scuola libera del nudo. Il corso di fotografia, inoltre, le è stato d’ispirazione per il tema delle “pieghe”, ricorrente in tutta la sua produzione artistica.
Nel 2006 si è laureata con una tesi su Edward Munch, uno degli artisti che, come Füssli, l’hanno ispirata con le loro “narrazioni di microstrutture interiori”. Munch, in particolare, è diventato uno dei suoi punti di riferimento sia per l’espressività dei suoi lavori che per la preparazione tecnica delle sue tele.
La sua formazione è continuata con il corso di Disegno dal vero di nudo del professore Roberto Andreatini, che l’ha sempre incoraggiata per il suo talento.
A livello professionale ha trovato una prima collocazione nell’Associazione delle Arti di Priverno.
Ha partecipato all’esposizione collettiva “Semiretta in-coscienza” che accanto alla pittura comprendeva fotografia (Luigi Renzi), video-art (Alberto Battisti), teatro (Benedetto Cantarella), nell’ambito del Maggio Sermonetano, con il gruppo di lavoro “Trans-Homo”.
Spinta dall’indagine sull’espressività dell’arte si è iscritta al master di Arti-Terapia presso la scuola di formazione S.I.P.EA. Onlus.
Attualmente lavora come Arte Terapeuta per la disabilità nella scuola Don Milani di Pontinia, dove collabora con la preside Annamaria Bilancia e l’associazione “La Rete”. Partecipa, inoltre, a diverse iniziative con Atelier e laboratori per adulti e bambini.
Durante il vernissage, Annarina Giordani sarà presentata dalla storica e critica dell’arte Francesca Piovan, che così interpreta la poetica dell’artista:
“L’audacia nell’Arte, non è accademica perfezione stilistica e poetica, non è elogio di una semplicistica visione oculare, e non è solamente testimonianza di una fervida immaginazione; l’audacia in Arte è il raggiungimento della Libertà. Una Libertà gestuale condizionata e dettata esclusivamente dalla propria spiritualità creativa, è istintiva ed anarchica accondiscendenza del sé. Le tele di Annarina sono spudoratamente libere.
Non ci sorprende il nudo come entità materiale ed idea astratta, ci sorprende questo nudo, materia imperfetta, pulsante, terrena, forza viva e vissuta, intimamente raccontata.
Senza veli, senza costrizioni… quelle carni su cui impera il passaggio di un tempo che non cede tregua, si mostrano agli occhi degli astanti in maniera scomposta, indecente quasi, nella loro nudità, nelle loro pose nervose, nelle sgraziate imperfezioni, nelle pieghe di ogni singolo lembo di pelle, che diviene solco, impronta primordiale, passaggio, nel catturare lo spazio, sovrastarlo e renderlo vano, nelle pennellate spesse e nervose che costruiscono e animano la materia, nei contorni spessi e profondi come sentieri percorribili, negli effetti chiaroscurali che vestono la carne di ombre drammatiche”.
(Francesca Piovan)

Un’altra critica e storica dell’arte, Martina Nardacci, scrive dell’arte di Annarina Giordani:

ANNARINA GIORDANI. LA PIEGA DEL VISSUTO

Sarebbe troppo banale affermare che il corpo nudo è l’ossessione, il tarlo, il terreno di ricerca di Annarina Giordani. L’artista è interessata, piuttosto, alla piega che il corpo mostra, ai suoi ripiegamenti e svelamenti, alle forme che la carne assume nelle posizioni più disparate.
Elementi, questi, che vengono studiati da un punto di vista macrofotografico, nel dettaglio, come a voler destabilizzare ulteriormente la visione, a rimetterla in discussione.
E’ l’artista stessa che afferma di voler indagare il corpo e ciò che esso cela, di voler arrivare a quel che non si vede a partire da una “narrazione di abbracci e intimità nascoste” che rimane lo strato visibile, il primo, il punto di partenza.
E’ per questo motivo che la piega attira tanto Annarina Giordani, come paradigma di un mondo visibile che cela e nasconde, nei suoi infiniti ripiegamenti, una verità interiore, che muove e guida il cammino dell’artista.
Quel piccolo universo che è dato al nostro sguardo richiama un fondo oscuro, infinitamente più grande e meno materiale, che è la sua stessa ragion d’essere. Viene compiuto così un lavoro senza fine, perché la piega non si aprirà mai del tutto a rivelare il suo senso, ma l’artista cerca di forzarla e invaderla quanto più le è possibile e questo diventa il suo punto di forza.
I corpi che Annarina Giordani ci restituisce, per lo più dipinti a olio o tracciati a gessetti, non sono mai canonici, mai perfetti, mai ideali, perché è nella dimensione umana che il bello si cela, in un’intimità che viene mostrata allo sguardo così com’è davvero, con tessuti, muscoli, adipe e cicatrici, attraverso quegli elementi, quindi, che sono la traccia del vissuto sul corpo umano: è la vita stessa che agisce sull’uomo e lo segna, lo trasforma, come lo crea così lo distrugge.
Non è l’ipocrisia dell’apparenza che conta, in definitiva, ma la sostanza delle cose, il processo che è dietro al loro manifestarsi ai nostri occhi.
(Martina Nardacci)

Vernissage con degustazione vini “Seiano IGP Lazio” offerti da PARTESA.