Alessandra Amici – Home Sweet Home
Home Sweet Home, la prima personale di Alessandra Amici, accoglie il pubblico con una certa delicatezza, con un approccio essenzialmente diverso. L’allestimento ricorda una camera, una casa, un ambiente domestico.
Comunicato stampa
Agli artisti spesso si chiede l'impossibile. Gli si demanda il nostro rapporto con il Sacro e con il Primordiale. Gli si richiede di essere originali, innovatori, educati, sorprendenti e spiazzanti. E di chiudere la porta, una volta che l'ultimo visitatore è uscito. Se poi l'artista «fa l'artista» è un montato, se non lo fa non ha coraggio, se lo fa in modo diverso dal solito non è riconoscibile. L'artista non deve essere commerciale, non deve essere un brand, non deve vendere né svendere, deve essere puro, deve dirgliene quattro al potere, ai critici, al «sistema dell'arte» e al proprio gallerista.
Povero artista, quanti problemi.
Home Sweet Home, la prima personale di Alessandra Amici, accoglie il pubblico con una certa delicatezza, con un approccio essenzialmente diverso. L'allestimento ricorda una camera, una casa, un ambiente domestico. Alessandra Amici invita ad entrare nella sua abitazione, a sorseggiare un thè, osservando quadri e quadretti, foto di famiglia, la vecchia sedia, la carta da parati, ninnoli e soprammobili. A sedersi sulla poltrona dove guardare la tv. Tutto è confortevole, e le opere si fanno guardare con un'attenzione rilassata. Per cui non salta subito all'occhio la maschera sadomaso che occhieggia accanto a una Dea madre, a un mazzo di fiori, a una porcellana cinese da pochi soldi.
Home Sweet Home sono le nostre dimore, così banali e così personali. L'unico posto al mondo dove possiamo davvero rilassarci ed essere noi stessi. Qualsiasi cosa questo voglia dire.