B+C
“B+C”, è questo il titolo della mostra fotografica di Andrea Botto e Alessandro Cirillo, in cui le iniziali dei due autori agiscono come un sistema di coordinate che orientano, senza tuttavia forzare, una lettura critica del percorso allestitivo.
Comunicato stampa
"B + C" di Andrea Botto e Alessandro Cirillo
Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia
e ha detto: "Non c'è altro da vedere",
sapeva che non era vero.
J. Saramago, Viaggio in Portogallo
"B+C", è questo il titolo della mostra fotografica di Andrea Botto e Alessandro Cirillo, in cui le iniziali dei due autori agiscono come un sistema di coordinate che orientano, senza tuttavia forzare, una lettura critica del percorso allestitivo.
Lungi dal rappresentare una mera operazione estetica o documentaria rivolta al "paesaggio" strictu sensu, il gesto fotografico perseguito dagli autori è una vera e propria "incursione" che scruta il territorio nella sua processualità e molteplici valenze, e piuttosto che fornire risposte definitive, solleva quesiti e interpretazioni equiprobabili.
La serie di scatti fotografici è simile a una scriptio continua visiva che restituisce altrimenti inafferrabili segmenti di spazio e memoria, travalicando però i confini della mimesi pro forma del paesaggio, e inserendosi in una dimensione concettuale che attiva o rinnova codici rappresentativi e percettivi, alimentando la vexata quaestio dell'essenza semantica, polimorfa e dinamica, della nozione di "locus" e dei concetti spesso abusati di appartenenza, confine e provenienza.
In un momento storico che ridefinisce incessantemente scale di valori e dinamiche collettive e individuali, il medium fotografico diviene uno strumento attivo che registra non solo le specificità di un territorio e i suoi momenti di interazione con la componente antropica, ma anche le trasformazioni in atto e le persistenze, gli ambivalenti e disorientanti fenomeni di contaminazione e dissoluzione di familiari sintagmi come quelli di paesaggio urbano/rurale o centro/periferia, non limitandosi pertanto a restituire un duplicato statico e autoreferenziale della sua esistenza fisica.
E se Barthes fa notoriamente coincidere il noema della fotografia con l'assioma "è stato", potremmo aggiungere che, soprattutto in relazione al territorio, l'immagine fotografica non è rassicurante traccia visiva di ciò che "è stato" (si pensi alla relatività della percezione della durata degli eventi e della loro successione) ma composizione estetica di un ordine provvisorio che il fotografo conferisce arbitrariamente all'entropia di ciò che "diviene", a ciò che "non si è ancora visto" e ancora a ciò che "potrebbe accadere", approdando a una transitoria ma più autentica e diretta riappropriazione del territorio. C'è sempre altro da vedere oltre l'apparenza delle cose.
E l'endemica bramosia del voler a tutti i costi comunicare attraverso un copioso quanto sterile irraggiamento di semeia visivi finisce, si sa, col comunicare tutto e nulla, sino a svilire lo stesso senso del nostro "vedere".
Giuliana Schiavone
La mostra B + C è realizzata in occasione del Forum nazionale di discussione su fotografia e territorio
PROSPETTIVE VARIABILI de/generazioni della fotografia italiana contemporanea
Bari, 18/19 maggio 2012
A cura di: Andrea Botto e Alessandro Cirillo
Ideazione: MAGMA fotografia contemporanea
Organizzazione: Graphite 24 in collaborazione con Kokopelli