Ezio Alzani – Identità Segniga
Siccome la linguistica nella seconda metà del ventesimo secolo ha scoperto i misteri della stratificazione semantica, le energie del segno e la sorpresa del graffio, la materia oggi esiste in quanto sedimentazione dove ogni strato porta a narrare una sua pulsione poetica. Questo è il lavoro nel quale Ezio Alzani procede da oltre quarant’anni, partendo come molti da una figurazione lombarda che inizialmente era di racconto e che, con gli anni, s’è fatta di pura espressione.
Comunicato stampa
Vi è, nella storia lunghissima della pittura una specialità tutta italiana, quella della materia. La sua origine è forse molto lontana nei tempi, quando già la Roma imperiale giocava con gli encausti a decorare le pareti delle ville come se vi fossero appesi dei dipinti. Poi la questione venne dimenticata: gli affreschi medievali seguivano ben altre regole e la competizione fra nord e sud d’Europa portò alla vittoria della pittura all’olio dei fiamminghi, ma certamente non della materia ch’era per loro da stendere con la medesima accurata leggerezza di quella dei codici miniati. Ci volle la folle esperienza dei veneti per combinare il materiale nuovo con il gusto antico dell’impasto e nacque la pittura non disegnata ma immediatamente concepita sulla tela, quella della materia viva. Da allora chi lavora sulla penisola non riesce ad evitarne il fascino. Ecco perché il Novecento tutto in Italia si è dedicato alla ricerca della materia pittorica come parte integrante del percorso visivo. S’è formata una lingua che è diventata, nel momento della sua consapevolezza, linguistica. E siccome la linguistica nella seconda metà del ventesimo secolo ha scoperto i misteri della stratificazione semantica, le energie del segno e la sorpresa del graffio, la materia oggi esiste in quanto sedimentazione dove ogni strato porta a narrare una sua pulsione poetica. Questo è il lavoro nel quale Ezio Alzani procede da oltre quarant’anni, partendo come molti da una figurazione lombarda che inizialmente era di racconto e che, con gli anni, s’è fatta di pura espressione. Il percorso suo è comune a tanti che lo hanno vissuto in modo parallelo e ad alcuni che lo hanno intuito sin dall’origine, a Chighine come Morlotti già negli anni ’50. Ma tutti hanno sempre seguito il miraggio della creazione d’un mondo parallelo a quello della quotidianità, il mondo altrettanto reale e concreto dell’immaginazione, dove la fantasia si sedimentava col gesto nello spessore proprio della materia.
Philippe Daverio