Gino Bogoni – Se la terra non è più terra
Una trentina di sculture e alcune “carte” (compreso un autentico stendardo) di Gino Bogoni (1921 – 1990) ritenuto uno degli artisti scaligeri più rilevanti del secondo dopoguerra. Non una antologica, ma un percorso che attraversa le tappe sintomatiche di una ricerca che va dal figurativo, all’astrale, all’astratto.
Comunicato stampa
Una trentina di sculture e alcune “carte” (compreso un autentico stendardo) di Gino Bogoni (1921 – 1990) ritenuto uno degli artisti scaligeri più rilevanti del secondo dopoguerra. Non una antologica, ma un percorso che attraversa le tappe sintomatiche di una ricerca che va dal figurativo, all'astrale, all'astratto.
I primi bronzi prendono a modello aspetti elementari del mondo: galli, galline, cavalli. Ma nulla di freddamente accademico, di meramente illustrativo. Il soggetto che l'artista prende in considerazione è reso subito per movimenti sapienti, superfici scisse, forme acrobatiche.
La partecipazione alla Quadriennale di Roma del 1965 e alla Biennale di Venezia dell'anno successivo spingono però Bogoni a cercare nuove soluzioni plastiche. Pur mantenendo uno stretto collegamento con i fatti della vita (“il ricordo di un vecchio muro, di un pavimento rotto, di una pagina pubblicitaria”), egli trasfigura ogni cosa in pura evocazione, in forma nuova, in disegno mentale. Così un gorgo d'acqua dà vita a Piccolo sogno, che è una rarefatta meditazione sulla materia, sui rapporti tra vuoti e pieni, sul movimento continuo e inarrestabile della vita. La forma floreale o solare innesca le figure dei Lotus, dove attorno ad un centro vuoto girano e si espandono delle lamine come fossero fantastici raggi solari. Finchè in Quadrato vitale o Seme cosmico ci troviamo immessi davvero in una sorta di respiro dello spazio o di suolo lunare, con tanto di crateri, crepe, emersioni. “E' una scultura che si rovescia, scrive nel suo “Diario” lo stesso Bogoni, una scultura che ti permette di scoprire “il gioco dell'immagine anche nel rovescio del bronzo”.
Ultime arrivano le Donne, ma a frotte, a decine, a centinaia: non esseri terrestri, ma figure del desiderio, che hanno la vaghezza della fiamma, l'imprendibilità del vento. Non c'è più forma, ma solo il sostegno di una materia che il tocco della mano fa verticale e sinuosa. Una assoluta fisionomia dello spazio o, come avrebbe detto lo stesso artista “una inafferrabile creatura spirituale”.
La mostra, curata da Luigi Meneghelli, è realizzata in collaborazione con la galleria [G]LOVEBANK di San Giorgio in Valpolicella, dove sono esposti soprattutto lavori su carta.