Il velo di Maya
Mostra collettiva tematica all’Atelier Chagall, a cura di Virgilio Patarini.
Comunicato stampa
Il velo di Maya
Mostra collettiva tematica all’Atelier Chagall, a cura di Virgilio Patarini
S'inaugura Sabato 2 giugno, alle ore 16.00 presso l’Atelier Chagall di Milano, Alzaia Naviglio Grande 4,
la mostra collettiva intitolata “Il velo di Maya”
In mostra opere degli artisti:
ANNA MARIA ANGELINI, SIMONE AZZURRINI, VITO CARTA, NADIA GINELLI, ANGELA KELLER,
MAEVA MARRONE, WALTER MUTTON, MARCO POST MORELLO, MICHELE RECLUTA,
CLAUDIA STRÀ, AMINA REDAELLI
La mostra proseguirà fino al 13 giugno 2012.
Ingresso libero.
Nota critica di presentazione
Spesso di fronte alla nostra percezione della realtà ci si trova ad affrontare il dilemma della sua veridicità. Ci si accorge che quello che pensiamo vero a volte non lo è oppure che quello che vediamo non corrisponde a quello che vede nelle stesso momento nello stesso luogo un’altra persona.
In Occidente sin dai tempi di Schopenauer si utilizza un’immagine orientale per descrivere quel velo che copre il reale, rendendo potenzialmente fallace ogni tentativo di interpretare il mondo: il velo di Maya.
Lungi dal voler pretenziosamente mostrare la sostanza delle cose gli artisti che vengono raccolti in questa collettiva danno delle suggestioni, dei suggerimenti per l’elaborazione di un discorso grazie alle potenzialità espressive della pittura, della scultura, della fotografia, della grafica.
Molti rappresentano le deformazioni implicite nella visione soggettiva: Angela Keller e il suo figurativo onirico; Michele Recluta e la deformazione del reale ad opera di una colorata immaginazione; Nadia Ginelli, Claudia Strà e Amira Redaelli e i loro soggetti che sfuggono ad una rappresentazione fissa; Vito Carta e i diversi piani del reale (umano naturale e architettonico) che si fondono e si confondono in un dialogo continuo.
Altri prediligono un riferimento al cuore palpiante dell’animo umano, non visibile ma forse anche per questo più facile da sentire nella sua Verità: Walter Mutton e i suoi abbracci, dove esiste tendenzialmente solo il riferimento alla grandezza del sentimento a scapito di ogni riferimento diretto alla figura; Simone Azzurrini e il continuo riferimento ad un’antichità storica in cui si poteva godere della vita a stretto contatto con lo Spirito senza le intrusioni di una prepotente Ragione; l’estrema Maeva Marrone e la rappresentazione della atomica sostanza delle cose.
Anna Maria Angelini è il punto di partenza giacché i suoi lavori sono una visione sulla sostanza stessa del velo di Maya, mentre Marco Post, oltre a rappresentare la Realtà quasi priva dei colori dell’iride, in uno dei suoi lavori ci rimanda indietro alle origini del Pensiero, al mito della caverna di Platone, che già quasi duemila e cinquecento anni fa sapeva dell’impossibilità di rappresentare il reale.
Se ciò che ci sfugge lo chiamiamo Idea o Realtà Ultima o Sostanza non cambia molto, la Verità è che forse solo grazie allo spirito intuitivo dell’Arte noi abbiamo la possibilità di conoscere il mondo e di conseguenza noi stessi.
Alessandro Baito