Markus Schinwald
In coesione con il suo progetto alla Biennale di Venezia, Markus Schinwald oggi presenta una nuova installazione presso la galleria Giò Marconi, dove gioca nuovamente con la rappresentazione e la manipolazione dello spazio, del tempo, delle luci e delle ombre, e crea scompiglio divertendosi con il concetto di “visibile” e “nascosto”.
Comunicato stampa
La galleria Giò Marconi è lieta di presentare la mostra personale di Markus Schinwald.
Markus Schinwald ha mostrato un forte interesse nell’analisi psicologica dello spazio, del corpo, nella stranezza e nel malessere, così come della irrazionale profondità della nostra esistenza individuale e collettiva. L’artista inscena manipolazioni sui corpi tramite lavori instabili e mutevoli (video, fotografie, pupazzi, installazioni, dipinti e disegni), molto influenzati da spettacolo, danza, performance o anche opera e moda. Per effettuare tali trasformazioni si serve di estensioni fisiche, protesi mediche, accessori e uno strano abbigliamento. Il suo lavoro, a prima vista, può sembrare una produzione minimalista, ma si rivela come una struttura complessa, aperta a molte possibilità e storie che si autoalimentano dalla nostra memoria collettiva. Markus Schinwald sviluppa scenari che non seguono una propria storia, con un inizio e una fine. L’artista porta lo spettatore in un mondo indipendente e con delle regole a sé stanti, che può essere, in alcuni casi, inquietante, ossessivo e surreale.
Mescolando i miti della storia dell’arte, i temi psicoanalitici e le teorie culturali, l’artista nega tutte le forme di naturalismo; i suoi lavori sono una raccolta di oggetti stravaganti che sviluppano una inconsueta visione dell’essere umano, con un elevato peso estetico.
L’artista ha presentato il padiglione austriaco nell’ultima Biennale di Venezia, con una installazione accuratamente riferita allo spazio esistente. Dentro il padiglione erano presenti: un corridoio stretto, labirintico e opprimente dove Schinwald ha esposto alcuni dipinti alterati secondo lo stile della pittura olandese del 17th secolo, sculture fatte di pezzi di tavolo e “Orient” e un film stupefacente e ossessivo in cui un attore danzante prova a tirare fuori da una crepa nel muro il suo piede intrappolato.
In coesione con il suo progetto alla Biennale di Venezia, Markus Schinwald oggi presenta una nuova installazione presso la galleria Giò Marconi, dove gioca nuovamente con la rappresentazione e la manipolazione dello spazio, del tempo, delle luci e delle ombre, e crea scompiglio divertendosi con il concetto di “visibile” e “nascosto”.
Le tele presentate sono parte di una serie di ritratti del 19th secolo, che l’artista ha modificato intervenendo sui volti, aggiungendo maschere, protesi sulla bocca, sugli occhi o anche su alcune parti del volto, senza modificare le caratteristiche identificative. In alcuni casi viene fuori dall’opera un linguaggio che in qualche modo è ostacolato, come se l’eroe del quadro fosse stato trattenuto dall’ipocrisia e dalla falsità delle sue condizioni. L’artista solleva il quesito del corpo e della sua interazione con lo spazio, nonostante le sfidanti convenzioni e l’identità.
Markus Schinwald, nato nel 1973 a Salisburgo, Austria, vive e lavora tra Vienna e Los Angeles. Utilizza diversi mezzi di comunicazione, inclusi video, installazioni e lavori fotografici, focalizzandosi spesso sulla relazione tra corpo, spazio e psicologia. Le sue principali mostre personali e pubblicazioni sono: “La conservera Centro de Arte Contemporàneo”, Murcia, Spagna (2012), 54 Biennale di Venezia, Österreichischer Pavillon, Venezia, Italia (2011), Lentos Kunstmuseum, Linz, Austria (2011), Kunstverein, Hannover, Germania (2011), Vanishing Lessons, Kunsthaus Bregenz (2009), Migros museum für gegenwartskunst Zurigo (2008), Aspen Art Museum, MAMbo, Bologna, Italia (2006), Markus Schinwald, Tableau Twain, Frankfurter Kunstverein (2004).