Inkyung Noh – Confessione Arrogante
Le opere di Inkyung Noh tracciano, con delicata intensità, un percorso narrativo e visuale che diventa metafora del ruolo dell’artista rispetto al pubblico: su un fondo monocromo, rosa o nero, si dipana tela dopo tela la storia di un equilibrista che, acclamato da tutti, decide di scendere sulla terra per cercare di conquistarsi i favori e i plausi dell’unico spettatore che non si cura delle sue prodezze: una scatola nera.
Comunicato stampa
Le opere di Inkyung Noh tracciano, con delicata intensità, un percorso narrativo e
visuale che diventa metafora del ruolo dell’artista rispetto al pubblico: su un fondo
monocromo, rosa o nero, si dipana tela dopo tela la storia di un equilibrista che, acclamato
da tutti, decide di scendere sulla terra per cercare di conquistarsi i favori e i plausi dell’unico
spettatore che non si cura delle sue prodezze: una scatola nera.
Le opere ci invitano a rintracciare il filo del racconto, sospeso e misterioso come
quello su cui si compie il tragitto dell’equilibrista: non comprendiamo immediatamente cosa
stia accadendo, mentre davanti ai nostri occhi si stagliano figure dai tratti lievi e al contempo
definiti.
L’equilibrista, la scatola nera, i tetti rossi delle case, la tavola imbandita, gli altri piccoli
personaggi che partecipano al lillipuziano mondo di Inkyung Noh sono collocati alla base
dell’opera, oppure disposti ai suoi angoli, o ancora stanno correndo su uno dei lati verticali
della tela: a venire stravolta è anche la nostra visione prospettica centrale, educata nei secoli
all’equilibrio e alla relazione tra le parti che compongono il tutto.
Con una levità carica di ironia malinconica, Inkyung Noh riesce così a mettere in
scena le eterne relazioni tra pubblico e artista, opera e interpretazione, arte e critica; ma anche
a raccontare l’antico dilemma dell’artista che necessita della fama e dell’approvazione
altrui, invitando lo spettatore ad un dialogo potenzialmente inesauribile.
Alla fascinazione del tema espositivo e alla raffinatissima qualità del linguaggio di
Inkyung Noh, si unisce anche l’importanza, per il pubblico italiano e occidentale, di confrontarsi
finalmente con percorsi estetici ancora in larga parte sconosciuti e forieri di nuove prospettive
e confronti, assolutamente necessari, oggi, di fronte a una realtà sempre più caratte-
rizzata da un melange di culture e linguaggi purtroppo spesso solo geograficamente vicini o
intrecciati.
Anche di questa necessità il lavoro di Inkyung Noh si fa portavoce – l’artista peraltro
ha recentemente confrontato la propria cultura con la nostra, trasferendosi a Milano e diplomandosi
all’Accademia di Belle Arti di Brera – individuando nell’equilibrista e nella scatola
nera le due diverse visioni dell’arte destinate, prima o poi, a dialogare: un incontro affascinante
quanto enigmatico, sottile come il filo sul quale l’equilibrista-artista tesse ogni giorno il
filo della sua ricerca, sfidando l’ignoto. - Ilaria Bignotti