Diamonds in the Sun
Nelle opere in mostra il realismo figurativo è declinato in diverse accezioni.
Comunicato stampa
SIMULTANEA - SPAZI D’ARTE
DIAMONDS IN THE SUN
15 - 30 Giugno 2012
Alessandro Bellucci / Emanuele Corsi / Valentina Rimauro/ Carmine Veglia
Inagurazione / Opening Venerdì 15 giugno ore 18.00
“Youth is like diamonds in the sun…”
(Forever Young, Alphaville, 1984)
Tutte le volte che l’arte ha voluto indicare un cambiamento di rotta rispetto al passato, il manifestarsi di un diverso modo di leggere la realtà e di raccontarla, così come il recupero di esperienze precedenti profondamente mutate e aggiornate nei contenuti e negli obiettivi, ha preposto l’aggettivo “nuovo” alla definizione di un movimento o di una tendenza artistica. Il secolo scorso è ricco di esempi in tal senso - New Dada, Nuova Figurazione, Nouveau Realisme, Neoespressionismo, Neoconcettuale - e tutti sembrano confermare che “L'arte è un muschio, con una sua termica interna a umidità costante, capace di rinnovarsi” (Gratis, a bordo dell’arte, A. Bonito Oliva, 2000). Anche oggi, nell’era della globalizzazione, possono dirsi “nuove” le sperimentazioni, le proposte, le esigenze espressive, “nuovi” i linguaggi e il modo stesso d’intendere il ruolo e il compito dell’artista, anche se forse non basta l’uso di questo aggettivo - in cui è sottintesa l’idea di un cambiamento maturato nel tempo e sulla base di presupposti già dati dalla storia - per definire le trasformazioni di un paesaggio, quello globale, cui appartengono, piuttosto, i concetti di velocità e di istantaneità veicolati dalla tecnologia e risolti nei prodotti “ibridi” e precari della virtualità. Un’arte spesso di facile e veloce consumo quella attuale, vorace e talvolta priva di utopia, sovversiva per necessità, meno per scelta, sempre più votata alla smaterializzazione dell’opera che diventa a tutti gli effetti una “creatura” digitale.
Se è vero, come sosteneva Nelson Goodman, che la domanda che occorre porsi di fronte ad un’opera che sembra negare o distaccarsi totalmente dalle precedenti esperienze estetiche non è “Questa è arte?” ma “Quando è arte?”, allora non resta che giustificare l’estrema varietà e complessità dei linguaggi artistici contemporanei come il prodotto di un secolo il cui apparato scientifico tecnologico rappresenta “la maggiore espressione della volontà di potenza dell’essere umano occidentalizzato”(E. Severino, 2009).
Intendiamoci, nulla in contrario contro il processo di globalizzazione dell’arte e della cultura, solo una certa difficoltà che nasce, sul piano dell’inquadramento storico - critico e quindi anche dell’approccio curatoriale, nel caso in cui si scelga di sostenere e promuovere l’attività di giovani artisti che operano nell’ambito della figurazione quale strumento per intepretare e raccontare il presente in maniera diretta ed efficace, anche se non necessariamente “nuova” né supportata da altri medium espressivi se non quelli tradizionali della pittura. Le manifestazioni dell’arte presente ci confermano, del resto, che la figurazione non è morta e che forse mai morirà, benchè realizzata con mezzi meno convenzionali e più “tecnologici”. Nel caso dei giovani artisti che espongono a Simultanea per Diamonds in the Sun - ALESSANDRO BELLUCCI, EMANUELE CORSI, VALENTINA RIMAURO, CARMINE VEGLIA - il realismo figurativo è declinato in diverse accezioni: più intimista e introspettivo quello di Bellucci e Rimauro, più “emotivo” e incentrato sul rilievo e sulla forza evocativa del colore quello di Veglia, più fotografico e legato alla precisione della tecnica pittorica quello di Corsi. Ad accomunarli è un’esigenza di ricerca che li spinge a tentare nuove combinazioni di figura e colore ognuno all’interno della propria grammatica espressiva.
Per ALESSANDRO BELLUCCI (Empoli, 1980), “ogni quadro è una sorta di scena teatrale costruita con la consapevolezza di mettere in atto una rappresentazione dolorosa la cui drammaticità si accentua nell’uso di precisi contrasti cromatici e di luci vivide che già nel gesto e nel segno pittorico come nell’incombenza della figura rispetto allo spazio e, infine, nell’audacia di proporsi preferibilmente in tele di grandi dimensioni, ci comunica il coraggio dell’introspezione sotteso a questa forte espressività” (Roberta Fiorini).
I ritratti di EMANUELE CORSI (Firenze, 1983) sorprendono per la precisione fotografica di tratto iperrealista e per la capacità di sfidare l’occhio in una gara a distinguere la realtà dalla finzione pittorica. Tutto ciò senza risolversi in una pittura che trae forza dalla sola perizia tecnica ma che cerca, attraverso una costruzione dell’immagine ottenuta per strati e velature di colore, di spingersi oltre il visibile e aprire la realtà a scenari incantati, densi di effetti stranianti e immersi in una misteriosa sospensione. VALENTINA RIMAURO (Sora, 1985), pittrice, autrice di teatro e poetessa, presenta una serie di lavori che esaltano il concetto di movimento come esperienza che coinvolge il corpo e che diventa, al contempo, rivelazione di uno stato interiore. Figure di donne che danzano trasportate da un ritmo che le libera da ogni condizionamento e che mette a nudo la parte più nascosta e profonda del loro essere. Nei dipinti di CARMINE VEGLIA (Vico Equense, 1980) la figura femminile sembra dissolversi e scomparire negli accesi cromatismi, quasi neoespressionistici, nelle timbriche vivaci, nelle campiture pastose e cariche di colore. Una pittura che esplora lo spazio energetico delle sensazioni e che non rinucia ad oltrepassare la soglia della resa realistica per accentuare i connotati simbolici della materia.