Movimento Madì. Una geometria oltre le regole
La mostra in programmazione all’Atelier del Tadini si prefigge di far scoprire al pubblico un movimento artistico che, oltre a rappresentare un caso unico nella storia dell’arte per longevità (esiste da sessantasei anni), risulta essere estremamente interessante in virtù delle vicende che ne hanno caratterizzato il percorso fino ad oggi.
Comunicato stampa
La mostra in programmazione all’Atelier del Tadini si prefigge di far scoprire al pubblico un movimento artistico che, oltre a rappresentare un caso unico nella storia dell’arte per longevità (esiste da sessantasei anni), risulta essere estremamente interessante in virtù delle vicende che ne hanno caratterizzato il percorso fino ad oggi.
Il Movimento Madì è stato fondato a Buenos Aires nel 1946 da Carmelo Arden Quin e da altri artisti che già avevano collaborato alla rivista “Arturo” nel 1944, in pieno periodo peronista, spinti dal desiderio di modificare la tradizionale concezione del quadro.
Si tratta dell’avanzato traguardo raggiunto dall’arte aniconica dopo il Concretismo ed il Costruttivismo, che inizialmente ha coinvolto gli artisti latino-americani e negli anni cinquanta, con l’avvenuto trasferimento a Parigi del suo fondatore, un folto numero di artisti europei.
Fin dall’inizio, gli artisti Madì si prefiggevano, con l’introduzione della poligonalità, sia accorpando diverse superfici dipinte, sia abolendo la cornice, la distruzione di tutti i condizionamenti e limiti imposti dalla tradizione geometrica, chiusa nei quattro angoli retti del supporto tradizionale del piano, dando un ulteriore sviluppo alle intuizioni di alcuni pionieri costruttivisti di inizio secolo e concretizzando un vero e proprio cambiamento.
Oggi il movimento Madì conta circa sessanta artisti distribuiti nei vari gruppi presenti in Argentina, Belgio, Francia, Germania, Italia, Stati Uniti, Ungheria, Venezuela e singole entità in Giappone, Inghilterra, Slovacchia, Spagna, Svezia e Olanda (tutti in stretto collegamento fra di loro). Essi, con il loro operare danno un’attuale ed originale testimonianza di come il Madì continui ad essere pensiero, sperimentazione, invenzione, una condizione di coscienza e conoscenza, rielaborazione di tecniche tradizionali e ricerca stimolante di forme e materiali nuovi, in rapporto con gli sviluppi della società contemporanea, che ha provocato una reazione critica inizialmente caratterizzata da momenti di perplessità, inevitabile per cambiamenti incisivi e dirompenti, ma che ha comunque finito per riconoscere al movimento la rigorosità della ricerca e la validità dei risultati.
DICHIARAZIONE DEL CURATORE E SEGRETARIO GENERALE CREDITO BERGAMASCO E FONDAZIONE CREBERG, ANGELO PIAZZOLI
La mostra fa parte del programma di iniziative attraverso le quali la Fondazione - che si sta sempre più affermando come importante protagonista e promotrice di eventi e di interventi artistici/culturali di eccellenza nei territori di propria pertinenza - intende agire capillarmente nei principali luoghi di storica presenza per ribadire la stretta vicinanza, ed anzi la piena appartenenza, alle Comunità locali. Con questa mostra, destinata a suscitare grande interesse, la Banca e la Fondazione Creberg proseguono dunque nel ruolo attivo di divulgazione e valorizzazione dell’arte e della cultura, donando ai visitatori un’opportunità significativa per conoscere ed apprezzare le opere di artisti internazionali che hanno posto il proprio talento naturale al servizio del desiderio di bellezza estetica e spirituale che da sempre connota l’avventura dell’uomo nella storia.
Naturalmente, come qualificata rassegna d’arte, essa costituisce uno stimolo aggiuntivo alla visita dell’Accademia Tadini e delle significative bellezze storico/paesistiche della Città di Lovere e del suo comprensorio, soggetti con i quali - oltrepassando la dimensione del semplice sostegno finanziario a mostre, eventi, pubblicazioni, formazioni sociali - il Credito Bergamasco ha portato a felice compimento rilevanti iniziative. In primo luogo ricordo con piacere il grande successo di pubblico e di critica conseguito a Lovere, nella primavera del 2011, grazie alla mostra che abbiamo organizzato all’Accademia Tadini con opere di Angelo Celsi, significativamente titolata Colore e dissolvenze; essa ha rappresentato un unicum nel percorso espositivo del grande artista (bergamasco) di rilievo internazionale, in quanto dedicata ai temi della natura e del paesaggio affrontati con la peculiare tecnica della dissolvenza.
In linea piu generale, e di tutta evidenza come la prossimità della Banca a questa Città si esplichi sia attraverso l’importante sostegno che da circa un secolo (la filiale storica iniziò ad operare a Lovere nel 1913) essa assicura all’economia locale, alle imprese ad alle famiglie del territorio, sia mediante il costante supporto a progetti di grande qualità che questa comunità ha, nel corso del tempo, felicemente attuato. Al riguardo non posso non ricordare, fra gli altri, numerosi interventi di restauro della Basilica di Santa Maria in Valvendra - realizzati grazie a contributi a fondo perduto della Banca - ovvero la risalente prossimità all’Accademia Tadini per i cui dipinti il Credito Bergamasco ha a più riprese sostenuto i costi di interventi di accurato restauro e per la quale ha disposto altresì, per il triennio in corso, un rilevante stanziamento per la ristrutturazione di una porzione storica dell’edificio. E sicuramente - proprio perche parte attiva di questi territori - non ci fermeremo qui.
DICHIARAZIONE DELLA CURATRICE, PAOLA SILVIA UBIALI
Se si pensa alla durata media dei movimenti storicamente riconosciuti – spiega Paola Silvia Ubiali - il caso Madì, che ha alle spalle sessantasei anni di ininterotta attività a livello internazionale, rappresenta una reale eccezione che vale la pena di conoscere e approfondire. La storia ci insegna infatti che ai gruppi artistici si è spesso sostituto l’individualismo sul quale oggi molta arte si fonda.
Molte sono le ragioni di questa longevità, solo per citare qualche spunto possiamo ricordare – in primis - la brillante personalità dell’uruguayano Carmelo Arden Quin, strenuo animatore del movimento fino all’ultimo dei suoi giorni (Rivera, Uruguay, 1913 – Savigny-sur-Orge, Francia, 2010); il rinnovamento teorico e pratico del fare arte che è stato alla base della filosofia Madì, anche attraverso l’introduzione di un aspetto che nessun linguaggio artistico aveva mai realmente e consapevolmente considerato prima di allora, nonostante fosse sempre stato profondamente radicato nell’uomo, nelle culture e in tutte le età: quello ludico; e ancora, l’apertura alle nuove generazioni (con gli artisti nati negli anni ‘70 siamo ormai alla terza) e quindi l’aver attirato a sé nuove leve, auto-alimentandosi di questa linfa, mescolando le esperienze vissute e raccontate dai “senior” con gli impulsi, le capacità, le aspettative e le speranze dei giovani; la collocazione della sede del movimento a Parigi con ponte sull’Argentina sin dagli anni ‘40, che si è dimostrata strategica ai fini di una raccolta di adesioni straordinariamente eterogenea; il modus operandi dei membri del movimento, tutti sempre in stretto collegamento fra di loro nel “fare rete” e “sistema” organizzando periodicamente gruppi di lavoro, tavole rotonde, incontri, dibattiti e convegni in tutto il mondo, non solo a porte chiuse, ma anche aperti al pubblico.
Arden Quin, nel suo testamento spirtuale, ha avuto la lungimiranza di nominare i suoi successori, un team di persone - artisti e non - capaci e affidabili, che potessero lavorare per la coesione e la continuità del movimento, che avessero capito a fondo l’importanza del ruolo giocato dal Madì in passato, ma anche come scommessa sul futuro. L’artista che segue i principi Madì infatti, creando ex novo forme e soluzioni non anteriormente esistenti, non può correre il rischio di realizzare opere inattuali o superate perchè ogni suo lavoro, essendo il prodotto di una sensibilità che appartiene al hic et nunc è, per forza di cose, profondamente radicato nel suo tempo.
L’eredità di Arden Quin e i suoi progetti non si sono ancora esauriti.
Bergamo/Lovere, 20 giugno 2012
Artisti: Carmelo Arden Quin, Angelo Giuseppe Bertolio, Dominique Binet,
Bolivar, Gaël Bourmaud, Jean Branchet, Jean Charasse, Elisabetta Cornolò, Franco Cortese, Marian Drugda, Mirella Forlivesi, Reale F. Frangi, Joël Froment, Aldo Fulchignoni, Yumiko Kimura, Alberto Lombardi, Gino Luggi, Enea Mancino, Jaildo Marinho,
Vincenzo Mascia, Renato Milo, Giuseppe Minoretti, Mitsouko Mori,
Judith Nem’s, Gianfranco Nicolato, Antonio Perrottelli, Marta Pilone, Gaetano Pinna, Giuseppe Rosa, Albert Rubens, János Szász Saxon, Philippe Vacher, Piergiorgio Zangara