Ombre e Luci (1920 – 1960)
Il cinema italiano dal periodo dei telefoni bianchi alla dolce vita rivive nelle fotografie dei suoi principali protagonisti. La mostra Ombre e Luci (1920 – 1960). Volti del cinema nei ritratti di Manlio Villoresi espone circa novanta immagini – a mezzo busto, a figura intera, in abiti di scena o vestiti dell’epoca – di attori italiani dal 1925 al 1960.
Comunicato stampa
Il cinema italiano dal periodo dei telefoni bianchi alla dolce vita rivive nelle fotografie dei suoi principali protagonisti. La mostra Ombre e Luci (1920 – 1960). Volti del cinema nei ritratti di Manlio Villoresi espone circa novanta immagini - a mezzo busto, a figura intera, in abiti di scena o vestiti dell’epoca - di attori italiani dal 1925 al 1960. Tutte le opere provengono dal fondo di oltre 1500 negativi su lastra in vetro alla gelatina bromuro d’argento del fotografo Manlio Villoresi (Città di Castello 1891 – Roma 1976), conservato dal 1978 presso l’Archivio Fotografico del Museo di Roma.
L’esposizione, promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale, è a cura di Anita Margiotta e Alessandra Grella e sarà ospitata dal Museo di Roma Palazzo Braschi dal 27 giugno al 28 ottobre. Organizzazione e servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura. Catalogo edito da Campisano Editore.
Dopo aver appreso la professione a Città di Castello nello studio fotografico del padre Aristide, Manlio Villoresi si trasferisce a Roma aprendo lo studio in via Veneto 96. Presto diventa uno dei fotografi preferiti dal mondo artistico e dalla buona società romana e nel suo studio accoglie personalità della cultura, dello sport, della vita politica oltre a musicisti, cantanti lirici e, soprattutto, attori cinematografici.
L’esposizione raccoglie principalmente ritratti di attori e cantanti che rappresentano la parte più significativa del fondo. Se alcuni dei ritratti eseguiti da Villoresi alla fine degli anni Venti risentono del gusto flou dell’epoca e accorgimenti come l’uso mirato delle luci o l’effetto di vento fra i capelli rendono le immagini più costruite, la successiva produzione del fotografo è meno pittorica: spesso si tratta di primi piani dove la persona raffigurata è rappresentata in maniera diretta con attenzione ai risvolti psicologici e ai riflessi naturalistici.
Attraverso vintage, stampe recenti e negativi su lastra in vetro vediamo, per il grande teatro di prosa e lirico, le immagini della Duse, di Emma Gramatica, Ruggero Ruggeri, Antonio Gandusio e Mario Del Monaco. Il cinema italiano del periodo fascista mostra Annibale Ninchi, protagonista del film Scipione l’Africano, accanto a interpreti del filone di evasione detto dei “telefoni bianchi” quali Elsa Merlini e Nino Besozzi, oltre alla grande diva del momento, Doris Duranti. I ritratti di Anna Magnani, Raf Vallone e Massimo Girotti ci riportano agli anni del Neorealismo, il desiderio di rinascita e di evasione proprio di alcuni film dei primi anni Cinquanta è ricordato da Ave Ninchi o Isa Barzizza e Franca Faldini, attrici di Totò, la seconda anche sua compagna nella vita. I giovani Gassman e Mastroianni ci introducono verso la commedia all’italiana e gli anni della “dolce vita”. Non mancano poi ritratti di dive di tutti i tempi come Isa Pola, Maria Mercader e Anna Maria Ferrero. Alle soglie del boom economico degli anni Sessanta riviviamo il diffondersi della canzone italiana con Domenico Modugno, e della televisione con Paolo Carlini e Alberto Lupo, interpreti di indimenticabili sceneggiati.
Accanto ai ritratti sarà esposta una selezione di costumi cinematografici provenienti dalla Fondazione Annamode.