Gianfranco Morini – Ceramiche da buttare
La mostra raccoglie una copiosa produzione di oggetti di piccole dimensioni realizzati negli anni ’90. Opere che partono dal riuso di prodotti in serie della ceramica, portando a nuova vita e nuovo uso oggetti che sarebbero finiti in discarica.
Comunicato stampa
La mostra che si apre martedì 10 luglio, alle 21, raccoglie una copiosa produzione di oggetti di piccole dimensioni realizzati negli anni '90. Opere che partono dal riuso di prodotti in serie della ceramica, portando a nuova vita e nuovo uso oggetti che sarebbero finiti in discarica.
Il titolo Ceramica da buttare è ironico e dissacratorio, come accade sempre nelle sue mostre. Morini nega l'utilizzo consueto della ceramica di origine per arrivare a proporre oggetti con altre funzioni d'uso quotidiano. Si tratta di piccoli assemblati in cui è racchiusa tutta la sua poetica e la sua capacità di innovazione. Con tutto il piacere di esagerare.
Morini a ruota libera impila tazzine, piatti, piattini, crea portacenere da passeggio, portamatite, “uccide” bianchi di Faenza fino a farli sembrare uova fritte. Associa le forme seguendo le regole estetiche della serialità insegnategli dal maestro Augusto Betti e allo stesso tempo di norma trasgredisce il senso comune.
E allora i portacenere si riempiono di smalto o di piccoli frammenti di altra ceramica, le tazze diventano portacenere, le piastrelle si trasformano in contenitori, frasi nonsense e provocatorie corrono sulle superfici.
Sotto una confusione solo apparente Morini rivela una grande padronanza della tecnica ceramica e degli smalti. Gli oggetti in mostra sono il frutto di una serie di ricerche personali, dove l'artista è riuscito a far coesistere materiali di diversa natura. Ed è così che terracotta, porcellana e vetro si fondono agli smalti grazie a cotture diverse. Ed è così che Morini si diverte a giocare sull'identità dei materiali fino a che il vetro non sembri smalto e lo smalto ceramica.
La mostra resterà aperta fino al 2 settembre.
Gianfranco Morini è nato a Faenza nel 1955. Ha compiuto i suoi studi presso l’Istituto per la Ceramica “Ballardini” di Faenza e l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Allievo di Augusto Betti e Alfonso Leoni, collabora giovanissimo con maestri come Carlo Zauli e Panos Tsolakos. Dagli anni ’70 inizia la sua attività nell’industria ceramica lavorando come ricercatore in aziende di rilevanza internazionale.