Mimesi e sintesi
Mostra collettiva tematica a cura di Virgilio Patarini.
Comunicato stampa
Mimesi e sintesi
S’inaugura sabato 14 luglio alle ore 16.00 all’Atelier Chagall, Alzaia Naviglio Grande 4 a Milano,
la mostra collettiva tematica a cura di Virgilio Patarini.
Opere di Paola Adornato, Alberto Besson, Ersilietta Gabrielli, Angela Ippolito, Domenico Lasala, Arianna Loscialpo, Silvio Natali, Tina Saletnich, Max Solinas, Luciano Valensin, Michel Vallayer.
La mostra proseguirà fino al 26 luglio.
Ingresso libero.
Mimesi e sintesi
Fin dalla notte dei tempi nel rappresentare la realtà, l’uomo ha attuato un processo di sintesi dell’esperienza visiva attraverso l’uso della linea e spesso di una stesura del colore à plat, con ampie campiture più o meno omogenee all’interno degli spazi delineati dal disegno. Così l’aspetto per così dire “eidetico” ha sempre prevalso su quello “fenomenico”: la volontà di rappresentare un’idea della realtà e suoi possibili significati era più forte della necessità di essere precisi nel raffigurare il dato fenomenico- Dalle incisioni rupestri alla pittura vascolare dell’antica Grecia, dagli affreschi delle domus romane ai mosaici bizantini, fino all’apice (e all’incrinatura) di Giotto, la realtà rappresentata è sempre più o meno stata sottoposta ad un forte processo di sintesi e stilizzazione formale- Poi dalla metà del Quattrocento alla seconda metà dell’Ottocento, con l’invenzione della Prospettiva (“invenzione” in senso etimologico), tutto è cambiato, e lo sforzo principe del pittore è stato quello di una rappresentazione della realtà il più fedele possibile al dato fenomenico, al dato visivo: e la linea è scomparsa, sopravvivendo solo negli studi e nei disegni preparatori. E il colore si è sfaldato fino all’apoteosi delle ricerche sulla luce e sugli effetti ottici degli accostamenti cromatici degli Impressionisti e dei post-impressionisti. Ma poi, dopo il lungo terremoto di Cezanne, la linea e la sintesi formale e in definitiva “l’idea” è tornata prepotentemente protagonista. Ad opera di Picasso per primo e più di tutti. Ma con annessi nuovi retaggi: il movimento dei futuristi, la ricerca di una diversa rappresentazione spaziale dei cubisti, dell’aspetto emotivo e simbolico del colore degli espressionisti. E così via. Certo la sintesi formale e il recupero di un disegno stilizzato ed eidetico ha consentito al tempo stesso la liberazione di forti energie emotive, attraverso un uso del colore più deciso e più violento, spesso con stesure à plat- Tale processo ha forse trovato un suo primo culmine con l’esperienza della Pop Art americana.
Ed è proprio sulla scorta di tale ritrovata e rafforzata sintesi formale che lavora la decina di artisti contemporanei qui radunati, che approfondiscono in chiave contemporanea questa nuova eredità novecentesca che affonda le sue radici nella storia dell’arte pre-Rinascimentale. Ciascuno con la propria sensibilità e il proprio orizzonte di interesse: Vallayer recuperando le ricerche sul movimento dei Futuristi e sullo spazio dei Cubisti, così come anche la scomposizione dell’immagine della Saletnich e di Besson potrebbe far pensare ad una vaga matrice cubista. Più fauve la stilizzazione e l’uso del colore di Natali e Valensin. Mentre Lasala sulla scorta dell’eredità di Carrà riscopre e modernizza una figurazione di matrice quattrocentesca che può far pensare a certe atmosfere di Piero Della Francesca, ma con colori più accesi e virati. La Ippolito e la Adornato guardano ad una stilizzazione pop con un uso del colore acceso e a tratti violentemente virato. Gli scultori Solinas, Loscialpo e Gabrielli sono accomunati da una analoga spiccata stilizzazione e semplificazione delle masse della figura umana: più sottili e leggere quelle della Loscialpo, più fiabesche quelle della Gabrielli. Sinuose e sensuali quelle di Max Solinas.
Virgilio Patarini