Giuseppe Ripa – Twilight
Occuperà gli spazi al piano terra e al 17° piano presentando due cicli, ‘Moondance’ e ‘Liminal’, per la prima volta in Italia insieme (già protagonisti nel 2010-2011 di mostre personali alla Leica Gallery di New York, all’Italian Embassy di Washington e all’IIC di Chicago).
Comunicato stampa
GIUSEPPE RIPA (1962) fotografo di livello internazionale, apre la stagione espositiva 2012/2013 della ROMBERG con la personale TWILIGHT. Occuperà gli spazi al piano terra e al 17° piano presentando due cicli, ‘Moondance’ e ‘Liminal’, per la prima volta in Italia insieme (già protagonisti nel 2010-2011 di mostre personali alla Leica Gallery di New York, all’Italian Embassy di Washington e all’IIC di Chicago).
In Moondance Ripa indaga la sottile linea che unisce la raffigurazione della realtà oggettiva con l’immaginario della fantascienza, ideando un viaggio in oscillazione continua tra la fisicità delle cose terrene e l’evanescenza delle creazioni celesti, scene suggestive e “futuristiche” che si avvalgono di una tecnica fotografica tradizionale, lo scatto in pellicola bianco e nero e la stampa manuale su carta baritata. Un itinerario durante il quale è possibile percorrere scenari inaspettati perché uniti in sequenze sempre aperte e dinamiche, che si potenziano soprattutto grazie alle alternative di lettura che con il suo apparecchio fotografico riesce a materializzare, frutto di una attenta ricerca che va dal particolare inosservato alla dinamica esistenziale che gli si pone di fronte, già di per sé carica di significati espressivi, ma sapientemente ripulita da tutte quelle ridondanze formali irrilevanti che spesso caratterizzano la vita reale. Con la serie Liminal, ciò che in Moondance era causato da una vibrazione visiva ondeggiante ed ascendente, trova il proprio equilibrio lungo una linea orizzontale, una visione “ad altezza d’occhio” che permette di focalizzare lo sguardo su situazioni opposte ma complementari, tra una figurazione ottenuta con una ripresa ben definita e dettagliata e un’astrazione pura dell’immagine, mossa ed evanescente. Tutto ciò avviene in quella zona liminale, di passaggio, denominata twilight, tra il crepuscolo e l’alba, la luce e il buio, la realtà e l’immaginazione. L’utilizzo di un rigoroso e puro bianco e nero abbinato ad una ricerca di inquadrature e sequenze particolarmente studiate accentua la caratteristica “cinematografica” delle immagini, con riferimenti anche alla gloriosa stagione dei telefilm e film di fantascienza degli anni ’50 e ’60, in Europa e negli Stati Uniti, quando l’immaginario collettivo veniva arricchito dalle invenzioni di grandi scrittori, sceneggiatori e registi quali, tra gli altri, Ray Bradbury, George Orwell, Stanisław Lem, Rod Serling, Jean-Luc Godard e Andrej Tarkovskij. L’accresciuto interesse per il genere science-fiction può essere identificato nella generale e diffusa delusione sulla situazione reale contemporanea, quello che solo qualche decennio fa poteva essere immaginato come un futuro sicuro grazie all’avanzamento delle scoperte scientifiche e tecnologiche, si sta rivelando, forse, non all’altezza delle aspettative, ugualmente, come ci ricorda Edgar Morin: “Siamo nel buio fondo della notte. Ma siamo anche al principio di un’alba, la seconda preistoria dell’uomo modernizzato. Non dobbiamo scordare che la vita è fragile, incerta e nello stesso tempo molto aperta: le potenzialità umane sono immense, dobbiamo usarle.”