Matter and Soul 2

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO E.
Alzaia Naviglio Grande 4, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal mercoledì al sabato, dalle 15 alle 19, domenica dalle 11 alle 19.

Vernissage
08/09/2012

ore 18.30

Curatori
Virgilio Patarini, Valentina Carrera
Generi
arte contemporanea, collettiva

L’Atelier Chagall e la Galleria Zamenhof di Milano riprendono la programmazione dopo la pausa estiva (e dopo il successo delle mostre organizzate in agosto a Venezia a Palazzo Zenobio) con due inaugurazioni in due ore.

Comunicato stampa

“Matter and Soul 2” (Atelier Chagall) e “Senza mezze misure” (Galleria Zamenhof)

L’Atelier Chagall e la Galleria Zamenhof di Milano riprendono la programmazione dopo la pausa estiva (e dopo il successo delle mostre organizzate in agosto a Venezia a Palazzo Zenobio) con due inaugurazioni in due ore sabato 8 settembre 2012: alle ore 18,30 all’Atelier Chagall, Alzaia Naviglio Grande 4, si inaugura “Matter and Soul 2”; mentre alle 20,30 alla Galleria Zamenhof, via Zamenhof 11, si inaugura “Senza mezze misure”. Entrambe le mostre sono curate da Valentina Carrera e Virgilio Patarini.

Vista la vicinanza delle due gallerie, entrambe in zona Navigli, si può comodamente partecipare ad entrambi i vernissage andando a piedi dal primo al secondo con quindici minuti di passeggiata dalla Darsena lungo il Naviglio Pavese o lungo Corso S.Gottardo.

Qui di seguito una breve presentazione delle due mostre.

Matter and Soul 2

A cura di valentina Carrera e Virgilio Patarini.

Opere di Leonardo Balbi, Esa Bianchi, Giorgio Carluccio, Simona Corbetta, Bruno De Santi, Andrea Greco, Roberto Lorenzini, Massimo Meucci, Maurizio Molteni, Lyudmila Vasilieva, Clara Zambotti Luminoso.

All’Atelier Chagall, Alzaia Naviglio Grande, 4, Milano, dall’8 al 20 settembre 2012, dal mercoledì al sabato, dalle 15 alle 19, domenica dalle 11 alle 19. Ingresso libero.

Tel. 02.58109843

Nota di presentazione: L’anima è il corpo

Apparentemente è un paradosso: arrivare all'anima attraverso la materia. Ma in realtà è quello che accomuna gli artisti selezionati per questa mostra. Ciascuno di loro, in un modo o in un altro, utilizza il gesto e la materia pittorica per raccontare uno stato d'animo, un'emozione, il guizzo di un'idea intravista, un momento di abbandono o di passione. E in effetti, storicamente, l'Informale nasce anche con questo scopo, con questa "tensione" ideale: esprimere in maniera più diretta possibile una pulsione, l'impulso di un istante, un'esposizione di energia psichica e fisica (Pollock) o anche una sensazione a lungo meditata, filtrata, rarefatta (Rothko). Lo stato d'animo si trasmette al corpo, come in una danza, e il corpo lo trasmette alla tela. La scelta dei colori, la tavolozza, risponde a criteri musicalmente sensibili, sottilmente o prepotentemente "sentimentali". È come se liberarsi dalla figura, dalla rappresentazione icastica della realtà, significasse liberarsi dalla ragione e liberare al tempo stesso e portare alla luce l'inconscio e le pulsioni più profonde, irrazionali. Anche se poi, a ben vedere, la ragione non scompare, non si dissolve: passa semplicemente in secondo piano. Apollo fa un passo indietro e lascia la scena a un Dioniso "scatenato", ebbro, letteralmente entusiasta. Ma è sempre lui, da dietro le quinte o dal fondo del palcoscenico, che suggerisce al fratello invasato i passi di danza e le coreografie. Ovvero, fuor di metafora, l'affiorare delle pulsioni profonde non si trasforma in orgiastiche azioni incontrollate e distruttive, ma innesca composizioni che cercano comunque un ritmo, un'armonia, un nuovo equilibrio tra forze contrapposte. Le menadi non dilaniano il corpo di Penteo, ma eseguono una danza bacchica e sofisticata al tempo stesso. Che non sarebbe piaciuta né a Socrate né a Platone, ma per motivi differenti. A Platone non sarebbe piaciuta perchè nega di fatto la distinzione tra anima e corpo e dimostra come in realtà anima e corpo coincidano. L'anima è il corpo. E viceversa. La materia è anima. E l'anima è materia. È questo forse l'incombente eredità che l'Informale ha lasciato alla nostra civiltà contemporanea. E che questi artisti raccolgono.

Virgilio Patarini

Senza mezze misure

A cura di Valentina Carrera e Virgilio Patarini.

Opere di Stefano Accorsi, Valentina Carrera, Bruno De Santi, Paolo Facchinetti, Luigi Marchesi, Moreno Panozzo, Virgilio Patarini, Sasha Zelenkevich e altri.

Alla Galleria Zamenhof, via Zamenhof, 11,, Milano, dall’8 al 20 settembre 2012, dal mercoledì alla domenica, dalle 15 alle 19. Ingresso libero. Tel. 02.83660823

Nota di presentazione: Tra sprint e maratona

Senza mezze misure, letteralmente. Opere grandi o piccole. O due metri per due (minimo) o venti centimetri per venti, massimo trenta per trenta. Quello che accomuna gli artisti qui selezionati è che tutti si esprimono, con una certa disinvoltura, sia nei grandi e talvolta grandissimi formati che nei piccoli, talvolta piccolissimi formati, avendo la capacità ogni volta di cambiare passo.

È come se un atleta fosse specialista, al tempo stesso, dei cento metri e della dieci chilometri: praticamente impossibile. Diversa muscolatura, diverso tipo di allenamento, diversa attitudine mentale. Lo stesso è per la pittura: occorre una ben diversa concentrazione, ma anche una ben diversa “fisicità” per dipingere un venti per venti rispetto a due metri per due. Cambiano i tempi di esecuzione, ma anche il rapporto con la tela, col colore, col gesto della mano che guida il pennello o la spatola. Ma non si deve pensare che un quadro di piccolissimo formato valga meno, in termini di valore estetico, di uno grande. Non è certo sulla base dei centimetri quadrati o dei minuti di esecuzione che si può valutare l’intensità di un’esperienza artistica.

Sarebbe come dire che un bacio conta meno di una settimana di sesso continuato. Dipende. Dipende dal bacio, dal momento, dalla persona a cui si è dato o da cui si è ricevuto, dall’intensità di quel bacio. Certo l’energia che ci vuole è diversa. Ma l’intensità dell’emozione è un’altra cosa.

Guglielmo Nero