Genius Loci
Sette artisti, da Canada, Germania, Giappone, Italia espongono a Torino a Palazzo Saluzzo Paesana una selezione di opere realizzate per l’occasione, partendo dalla riflessione sull’anima dei luoghi, nello specifico dell’Appartamento Padronale del palazzo.
Comunicato stampa
“Nullus locus sine genio (non esiste luogo senza genio)” – Servio, Commento all’Eneide (5,95)
GENIUS LOCI
Mostra a cura di Enrico Debandi
Dal 14 al 29 settembre a Palazzo Saluzzo Paesana di Torino
Torino, 7 settembre 2012 - Sette artisti, da Canada, Germania, Giappone, Italia espongono a Torino a Palazzo Saluzzo Paesana, dal 14 al 29 settembre, una selezione di opere realizzate per l’occasione, partendo dalla riflessione sull’anima dei luoghi, nello specifico dell’Appartamento Padronale del palazzo.
La mostra, curata dal direttore artistico di Palazzo Saluzzo Paesana Enrico Debandi, gode del patrocinio del Comune di Torino e rende omaggio ad uno dei palazzi più interessanti della città attraverso un percorso artistico che mescola, reinventandoli, passato e contemporaneo, grazie ai lavori esposti di Ray Caesar, Andrea Crosa, Nicus Lucà, Sven Marquardt, Marina e Susanna Sent, Toshiro Yamaguchi.
Ciascun luogo ha un Genius loci, uno “spirito” proprio di un certo spazio fisico, determinato da un processo di deposito e di stratificazione di affetti, operato dalle diverse generazioni che lo abitano. Tale “spirito” è differente da luogo a luogo e conferisce al luogo stesso una propria identità contemporaneamente irripetibile e universale. Come sostiene Heidegger, “abitare non è primariamente occupare, ma l’avere cura e creare quello spazio nel quale qualcosa di individuale sorge e prospera”. Lo storico dell’architettura Christian Norberg-Schulz studia il modo di inserirsi dell’architettura nel territorio e le modalità in cui questa può trasformarlo in luogo; il Genius loci è il centro della sua riflessione come precisa identità, sempre riconoscibile, con caratteri che possono essere eterni o mutevoli.
A seguito di queste e altre considerazioni è progressivamente scaturita l’idea della mostra “Genius Loci”, nata intorno a quella che era l’antica funzione e destinazione d’uso degli ambienti dell’Appartamento Padronale di Palazzo Saluzzo di Paesana, uno dei più prestigiosi palazzi di Torino, dove le opere degli artisti presenti sono il frutto di una selezione e di una scelta di lavori già esistenti o progetti realizzati specificatamente per le sale dell’Appartamento e ispirati dal Genius loci che ancora oggi lo abita.
In particolare, il Genius loci di questo palazzo possiede qualità non comuni, data la storia dell’edificio. Nel 1715 il Conte Baldassare Saluzzo di Paesana, giunto all’apice della sua carriera, dava il via alla costruzione del grandioso Palazzo di famiglia collocato nell’area fino ad allora occupata dalla Piazza d’Armi della vicina Cittadella, teatro, a partire da quell’anno, della terza espansione urbanistica della città di Torino, voluta da Vittorio Amedeo II e affidata dopo l’assunzione del titolo di Re di Sicilia all’architetto messinese Filippo Juvarra. Il piano urbanistico dell’ampliamento occidentale, nel disegno dell’insieme, reca chiaramente i caratteri di città regale e allo stesso tempo delle mutate condizioni sociali del Piemonte, che si accingeva a vivere la grande stagione dell’Illuminismo. In sintonia con gli intenti del sovrano, il Palazzo completa il quadro urbano tramite la sua scenografia interna, resa magnifica nelle dimensioni grazie a una attenta distribuzione degli spazi abitativi e da reddito, destinati non esclusivamente alla famiglia ed alla servitù, ma anche alle diverse classi sociali.
L’ingegnere Giovanni Giacomo Plantery (Torino 1680-1756) realizza negli anni compresi tra il 1715 e 1722 un complesso edificio che ospita, con le diverse esigenze e la dovuta riservatezza, attività commerciali al piano terreno, appartamenti di rappresentanza e padronali al “piano nobile”, alloggi d’affitto destinati alla buona borghesia al secondo e terzo piano ed infine abitazioni destinate al popolo minuto nei mezzanini e nelle soffitte. Di fatto, grazie a questa innovativa tipologia edilizia che vede mischiati i vari ceti sociali, Plantery ottiene un volume inusuale per Torino, occupando interamente l’Isola di San Chiafredo e dando vita al più vasto e magnifico edificio nobiliare della Città che si impone ancora oggi per eleganza, monumentalità e proporzioni armoniose.
Quasi 300 anni di storia, di avvicendamenti abitativi e di variazioni distributive dovute alle esigenze economiche degli eredi di Baldassarre Saluzzo, hanno in gran parte cancellato il segno dei primi inquilini e del loro gusto estetico, soprattutto gli arredi mobili e le decorazioni interne realizzate dal pittore savonese Domenico Guidobono e dallo stuccatore luganese Pietro Somasso a partire dal 1718, negli stessi anni in cui erano impegnati nella decorazione delle stanze della Duchessa Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours a Palazzo Madama. Solamente all’interno dell’Appartamento Padronale, situato nell’angolo sud-est del Palazzo, gli ambienti conservano significative decorazioni e arredi settecenteschi, testimoni dell’antica magnificenza e dello splendore della Famiglia Saluzzo.
Anche se oggi non è immediato comprendere l’antica destinazione d’uso degli ambienti, le tracce superstiti delle decorazioni sono servite da spunto di riflessione per gli artisti, invitati ad evocare il Genius loci e a dialogare con esso attraverso le loro opere.
Opere
- Marina e Susanna Sent (www.marinaesusannasent.com) – Corpetto “Soap”. Vetro soffiato di Murano e filo di nylon, 2012
- Toshiro Yamaguchi (taotoshiro.exblog.jp) – San-Ge. Plastilina e acrilico, 2012
- Sven Marquardt (www.marquardtfotografie.com) – Satyren. Stampa fotografica su PVC, 2011-2012
- Andrea Crosa (www.andreacrosa.com) – La contessa riceve il martedì. Tecnica mista, 2012
- Ray Caesar (www.raycaesar.com) – La Chasse. Ultrachrome, 2011. (Courtesy of Gallery House/Dorothy Circus Gallery); Siren. Ultrachrome, 2011. (Courtesy of Gallery House/Dorothy Circus Gallery)
- Nicus Lucà (www.nicusluca.it) – Cassetta di sicurezza (Pop Club N 34). Cassaforte e congegno a tempo, 2009; Dalla A alla Z – undici volumi. Marmo fossile, 1995; Inginocchiatoio. Mobile in legno e targa in ottone, 1997; Cristo. Acrilico e spilli su tela, 2003; Teschio. Acrilico e spilli su tela, 2003.
Biografie
Ray Caesar, nato a Londra nel 1958, è un artista di fama mondiale, leader indiscusso della “digital art”. Nel giugno 2010 i suoi lavori sono stati esposti nella mostra “Art From The New World” presso il City Museum di Bristol e in Italia, in occasione della mostra “Pop Surrealism”, ospitata dal Museo Carandente di Spoleto e curata dalla Dorothy Circus Gallery, galleria italiana che lo rappresenta. Nel 2011 l’artista ha presentato i suoi lavori in una personale alla Jonathan Levine Gallery di New York e nel 2012 ha partecipato a una collettiva presso il Musee de la Halle St Pierre a Parigi. Collezionato da Madonna, Riccardo Tisci, Marilyn Manson, Shirley Manson dei Garbage e dalla famiglia Hearst, l’artista nelle sue creazioni riunisce frammenti di stili decorativi e periodi architettonici, per dar vita ad una bellezza che non soffre di legami col tempo. Maestro assoluto della tecnica digitale e punto di riferimento per tutti gli artisti che guardano a questa disciplina, Caesar si avvale del software 3D Maya per creare le sue figure e le realtà nelle quali esse vivono: in un mix di art déco, stile vittoriano e codici visivi del primo 900, le opere di Caesar emergono forti di un’inconfondibile personalità e fascino - www.raycaesar.com
Andrea Crosa è nato a Buenos Aires nel 1949 come ultimo discendente di una delle più importanti famiglie principesche italiane. Nei primi Anni Sessanta, durante il pieno fermento della capitale argentina, l’artista viene influenzato dagli artisti dell’area pop americana e inglese, in modo particolare dalle sculture “morbide” di Oldemburg e dai dipinti di Hockney, Wayne Thiebaud e Alan D’Arcangelo. Nel 1975 Crosa, conseguita la laurea in architettura, si è trasferito con la famiglia a Genova, producendo 5 anni dopo per la galleria “Diagramma Luciano Inga Pin” la mostra collettiva “Home Sweet Home“ (1983), considerata come punto di partenza per la creazione del “Nuovo Futurismo“. Negli anni successivi, Crosa si è sempre più interessato all’aspetto progettuale del proprio lavoro, spaziando tra opere a muro, installazioni tridimensionali e video, enfatizzando il concetto di un mondo parallelo dove l’architettura e gli oggetti del quotidiano sono rappresentati in maniera semplificata, banale e scorrevole. Le sue opere, congelate nella loro disarmante normalità, evocano nell’osservatore una catastrofe silenziosa, come uno stato di benessere o felicità bloccati, concetto già presente nel ciclo “Tsunami” (2002 - 2005) e più esplicitamente sviluppato nelle opere “Suburban Gulliver” (2007) e “Alice” (2011) - www.andreacrosa.com
Nicus Lucà (Torino, 1961) ha cominciato la sua carriera artistica come musicista e cantautore Rock e Punk negli anni ’80 e da allora opera sia come individuo, che come parte di un gruppo. Convinto che l’arte acquisti un maggiore senso se realizzata come somma di esperienze di discipline e campi differenti, Nicus ha fondato nel 2000 il Pop Club, un luogo virtuale in cui, come in una galassia, si incontrano competenze creative diverse. Trasformare emozioni private in emozioni per gli altri è il meccanismo che genera l’opera di Nicus, recepita dall’interlocutore con significati sempre diversi: l’importante per l’artista è che l’opera produca un’emozione, catturi attenzione, provochi una reazione (anche, in alcuni casi, di disgusto). Interessante e simbolico il suo hobby, il kick boxing: come lui stesso dichiara, “l’arte del boxing è per me una metafora della vita e dell’arte: schivare i colpi e difendersi elegantemente, con semplicità”. Eleganza e schiettezza si coniugano armonicamente così come nella sua ricerca artistica ed esistenziale. Non esiste una separazione tra il suo lavoro e la sua vita: per Nicus, essere un artista è un modo di essere, non un lavoro - www.nicusluca.it
Sven Marquardt (Berlino, 1962) ha iniziato la sua carriera nel campo della fotografia nei primi anni Ottanta come operatore presso la DEFA (studio cinematografico di proprietà pubblica della RDT), pubblicando i primi lavori sulle testate “Der Sonntag” e “Das Magazin”. L’artista ha lavorato come assistente di Rudolf Schäfer, una figura iconica della scena fotografica della Germania Est, producendo eccezionali ritratti in bianco e nero della cultura del quartiere Prenzlauer Berg di Berlino Est, dove tuttora vive. Dopo la caduta del muro, si è immerso nella scena underground di una Berlino unificata elaborando il suo punto di vista nelle sue mostre e producendo una operazione di “staged photography” per Levi’s durante la settimana della moda di Berlino, oltre a diversi altri servizi di moda. Dal 2007, Sven Marquardt è uno dei principali responsabili dell’immagine dell’etichetta discografica Ostgut Ton del Berghain, club per il quale cura personalmente anche la selezione alla porta. Il primo libro illustrato di Sven Marquardt, intitolato “Zukünftig vergangen” (“Passato nel futuro”) è stato pubblicato dalla casa editrice Mitteldeutscher Verlag nel 2010 e riedito nel 2012 - www.marquardtfotografie.com
Marina e Susanna Sent, artiste veneziane, hanno trasformato e rinnovato l’arte tradizionale familiare della lavorazione del vetro in un prodotto moda di tipo esclusivo, apprezzato e conosciuto nel circuito dell’arte contemporanea: le loro creazioni infatti sono ospitate anche al MoMA di New York. Spingendo sempre un po’ di più i confini della sperimentazione, le sorelle Sent hanno reso il vetro un indumento leggero, tanto da poter essere indossato non solo come gioiello, ma anche come abito. Il poetico dispiegarsi di cascate di bolle di vetro soffiato, legate da trame e orditi evidenti e capaci di moltiplicare la luce in prismi fantastici dai mille colori, si unisce a un pizzico di ironia, traccia delle esperienze di Marina e Susanna nel mondo della moda, per dar vita a raffinate collane e a splendidi abiti, creazioni ambiguamente impossibili e proprio per questo ancor più affascinanti e desiderabili - www.marinaesusannasent.com
Toshiro Yamaguchi è nato a Okayama nel sud-est del Giappone nel 1956 e si è laureato alla Musashino Art University di Tokyo. Terminati gli studi si è trasferito in Europa effettuando il primo viaggio in treno “per percepire la distanza” e, giunto in Spagna, dopo l’incontro con la sua “musa ispiratrice” Akiko, è entrato nel 1988 nel “Cìrcolo de Bellas Artes” di Madrid, partecipando ai laboratori di Richard Artschwager, Bruce McLean, Lucio Muñoz e Barry Flanagan. L’arte di Toshiro, improntata su una forte connotazione ambientale e olistica - già dal suo primo intervento pittorico a Escareche (Madrid) dove nel 1982 ha realizzato un grande dipinto murale di 90 mq – si è divisa tra Oriente e Occidente, occupando di volta in volta luoghi diversi, scelti in base al loro fascino e alla loro energia, come spazi pubblici, gallerie e musei, ma anche giardini o templi buddisti. La visione della realtà che Toshiro traduce nelle sue installazioni abbraccia integralmente il “tutto”, sottolineando come l’individuo appartenga a un sistema di insiemi interagenti tra loro. Questo processo unificante considera l’essere umano come parte di un infinito organismo vivente capace di evolversi e diffondersi e porta alla realizzazione di opere appartenenti a insiemi capaci di dividersi e accorparsi liberamente in organismi vitali e sempre differenti - taotoshiro.exblog.jp
Press release
“Nullus locus sine genio (There is no place without spirit)” – Servius, Comment to Aeneid (5,95)
GENIUS LOCI
Curated by Enrico Debandi
September 14th-29th, 2012 - Palazzo Saluzzo Paesana - Torino (Italy)
Turin, September 8th, 2012 - Seven artists from Canada, Germany, Japan and Italy exhibit in Turin at Palazzo Saluzzo Paesana from September 14th to September 29th a selection of their works, inspired by the “spirit of the place”, specifically of the Master Apartment situated on the noble floor of the building.
The exhibition, curated by the Enrico Debandi, Artistic Director of Palazzo Saluzzo Paesana, received the Patronage of the City of Turin and pays tribute to one of the most interesting buildings of the ancient capital of Savoy through an artistic journey that mixes and reinvents past and present thanks to the work of Ray Caesar, Andrea Crosa, Nicus Lucà, Sven Marquardt, Marina and Susanna Sent, Toshiro Yamaguchi.
Each place has a Genius loci, a “spirit” that characterizes a certain physical space, determined by the process of emotional superimposition operated by the different generations who occupy it. This “spirit” is different from place to place and gives to a space its own identity, at the same time unique and universal. As Heidegger says, “living is not primarily occupying a space, but taking care and creating a space in which something is individual and prosperous.” Architectural historian Christian Norberg-Schulz worked out how to fit his works in the existing architecture of the territory, in particular defining the ways in which architectural interventions can turn a territory into a place; the Genius loci is the center of his thought and is seen as a site with a clear, always recognizable, identity characterized by features that can be eternal or changing.
As a result of these and other reflections, the idea of the “Genius Loci” exhibition, created around what was formerly the function and purpose of the different environments and rooms of the Master Apartment of Palazzo Saluzzo Paesana - one of the most luxurious palaces in the city of Turin - gradually developed. The works of the artists in the exhibition are partly the result of a careful selection of existing works as well as projects specifically realized for the rooms of the Apartment and inspired by the Genius loci that still lives in it.
In particular, the Genius loci of the Apartment is characterized by rather uncommon qualities, given the history of the building. In 1715 the Count Baldassare Saluzzo Paesana, at the peak of his career, began construction on the grand palace for his family in the area occupied by the parade ground of the nearby Citadel, focus of the third urban expansion of the city of Turin planned by Vittorio Amedeo II and entrusted to Sicilian architect Filippo Juvarra. Along with the intentions of the sovereign, the Palace completes the urban setting through its internal layout, magnificent in size thanks to a careful distribution of the living spaces and commercial premises and meant not only for the family and the servants, but also for all other social classes.
Engineer Giovanni Giacomo Plantery (Turin, 1680-1756) created in the years between 1715 and 1722 a complex building meant to house - in order to satisfy all different needs - business activities on the ground floor, master apartments on the first (noble) floor, rental spaces for the middle class on the second and third floors and rooms for the lower classes in the mezzanine and attics. In fact, thanks to this innovative building typology that mixes together various social classes, Plantery created a very unusual building for Turin, which entirely occupies the island of St. Chiafredo and represents the largest and most magnificent noble building of the City that still today excels for its elegance, monumentality and harmonious proportions.
Almost 300 years of history, characterized by alternations and distribution changes due to the economic needs of the heirs of Baldassarre Saluzzo, have largely erased the sign of the first tenants and of their aesthetic taste, especially with respect to the furniture and the interior decoration provided by Italian painter Domenico Guidobono and Swiss plasterer Pietro Somasso from 1718 to 1722, the same years which saw their involvement in the decoration of the rooms of the Duchess Maria Giovanna Battista of Savoy-Nemours in the Palazzo Madama. Only within the Master Apartment, located in the southeast corner of the Palace, the rooms still preserve significant Eighteenth-century furnishings and decorations, witnesses of the magnificence and splendor of the Saluzzo family.
Although today the former intended use of each room of the Apartment cannot be immediately understood, the surviving traces of the decorations have served as sparkle for the artists invited to evoke the Genius loci, communicating with it through their works.
Works
- Marina e Susanna Sent (www.marinaesusannasent.com) – “Soap” Camisole. Hand-blown Murano glass and nylon, 2012
- Toshiro Yamaguchi (taotoshiro.exblog.jp) – San-Ge. Plaster and acrylic, 2012
- Sven Marquardt (www.marquardtfotografie.com) – Satyren. Photographic print on PVC, 2011-2012
- Andrea Crosa (www.andreacrosa.com) – The countess receives on Tuesday. Mixed media, 2012
- Ray Caesar (www.raycaesar.com) – La Chasse. Ultrachrome, 2011. (Courtesy of Gallery House/Dorothy Circus Gallery); Siren. Ultrachrome, 2011. (Courtesy of Gallery House/Dorothy Circus Gallery)
- Nicus Lucà (www.nicusluca.it) – Safe box (Pop Club N 34). Safe and timer, 2009; From A to Z (eleven volumes). Fossil marble, 1995; Kneeler. Wood and brass plate, 1997; Christ. Acrylic and pins on canvas, 2003; Skull. Acrylic and pins on canvas, 2003.
Biographies
Ray Caesar, born in London in 1958, is an international well-known artist, undisputed leader of digital art. In June 2010 he joined the “Art From The New World” exhibition at the City Museum of Bristol and the “Pop Surrealism” show at the Museo Carandente of Spoleto, curated by the Dorothy Circus Gallery, his italian agent. In 2011 the artist presented his works in a solo exhibition at the Jonathan Levine Gallery, New York and in 2012 he has participated in a group show at the Musee de la Halle St Pierre in Paris, France. Collected by Madonna, Riccardo Tisci, Marilyn Manson, Shirley Manson of Garbage and the Hearst family, the artist puts together in his creations fragments of decorative styles and architectural ages to give birth to a timeless beauty. Absolute master of digital technique, he is a reference point to all the artists who face this artistic discipline. Caesar works in the 3D modeling software Maya, using it to create his figures as well as the virtual realms in which they exist. And in this mix of art deco, Victorian style and visual codes from the early 1900’s, his works really stand out for their personality and charm - www.raycaesar.com
Andrea Crosa was born in Buenos Aires in 1949, the last descendant of one of the most important Italian princely families. In the early sixties, during the full swing of the Argentine capital, the artist was influenced by the American and English pop art, in particular by Oldenburg’s “soft” sculptures and by Hockney, Wayne Thiebaud and Alan D’Arcangelo’s paintings. In 1975, Crosa graduated in architecture and moved with his family to Genoa, Italy, where he produced the exhibition “Home Sweet Home” in 1983, for the gallery “Luciano Inga Pin Diagram” -- considered the starting point for the creation of the “New Futurism.” In the following years, Crosa has gained more and more interest in the design aspect of his profession, ranging from two-dimensional works to three-dimensional sculptures and video installations, emphasizing the concept of a parallel world where architecture and everyday objects are represented in a simplified and banal manner. The works, crystallized in their disarming normality, evoke in the viewer a silent catastrophe, as a state of immediate well-being or happiness: this concept, already present in the “Tsunami” cycle (2002 - 2005), has been more explicitly developed in the works “Suburban Gulliver” (2007) and “Alice” (2011) - www.andreacrosa.com
Nicus Lucà (Turin, 1961) began his artistic career in the 80s as a punk/rock musician and songwriter and since then has worked both as an individual as well as part of a group. Firmly convinced that art makes more sense if realized as the sum of the experiences of different disciplines and fields, Nicus founded in 2000 the Pop Club, a virtual place where, like a galaxy, different creative skills have a chance to meet with each other. The transformation of private emotions into external emotions is the mechanism that generates the work of Nicus, that is understood by the viewer every time with a different meaning. For the artist, what is important is that the work produces an emotion, captures the attention, or causes a reaction -- in some cases, that of disgust. Interestingly symbolic is his hobby, kickboxing. As he himself says, “the art of boxing for me is a metaphor for life and art - dodge and defend yourself elegantly and with simplicity.” Elegance and purity combine harmoniously, just like in his artistic and existential research. There is no separation between his work and his life -- to Nicus, being an artist is a way of being, not a job - www.nicusluca.it
Sven Marquardt (Berlin, 1962) started his career in photography during the early 80s as camera operator and photographer at DEFA (GDR’s public-owned film studio), publishing his first works on “Der Sonntag” and “Das Magazin”. The artist worked as an assistant for Rudolf Schäfer – an iconic figure in East Germany’s photo scene, producing a series of exceptional black and white portraits of East Berlin’s Prenzlauer Berg scene. After the Wall came down, he immersed himself in the burgeoning underground scene of a unified Berlin. Processing his impressions in his exhibitions, in particular in a “staged photography” project realized for Levi’s during Berlin’s Fashion Week and time and time again through several fashion shootings, Sven Marquardt, since 2007, significantly co-defined the image of Berghain’s OstGut Ton record label and is responsible for the door selection of the famous club. Sven Marquardt’s first illustrated book “Zukünftig vergangen“ (“Future`s past“) was published by Mitteldeutscher Verlag in 2010 and reissued in 2012 - www.marquardtfotografie.com
Marina e Susanna Sent, Italian artists from Venice, elaborated and reinvented a family tradition in glass making to create an exclusive fashion product that is well-known and acknowledged in the contemporary art scene. In fact, their works can be found at the MoMA museum in New York. Always pushing the boundaries of their experimentation, the Sent sisters have turned glass into a lightweight garment that can be worn not only as a jewel, but also as a dress. The poetic cascades of blown glass spheres, bound together in noticeable warp and weft patterns refracting the light in fantastic prisms, merge with a hint of playful irony – trace of Marina’s and Susanna’s experiences in the fashion industry – give birth to elegant necklaces and marvelous dresses, creations that are ambiguously impossible to wear and therefore all the more fascinating and desirable - www.marinaesusannasent.com
Toshiro Yamaguchi was born in Okayama in the south-east of Japan in 1956 and graduated at the Musashino Art University in Tokyo. After his studies, he moved to Europe, making his first trip by train “in order to feel the distance”. After arriving in Spain and meeting his “muse” Akiko, Toshiro in 1988 entered the “Circle de Bellas Artes” in Madrid, participating to the laboratories of Richard Artschwager, Bruce McLean, Lucio Muñoz and Barry Flanagan. The art of Toshiro, based on a strong environmental and holistic improvisation - since his first pictorial performance in Escareche (Madrid) in 1982, where he realized a huge 90 square meters mural – has been exhibited from East and West, in locations chosen according to their charm and energy, not only public spaces, galleries and museums, but also gardens and Buddhist temples. The vision of reality expressed in Toshiro’s art fully embraces the “whole”, underlining that each individual belongs to a system of interacting wholes. This unifying process considers the human as part of an infinite living organism and leads to the creation of works belonging to wholes that have the ability of freely growing and splitting into viable organisms always different one from the other - taotoshiro.exblog.jp