One in Beauty
Il titolo One in Beauty è tratto da una poesia della famosa raccolta Il Giardiniere, che sintetizza il concetto del ciclo espositivo.
Comunicato stampa
One in Beauty
Rupa Chordia, Maimuna Feroze-Nana, Uttam Kumar Karmaker
a cura di Lori Adragna e Manuela De Leonardis
dal 19 settembre al 1 ottobre 2012
inaugurazione mercoledì 19 settembre h 18.30
cocktail ayurvedico
Bibliothè Contemporary Art Gallery
Via Celsa n 4/5, Roma
One in Beauty. Rupa Chordia, Maimuna Feroze-Nana, Uttam Kumar Karmaker (a cura di Lori Adragna e Manuela De Leonardis) è il primo appuntamento dopo la pausa estiva del ciclo Ginnosofisti - Denudati fino all’essenza, organizzato da Bibliothé Bhaktivedanta (marzo 2012 – aprile 2013) in collaborazione con la Commissione Cultura di Roma Capitale.
L’evento è realizzato con il patrocinio dell’Ambasciata dell’India - Roma e con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Popolare del Bangladesh a Roma.
La tripla personale che vede riuniti i lavori dell’artista indiana Rupa Chordia, della pakistana Maimuna Feroze-Nana e del bengalese Uttam Kumar Karmaker è concepita come un omaggio a Rabindranath Tagore a conclusione delle celebrazioni del 150° anniversario della sua nascita.
Il titolo stesso One in Beauty è tratto da una poesia della famosa raccolta Il Giardiniere, che sintetizza il concetto del ciclo espositivo.
Amore, giorno e notte il mio cuore si strugge d’incontrarsi con te –
nell’incontro che è simile alla morte che tutto divora.
Spazzami via come una tempesta, prendimi tutto quello che ho;
spalanca il mio sonno e saccheggia i miei sogni. Derubami del mio mondo.
In quella desolazione, nell’assoluta nudità dello spirito, uniamoci nella bellezza.
Ahimè, che vano desiderio! Che speranza c’è d’essere uniti, se non in te, mio Dio?
Love, my heart longs day and night for the meeting with you
-for the meeting that is all-devouring death.
Sweep me away like a storm; take everything I have;
break open my sleep and plunder my dreams. Rob me of my world.
In that devastation, in the utter nakedness of spirit, let us become one in beauty.
Alas for my vain desire! Where is this hope for union except in thee, my God?
One in Beauty. Rupa Chordia, Maimuna Feroze-Nana, Uttam Kumar Karmaker
a cura di Lori Adragna e Manuela De Leonardis
dal 19 settembre al 1° ottobre 2012
Testi in catalogo di Lori Adragna, Manuela De Leonardis, Antonella Pistolesi
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Sintesi storica GIMNOSOFISTI: denudati fino all'essenza
L'incontro di Alessandro Magno con i saggi che la Grecia definì gimnosofisti fu uno dei più felici nella storia antica. Confermava ciò che di meraviglioso i viaggiatori che giungevano da oriente andavano dicendo sui brahmini indiani, alcuni dei quali vivevano in mezzo alla natura, in assoluta povertà, spogliati di tutto. La loro nudità non dipendeva né da fattori climatici né tantomeno, socioculturali, ma rifletteva una mirabile evoluzione coscienziale, che li aveva portati a spogliarsi del superfluo e a condurre uno stile di vita essenziale, all'insegna della purezza e dell'immenso amore di Dio verso tutte le creature. Negli ambienti filosofici della Grecia, quei saggi nudi divennero per tutti i ginnosofisti e rappresentarono un modello di vita soprattutto per gli stoici. Anche nei primi secoli dell'era cristiana il mito dei gimnosofisti continuò a propagarsi, rappresentando un ideale punto di riferimento per alcuni padri della Chiesa. Dal testo Il modo di vivere dei Brahmani, che sant'Ambrogio vescovo di Milano tradusse o fece tradurre dal greco, leggiamo: «Ho il cielo come tetto, la terra come letto. I fiumi mi versano da bere, la foresta mi provvede il cibo. Non mi nutro delle viscere degli animali, ma la natura provvidente mi porge tutti i suoi frutti come una madre offre il suo latte».
La mostra Gimnosofisti, desidera esprimere un'arte che, sul modello di quei grandi sapienti, metta a nudo il pleonastico della vita fino a coglierne l'essenza. (Iacopo Nuti)