Roberto Pietrosanti – Ara Pacis 2012
L’installazione presenta l’opera di Roberto Pietrosanti posizionata sulla scalinata del museo: la compattezza geometrica dei piani esterni è interrotta da un’anima brutale, un antro buio scavato con gesti vigorosi. Geometria versus gestualità. Si instaura un dialogo con l’altare celebrativo della pace augustea, l’Ara Pacis. Dialogo in primo luogo formale, ma anche ideale, di riflessione sul significato della gloria umana e delle imprese che si vorrebbero imperiture.
Comunicato stampa
Venerdì 21 settembre la Fondazione VOLUME! (nell’ambito del progetto PARCO NOMADE a cura di Achille Bonito Oliva) presenta, sulla scalinata esterna del Museo dell’Ara Pacis, un’installazione monumentale dell’artista Roberto Pietrosanti, iniziativa promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. Un monolite nero realizzato in resina acrilica che, fino al 7 ottobre, dialogherà con le architetture bianchissime di Richard Meier e che, successivamente, diventerà il primo elemento del PARCO NOMADE situato nella periferia sud-ovest di Roma.
"Con questa installazione di Roberto Pietrosanti – sostiene l’Assessore alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale Dino Gasperini - inizia un percorso innovativo che si concretizzerà con la realizzazione del Parco Nomade, parco di arte contemporanea non lontano da Corviale. Un'opportunità unica che, sfidando tanti tabù, ripensa e trasforma il rapporto tra arte pubblica e spazio cittadino con una stretta collaborazione tra amministrazione e realtà privata. Partendo dall'Ara Pacis, cuore di Roma, inizia un dialogo tra linguaggi artistici differenti e soprattutto tra centro e periferia per ribadire la mancanza di distanza con una realtà che entra a pieno titolo nel circuito espositivo della capitale"
La semplicità di un blocco dall’esterno perfettamente squadrato si impone con forza come presenza arcaica e misteriosa. Un’anima brutale, un antro buio scavato con gesti vigorosi interrompe la compattezza geometrica dei piani esterni. Geometria versus gestualità: la scultura riflette il dissidio tra la meticolosa ricerca di perfezione della società odierna, l’aspirazione a un’apparenza levigata, incorruttibile, e le oscure spinte interiori che spesso governano l’agire umano. Istinti primitivi nascosti dietro sembianze cristalline.
Un’opera in cui l’opposizione tra esterno e interno si fa narrazione: l’interno greve, fosco, ferino compromette la solidità rigorosa e coerente dell’esterno, insinuando la rottura di un equilibrio, prefigurando un’insuperabile discontinuità. La ricerca di Pietrosanti trae alimento dallo scontro di differenti prospettive, dando luogo a corto circuiti visivi che coinvolgono l’architettura circostante. Si instaura un dialogo, infatti, anche con l’altare celebrativo della pace augustea, l’Ara Pacis, sia dal punto di vista formale che ideale, come riflessione sul significato della gloria umana e delle imprese che si vorrebbero imperiture.
Roberto Pietrosanti pone in discussione il senso contemporaneo del produrre arte pubblica: “è un’opera eloquente già di per sé e sollecita l’osservatore ad una riflessione profonda, libero di avere reazioni anche contrastanti e del tutto personali”.
Il monolite verrà collocato successivamente all’interno del PARCO NOMADE, nella riserva naturale della Tenuta dei Massimi a Roma. “Un parco di circa 40 ettari destinato ad ospitare moduli creati da artisti e architetti contemporanei partendo dalle dimensioni standard del container da trasporto - spiega Francesco Nucci, Presidente Fondazione VOLUME!. Moduli “nomadi”, pronti a viaggiare per altri ambiti, città e territori. Interventi reversibili e leggeri collocati in luoghi emblematici, in grado di offrire allo spettatore idee spaziali di grande efficacia visiva e indubbia spettacolarità”.
Accompagna l’installazione L’antro, racconto originale dello scrittore e drammaturgo Luca Ricci (1974): i due percorsi, della scultura e della parola, si intersecano, attivando risonanze trasversali tra arte e letteratura.