Pier Paolo Calzolari / Claudio Parmiggiani

Informazioni Evento

Luogo
MARIA CILENA ARTE CONTEMPORANEA
Via Carlo Farini 6, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedi a venerdì - ore 15,30-19 e/o su appuntamento

Vernissage
21/09/2012
Artisti
Pier Paolo Calzolari, Claudio Parmiggiani
Generi
arte contemporanea, doppia personale

La galleria Maria Cilena propone la seconda parte di un dittico espositivo curato da Roberto Borghi e dedicato ai protagonisti della scena artistica degli anni Sessanta e Settanta.

Comunicato stampa

Dopo la mostra degli “Erbari” di Mario Merz e Giuseppe Penone – che si concluderà il 19 settembre con la presentazione di un libro d’artista di Davide Longfils su di un campionario di “erbe poetiche” – la galleria Maria Cilena propone la seconda parte di un dittico espositivo curato da Roberto Borghi e dedicato ai protagonisti della scena artistica degli anni Sessanta e Settanta. Dal 21 settembre sarà infatti la volta di due figure appartate ma tutt’altro che marginali delle seconde avanguardie come Pier Paolo Calzolari e Claudio Parmiggiani, due autori – peraltro coetanei ed entrambi emiliani – di una ricerca assorta, priva di clamori e di sbalzi, che proprio per questo oggi ci appare più sedimentata e feconda di quella di molti altri.

Di Calzolari verranno esposte una serie di interventi su carta – realizzati con materiali sottili e labili come il tabacco, la colla di pesce, i cristalli di sale e i petali di rose – tutti datati 1971 e “Dense intense”, una scultura in neon, cuoio e ghiaccio finto.

Di Claudio Parmiggiani saranno presenti in galleria lavori fotografici del ciclo delle “Delocazioni”, una “Re-locazione, tela su tela” e foto di installazioni – tutte opere realizzate nel 1970.

Pier Paolo Calzolari (Bologna 1943), dopo un esordio di matrice new dada, è stato tra i protagonisti dell’Arte Povera. Nelle sue opere elementi naturali – come le predilette foglie di tabacco, ma anche il muschio o il sale – vengono posti in relazione energetica con candele, lampadine elettriche, fasci di luce al neon, suoni e rumori scaturiti da registratori. Nei primi anni Settanta le sue installazioni sono spesso caratterizzate dalla presenza del ghiaccio che, a contatto con superfici metalliche, crea malinconiche brine, vapori freddi, dal tono ascetico e poetico allo stesso tempo, che hanno il sapore di una lucida riflessione sulla precarietà del reale.

Nelle opere di Claudio Parmiggiani (Luzzara, Reggio Emilia, 1943) questo senso di provvisorietà ontologica si riveste di una identità in senso lato spirituale, che prende forma attraverso memorie di ombre e luci, scie di pigmenti e ceneri, sprazzi d’oro e sagome di fumo. Le sue “Delocazioni” – nate dalle rimozioni di oggetti collocati su superfici che registrano tracce della loro avvenuta presenza – scaturiscono dall’esigenza, come scrive l’artista stesso, di “un punto di vista ulteriore, diverso da quello che lo spazio interno al quadro abitualmente esige”, dal bisogno di “sopprimere l’opera intesa come un ostacolo, una porta chiusa, un limite che impedisce di osservare al di là di essa, oltre la sua realtà”. Solo grazie a questo “gesto radicale, liberatore”, frutto di un atteggiamento “iconoclasta”, è possibile osservare “l’impronta luminosa dell’anima del quadro”.