Federico Guerri – Ecco il destino
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Comunicato stampa
LA CIVILIZZAZIONE. ECCO IL DESTINO E' UNA STATUA ARSA AFFAMATA E IO VI GIRO INTORNO PAZZO D'ANNI DI SERE E DI RITORNI. FEDERICO GUERRI
“Tesaurizzare 'impronte durevoli come fondamento della memoria' di processi stimolatori, è riservato, secondo Freud, ad 'altri sistemi', che bisogna pensare diversi dalla coscienza. Secondo Freud, la coscienza come tale non accoglierebbe tracce mnemoniche. Essa avrebbe, invece, un'altra e importante funzione: quella di servire da protezione contro gli stimoli. 'Per l'organismo vivente la difesa contro gli stimoli è un compito quasi più importante della loro ricezione; l'organismo è fornito di un proprio quantitativo di energia, e deve tendere soprattutto a proteggere le forme particolari di energia che operano in esso dall'influsso livellatore, e quindi distruttivo, delle energie troppo grandi che operano all'esterno'. La minaccia proveniente da queste energie è una minaccia di chocs. Quanto più normale e corrente diventa la loro registrazione da parte della coscienza, e tanto meno si dovrà temere un effetto traumatico degli chocs. La teoria psicoanalitica cerca di spiegare la natura degli chocs traumatici 'con la rottura della protezione contro gli stimoli'. Il significato dello spavento è, secondo quella teoria, l' 'assenza della predisposizione all'angoscia'. […] Che lo choc sia captato e 'parato' così dalla coscienza, darebbe, all'evento che lo provoca, il carattere dell' 'esperienza vissuta' in senso stretto. E sterilizzerebbe questo evento per l'esperienza poetica, incorporandolo direttamente nell'inventario del ricordo consapevole.
Si affaccia il problema del modo in cui la poesia lirica potrebbe essere fondata su un'esperienza in cui la ricezione di chocs è divenuta la regola. Ci si dovrebbe attendere, da una poesia del genere, un alto grado di consapevolezza; essa dovrebbe suggerire l'idea di un piano in atto nella sua composizione.” (Walter Benjamin, “Angelus Novus”, Einaudi)
La tecnica figurale di Federico Guerri (Cesena 1972) nella quale l'immagine si coagula per astratta ripetizione di tracciati geometrici, ha la stessa natura problematica dei meccanismi che regolano l'attività del soggetto, falciato tra organizzazione e rischio, più ancora tra voluttà e controllo. L'adattamento successivo della tecnica al supporto dell'ardesia incisa con una punta metallica, porta l'impasse verso l'imprevisto della fisicità, come a tentare una verifica nel materiale, dell'impalcatura razionale adottata, in un rovesciamento simbolico dei consueti corsi energetici.
Ma più che ridiscutere gerarchie tra i due livelli, affiorano le tensioni per limitati spazi di manovra, sia predisponendosi all'indeterminato, sia considerando l'artificio del ragionamento. In entrambi i casi monta una saturazione di destino.
“ I metafisici parlano spesso di una 'apertura al mondo'. Ma ascoltandoli bene, sembra che abbiano soltanto da tirare una tenda per trovarsi di colpo, in faccia al mondo. Quante esperienze di metafisica concreta potremmo avere se prestassimo maggiore attenzione alla rêverie poetica. Aprirsi al Mondo oggettivo, entrare nel Mondo oggettivo, costituire un mondo che riteniamo oggettivo, sono grandi aspirazioni che non possono essere descritte dalla psicologia positiva.
[…] La rêverie poetica ci offre il mondo dei mondi. […] Dà all'io un non-io che è il bene dell'io, il proprio non-io.” (Gaston Bachelard, “La poetica della rêverie”, Dedalo)
Vedremo nel seguito della rassegna autori con attitudini alla rêverie poetica: “uno stato d'anima” che “ci aiuta a sfuggire al tempo”, mentre “allo spirito restano da fare sistemi”.