Electronic Loop
In queste due sessions di Electronic Loop, organizzate nell’ambito delle «Giornate Europee del Patrimonio» eccezionalmente in doppia data, il filo conduttore resta il grande compositore greco Iannis Xenakis.
Comunicato stampa
29-30/09
Casa del Suono
Electronic Loop
nell'ambito delle Giornate Europee del Patrimonio
Ingresso gratuito
Iannis Xenakis (1922-2001)
S. 709 (1994), 7'09''
John Chowning (1934)
Turenas (1972), 12'41''
Andrea Agostini (1975)
Shiny metal, shiny glass (2008), 2'08''
Prima esecuzione italiana
José Miguel Fernández (1973)
9dN.13 (2002), 8'21''
Prima esecuzione italiana
Iannis Xenakis
Hibiki Hana Ma (1969-1970), 17'39''
Curtis Roads (1951)
Never (2004-2010), 7'30''
- Never never
- Never again
- Never more
In queste due sessions di Electronic Loop, organizzate nell’ambito delle «Giornate Europee del Patrimonio» eccezionalmente in doppia data, 29 e 30 settembre, il filo conduttore resta il grande compositore greco Iannis Xenakis. Non solo verranno proposti infatti due suoi pezzi molto diversi, e non solo perché appartenenti a epoche distanti della sua carriera, ma anche un celebre pezzo di John Chowning del 1972 e tre molto più recenti, «Shiny metal, shiny glass» del giovane bolognese Andrea Agostini, «9dN.13» del cileno José Miguel Fernández e «Never» di Curtis Roads, il campione della frammentazione «granulare» del suono: tutti in ultima analisi non estranei alle problematiche tracciate negli anni Cinquanta e Sessanta da Xenakis in ambito elettronico.
I due pezzi di Xenakis sono «Hibiki Hana Ma» del 1969-70, di fatto una rielaborazione su nastro magnetico di un pezzo acustico per orchestra, diffusa in sala in modo da accentuarne la spazializzazione polifonica, accompagnata da elementi visivi; e «S. 709», che nel 1994 sfruttava la nuova tecnologia GENDY-N per la produzione matematico-probabilistica di sonorità. Due problemi diversi, uno la spazializzazione sonora in un’esperienza d’arte totale per lo spettatore, l’altra la produzione di una sonorità violenta che sfida la percezione e i processi di comprensione dell’ascoltatore.
«Turenas» di John Chowning è invece un pezzo tutto compreso nella tecnologia di sintesi a modulazione di frequenza sviluppata alla fine degli anni Sessanta proprio dal compositore americano: i nuovi timbri e le accresciute possibilità di spazializzare il suono ne fanno un pezzo tipico della sonorità anni Settanta, anche se Chowning non rinuncia a costruire la forma secondo schemi simmetrici e razionali.
Il debito che a distanza di decenni la musica elettronica di oggi ha con quei linguaggi è solo mascherato dalle accresciute possibilità tecnologiche, come dimostrano i tre pezzi che completano il programma. Lavoro di sintesi al computer è alla base di «9dN.13» di Fernández (2002), qui in prima italiana, e ne esce una struttura aperta, un vagabondaggio in uno spazio e in un tempo sonori senza limiti; «Shiny metal, shiny glass» di Agostini, del 2008 (anch'esso in prima italiana) è uno studio di dinamiche biosonore. E la rielaborazione granulare di terzo livello di Curtis Roads in «Never», del 2010, altro non è che la rielaborazione granulare della rielaborazione granulare di un vecchio pezzo di Roads del 2003: i suoni sembrano ampollosamente ripetitivi, eppure il risultato all’ascolto diventa un singolare stimolo all’immaginazione.