Mockba Underground
Per la prima volta in Italia, in esclusiva per l’Università Ca’ Foscari Venezia, sbarcano 110 opere della Collezione Aleksandr Reznikov.
Comunicato stampa
Dal 6 ottobre al 19 novembre negli Spazi Espositivi dell’ateneo veneziano
L’ARTE NON-UFFICIALE DELLA RUSSIA
DALLA COLLEZIONE REZNIKOV A CA’ FOSCARI
INEDITA IN ITALIA MOCKBA UNDERGROUND
L’esposizione accoglie per la prima volta nel nostro Paese 110 opere della prestigiosa raccolta privata
VENEZIA - «Non avevamo una piattaforma artistica comune o degli orientamenti precisi. Si trattava solo di andare a visitare gli studi dei pittori, scambiarsi informazioni, imparare assieme. Nient’altro».
Jurij Sobolev
Solo con la scomparsa di Stalin (1953), l’avvento del cosiddetto “disgelo” e il nuovo indirizzo politico di Nikita Chruščëv, in URSS si assiste alla timida nascita di un’arte non-ufficiale. Sebbene l’andegraund si presenti come un fenomeno tanto artistico quanto letterario, in esso il ruolo primario spettò comunque agli artisti.
Il termine andegraund coincide con la variante russificata di underground e indica quel fenomeno culturale multiforme e complesso che occupa il ventennio compreso fra la metà degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta, e che viene indicato con molti nomi, quali podpol’e, underground, cultura non-ufficiale, nonconformismo.
Per la prima volta in Italia, in esclusiva per l’Università Ca’ Foscari Venezia, sbarcano 110 opere della Collezione Aleksandr Reznikov nella mostra MOCKBA UNDERGROUND - Pittura astratta dal 1960, esposta dal 6 ottobre al 19 novembre 2012 presso gli Spazi Espositivi di Ca’ Foscari (Dorsoduro 3246).
L’esposizione è promossa da: Centro di Alti Studi sulla Cultura e le Arti della Russia - CSAR, Università Ca' Foscari Venezia
PRESS PREVIEW: 5 ottobre 2012, ore 12
VERNICE: 5 ottobre 2012, ore 18
Gallery fotografica al link: http://static.unive.it/salastampa/index.php?album=underground
Per meglio comprendere il carattere dirompente dell’andegraund russo degli anni ’60 sono necessarie alcune precisazioni: a) tra il 1959 e il 1962 si registra l’inizio di una sorta di “contestazione made in URSS”, tanto che si è voluto identificare nel 1961 una sorta di «’68 dei giovani sovietici»; b) la protesta investì soprattutto la vita artistica, vera anticipatrice di una pressante esigenza di cambiamento; c) le opere dei primi artisti non-conformisti rappresentano un anello di fondamentale importanza per poter comprendere la “catena evolutiva” della successiva arte russa contemporanea.
L’andegraund artistico fa capolino con la fine dello stalinismo e si sviluppa durante la “rinascita” segnata dal disgelo chruščëviano, dove coesistono – e in parte minima interagiscono – due culture differenti: ufficiale l’una, clandestina l’altra. Così come in letteratura con i samizdat, anche nelle arti figurative si andava delineando una situazione analoga e degna di grande attenzione.
Una delle indubbie caratteristiche dell’andegraund moscovita è una sorta di forte “plurilinguismo” stilistico o, riprendendo un'espressione di Viktor Pivovarov, di una «mancanza di stile». Gli artisti non-conformisti non aspiravano a far valere un dissenso politico in modo ufficiale, di gruppo: il loro era, piuttosto, un personale dissenso “linguistico”, che si traduceva nel “semplice” desiderio di poter usare una lingua diversa da quella ufficiale. Non si configura così alcun “eclettismo”: ogni artista lavorava infatti in modo del tutto autonomo, per cui era molto difficile entrare in comunicazione con gli altri, e inoltre ognuno sceglieva spesso di mettere al centro della propria arte se stesso.
Più vivace di quella ufficiale, la vita culturale dell’andegraund si sviluppa e resiste in luoghi “privati”: nelle cucine, negli appartamenti in coabitazione (kommunalki) e negli studi dei pittori. Questi divengono i “luoghi” deputati alla lettura, alla discussione, all’esposizione, all’incontro “carbonaro” con gli ospiti stranieri che acquistavano e portavano in Occidente le opere dei non-conformisti.
L’espressione più compiuta di questo ripiegamento nel privato dello spazio abitativo avviene all’interno di un territorio collettivo per definitionem: la kommunalka. I pittori sono i primi a confinarsi nello spazio di una stanza di proporzioni normalmente non ampie e, così facendo, materializzano in un certo qual modo l’idea – così tipica dell’avanguardia degli anni ’20 – della žiznetvorčestvo, ossia la “creazione della vita”. Anche il tipo di creatività abbinata a questo spazio può definirsi domestico: gli artisti non-ufficiali evitano dichiarazioni retoriche e roboanti, per coltivare semmai una sorta di distaccata autoironia anche nei confronti del loro stesso “neo” o “pseudo” avanguardismo. Sul piano operativo, a questo punto, fondamentale diviene la ricerca di un modello, lo studio di un modello, per fornirne una stilizzazione da contrapporre al linguaggio stilistico ufficiale. La reazione a un lungo periodo di orientamento unico fece sì che gli artisti si dividessero in una moltitudine di gruppi dalle tendenze diversissime e manifestamente (e orgogliosamente) indipendenti.
A Mosca si erano formati alcuni gruppi che riunivano artisti e scrittori. L’abitudine di farsi reciprocamente visita era invalsa, ma le varie formazioni rimanevano piuttosto impermeabili fra loro, impegnate come erano a coltivare la propria specificità, ad attenersi alle proprie abitudini, a rifarsi ai propri miti letterari e pittorici, a formulare un proprio linguaggio. Da ciò sarebbe tuttavia sbagliato concludere che ogni circolo avesse un programma artistico o che fra tutti i membri vigesse una identità di metodi e di mezzi di espressione artistica. Tutt’altro: si trattava innanzi tutto di luoghi in cui scambiarsi informazioni e, attraverso gli altri, “istruirsi” o crearsi una cultura alternativa a quella ricevuta negli istituti o nelle università, ossia nella dimensione ufficiale.
Ciò spiega l’assenza totale di manifesti, programmi e dichiarazioni di principio provenienti da questi gruppi, cosa che differenzia in modo sostanziale la vita artistica dell’andegraund da quella dell’avanguardia d’inizio secolo.