Unconventional twins #4 – Cosa ferma le altalene?
Lo Studio d’arte Contemporaneo Pino Casagrande è lieto di ospitare il quarto appuntamento espositivo del progetto “unconventional twins – doppio personale” ideato e curato da Flavia Montecchi, presentando le opere dell’artista Marisa Albanese in dialogo con i lavori della giovane Cristina Falasca.
Comunicato stampa
UNCONVENTIONAL TWINS #4 – DOPPIO PERSONALE
MARISA ALBANESE
–
CRISTINA FALASCA
Cosa ferma le altalene?
11 ottobre - 12 novembre 2012
inaugurazione giovedì 11 ottobre 2012 ore 18.30
testo critico a cura di Manuela Pacella
da un progetto di Flavia Montecchi
Lo Studio d’arte Contemporaneo Pino Casagrande è lieto di ospitare il quarto appuntamento espositivo del progetto “unconventional twins – doppio personale” ideato e curato da Flavia Montecchi, presentando le opere dell’artista Marisa Albanese in dialogo con i lavori della giovane Cristina Falasca.
La mostra dal titolo “Cosa ferma le altalene?” affronta la problematica della dispersione di comunicazione che persiste nella società contemporanea e di tutto ciò che ne consegue. Le molteplici possibilità di dialogo che la rete e la tecnologia hanno messo a disposizione, rappresentano spesso la contraddizione attuale dell’individuo nella sua autonomia comunicativa: egli può raggiungere tutti virtualmente ma nello stesso tempo resta fisicamente isolato. “La condizione dell’uomo contemporaneo, con gli innumerevoli mutamenti a cui si trova esposto, mostra una tendenza verso un nuovo nomadismo” (M.A.).
Mantenendo fede ad una poetica “della metamorfosi”, Marisa Albanese parla di un nuovo nomadismo, che si apre su più fronti, partendo da quello comunicativo a quello artistico. Spostamento e contaminazione sono tematiche ormai consolidate nei suoi lavori e che per la mostra si incontrano con l’espressività grafica e sonora di Cristina Falasca, arrivando a spostare la questione su problematiche di un vissuto attuale quanto artistico.
La scrittura e la decomposizione linguistica prendono così il sopravvento nei lavori di Cristina, che in risposta ad un nomadismo materiale quanto virtuale della Albanese, contribuisce all’incipit del ragionamento espressivo del dialogo tra le due: gli appunti di viaggio e le contaminazioni materiche di Marisa si alternano ad installazioni tra natura e artificio che riflettono sulla condizione dell’uomo e del suo impaccio alla realizzazione di sè. Nei lavori di Cristina invece spirali di scritture installazioni audio lasciano le tracce di quell’impaccio che per la giovane artista si tramuta in una comunicazione interrotta e riconquistata, allargando la questione alla problematica della dispersione espressiva in senso sociale, artistico ed economico insieme.
Il titolo della mostra nasce infatti dalla presa di coscienza di questa dispersione e dall’impossibilità di un incontro che parte dallo scambio creativo delle due artiste e si insinua sottilmente nei meccanismi comunicativi quotidiani di tutti. Ma nell’insinuarsi si rende leggero e presente, tessendo un filo di relazione che parte dal legno e attraversa il marmo nei lavori della Albanese, percorre le parole scritte e si apre al suono del respiro in quelli della Falasca.
L’esposizione sarà accompagnata da un testo critico a cura di Manuela Pacella.
Marisa Albanese nasce a Napoli e vive e lavora tra Napoli e Milano.
Cristina Falasca nasce a Roma. Vive e lavora tra Berlino e Roma.