Pasquale de Sensi – Perfect day

Informazioni Evento

Luogo
MAGAZZINI CRIMINALI
Piazzale Domenico Gazzadi 4, Sassuolo, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Sabato e Domenica dalle 16 alle 19
per appuntamento: 392 4811485

Vernissage
13/10/2012

ore 18

Artisti
Pasquale De Sensi
Curatori
Chiara Messori
Generi
arte contemporanea, personale

Era così il “giorno perfetto” di Lou Reed nel 1972 quando usciva l’album Transformer di cui questa canzone è diventata simbolo.
Dimenticarci di noi stessi per diventare qualcun altro, qualcuno di migliore, di buono…ma anche semplicemente qualcuno o qualcosa di diverso perché la nostra identità non si fossilizzi, non resti immobile ma divenga fluida, capace di trasformarsi e moltiplicarsi all’infinito per riuscire a comprendere meglio questo nostro mondo, in perenne mutamento.

Comunicato stampa

“Just a perfect day
you made me forget myself
I thought I was
someone else, someone good”

Era così il “giorno perfetto” di Lou Reed nel 1972 quando usciva l’album Transformer di cui questa canzone è diventata simbolo.
Dimenticarci di noi stessi per diventare qualcun altro, qualcuno di migliore, di buono…ma anche semplicemente qualcuno o qualcosa di diverso perché la nostra identità non si fossilizzi, non resti immobile ma divenga fluida, capace di trasformarsi e moltiplicarsi all’infinito per riuscire a comprendere meglio questo nostro mondo, in perenne mutamento.
Nelle figurazioni di De Sensi la logica si ritira, la mente cede il passo ad accostamenti dissociativi, a composizioni in bilico tra l’onirico e il reale con uno sguardo maliconico al passato ed alla sua capacità di fascinazione.
L’identità dei soggetti viene celata da innesti di forme,macchie di colore, pezzi di collage, proprio allo scopo di lavorare in modo impersonale, quasi automatico.
Ogni pezzo concluso ne genera un altro, per ciò anche in “Perfecy day” , opera che dà il titolo alla mostra, il soggetto richiama la simmetria delle icone sacre, ma viene ridotto ad una forma essenziale, disturbata da segni grafici impulsivi. Quello che essa Illustra è un momento di transizione, il passaggio da uno stato ad un altro.
La traccia gestuale diretta dell’autore, nel tempo, si è fatta sempre più invasiva, fino a divenire la parte predominante nel processo di costruzione dell'immagine.
Quest’ultima evoluzione ha rimandi alle Ubermalungen (pitture sovrapposte) di Arnulf Rainer, ed anche all’opera di Franz Kline per l’energia della gestualtà, anche se Kline amava, come De Sensi, riuscire a “controllare” questa gestualità e dirigerla verso i suoi scopi.

De sensi lavora “impulsivamente”, concentrandosi sulle dinamiche del segno, cercando di ricavare il massimo dell'energia contenuta nel soggetto. Il suo lavoro è sì frutto di un pensiero ma la sua è una riflessione che avviene subito prima o subito dopo il suo operare, mai durante. Egli cosìacquisisce un metodo per poi riuscirlo a superare ricercando soluzioni diverse per capire come queste possan cambiare il carattere dei suoi lavori.
Ciò che riesce a creare è un rapporto intimo con la comunicazione visiva, non si tratta più di stravolgere l’immagine dell’artista con interventi diretti sul suo corpo, come nell’azionismo o nella body art e neanche si vuol cambiare la figurazione tradizionale come nell’astrattismo di Kline, che l’autore comunque riprende.
De sensi pesca dal suo personale archivio che tiene da diversi anni e ne estrae immagini retrò, grafica punk degli anni ’70 e ’80, forme e colori psichedelici dei primi videogiochi; ambienta il tutto in fondi riempiti col collage o “svuotati”, bianchi e asettici, e poi li mischia, ci cola sopra altri colori, interviene graficamente, con tutto il suo entusiasmo, riportandoci una nuova figurazione, creando un “essere” che appartiene al suo tempo. Sono gli esseri che popolano il suo “Idola Park”; un posto aperto, fatto di architetture mobili, dove le immagini si incontrano e creano delle dinamiche fra loro, sempre disposte a mutar di significato per accogliere la crescita del percorso ironico dell’artista che affonda le sue radici in un terreno fertile e pregno di nuovi e non-noti significati e allora…
per concludere con le parole del bravo Lou Reed:
“ You’re going to reap just what you sow “

Chiara Messori