Tomoko Fait – La precisione del segno
Ci si perde nelle opere d’arte di Tomoko, e nello smarrimento si percorre ogni strada come fosse un sentiero dell’ignoto, un percorso spirituale e cerebrale apparentemente serrato in linee di confine dal sapore pungente; per poi ritrovarsi in un movimento circolare perfetto, tra mille mutazioni, tra mille variazioni.
Comunicato stampa
TOMOKO FAIT : LA PRECISIONE DEL SEGNO
Tomoko Fait è seduta accanto a me. In un’aurea compostezza.
Le chiedo qualcosa in un italiano troppo veloce, non mi comprende, ridiamo e nel ridere Tomoko abbatte l’apparente infrangibilità della distanza che separa i nostri esseri così diversi.
Il suo sorriso è la chiave per scardinare questi labirinti di china, per arrivare al primordiale concepimento artistico, per districarsi nella fitta trama segnica.
Vedendo il suo volto illuminarsi dal riso, riesco a capire cosa si cela dietro le sue oniriche composizioni.
Dietro il rigore matematico posto alla base dell’implacabile, quanto irreale, logica che crea la straordinaria suggestione delle sue figure, dietro la modulare certezza del tratto, dietro l’austerità di ogni singolo punto, dietro il segmentato intrico di pieni e vuoti:
oltre tutto questo ci si avvicina, l’occhio osserva e immediatamente cerca, veloce senza sosta, un inizio e una fine, un principio ed una meta d’arrivo.
Solo dopo essersi visivamente immersi in un dedalo di mitologica memoria, si scorge la Fiaba.
Sullo sfondo di un seducente silenzio, si cammina per le strette vie, si incontrano fluttuanti forme incorporee, si entra in cattedrali mnemoniche, ci si imbatte in totem di millenaria tradizione, si respira la densità di nere presenze, si scavalcano virtuose costellazioni floreali, si calpestano texture di merletti, ci si muove con figurine danzanti impegnate in un’infantile girotondo.
Ci si perde nelle opere d’arte di Tomoko, e nello smarrimento si percorre ogni strada come fosse un sentiero dell’ignoto, un percorso spirituale e cerebrale apparentemente serrato in linee di confine dal sapore pungente; per poi ritrovarsi in un movimento circolare perfetto, tra mille mutazioni, tra mille variazioni.
Si arriva alla meta, concepita come punto esteso, omogeneo, perfetto.
Si arriva al valore del tempo, impiegato per vivere la Fiaba, inteso come successione di istanti irripetibili.
Si torna alla realtà, custodi del valore di un onirico viaggio.
Francesca Piovan