Paola Pastura – Emozioni
Le opere di Paola Pastura si iscrivono in quell’area informale che ebbe la sua maggiore stagione negli anni cinquanta.
Comunicato stampa
La Galleria “Arianna Sartori” di via Ippolito Nievo 10 a Mantova accoglierà, dal 13 al 25 ottobre, una mostra personale della pittrice genovese Paola Pastura.
La mostra intitolata “Emozioni” sarà inaugurata Sabato 13 ottobre alle ore 17.00 alla presenza dell’artista.
“Arnold Hauser nella sua “sociologia dell’arte” afferma che il critico d’arte è il “letterato per eccellenza” quindi è la persona più qualificata a scriverne. Consapevole di questo assunto e timoroso della mia inadeguatezza. Mi sono accinto a scrivere qualche riga su questa mostra che Paola Pastura presenta al “Doge” poiché alla sua gentile richiesta mi sarebbe sembrata scortesia opporre un rifiuto.
D’altra parte quando nel 2006 Paola Pastura presentò una sua mostra alla Galleria Ghiglione, restai stupito per il suo nuovo stile così forte e potente. L’attuale mostra nella continuità stilistica con la precedente, conferma quella che ormai è una scelta di libertà ma non solo sul piano pittorica.
Le opere di Paola Pastura si iscrivono in quell’area informale che ebbe la sua maggiore stagione negli anni cinquanta. Se oggi quella stagione fa parte della storia, pure la sua lezione morale e la sua esperienza, hanno arricchito la nostra conoscenza ampliando le nostre possibilità espressive. “…la pittura e la scultura informali non sono arte senza immagine” (Argan, 1962).
In questo senso la pittura di Paola Pastura è un rimando ad una immagine della natura percepita nella sua essenza, con una dialettica tra l’uso deciso gestuale, del colore in spessori sontuosi, sensuali e la penetrazione profonda entro l’idea del fenomeno naturale, colto nei suoi infiniti aspetti in divenire, che si fanno conoscenza ed esperienza. Quindi il fascino degli elementi primordiali, quasi l’urgenza di un ritorno “ab ovo” è espresso in tutta la sua potenza.
Così il fuoco, tra grumi di colore quali braci incandescenti e colate magmatiche, crea zone di luce abbagliante e ombre dai neri profondi.
Così l’acqua “pura et casta” viene espressa da impasti iridescenti di colore e dall’alternarsi dei bianchi e degli azzurri, rendendone l’ariosità e la freschezza e il suo gorgogliare tra rocce muschiose, nel suo scorrere in un perpetuo mobile, quasi una metafora della vita, che ci riconduce a Leonardo:
“L’acqua che tocchi de’ fiumi
è l’ultima di quella che andò
e la prima di quella che viene.
Così il tempo presente”.
Il tono assorto, la meditazione sullo scorrere della vita, come l’acqua tra le rocce, nell’opera di Paola Pastura è momento lirico che diviene stile e lo stile arte e poiché l’arte coincide con la vita, in ogni dipinto di Paola Pastura c’è un poco della sua vita, come desiderio dell’anima di sopravvivere nel tempo, di trasmettere quelle emozioni che, prima sue, diventano adesso anche nostre, cioè assolute, universali”.
Giorgio Angelini
Le ardesie ovvero un percorso nell’interiorità
“Agli artisti di particolare sensibilità, che hanno avviato la loro ricerca pittorica nell’ambito della natura, succede che col trascorrere del tempo questa ricerca, divenuta sempre più percettivamente accurata e impegnata si trasformi e si risolva in una frantumazione o in un dissolvimento dell’immagine da riflettersi nell’intimo. L’avevano sperimentato già nella seconda metà dell’Ottocento gli impressionisti anche sollecitati dalla concorrenza della nascente fotografia che aveva messo in crisi i cultori del vero. Il Novecento ha quindi accentuato tale immagine con esiti variabili per gesto e per sensibilità timbrica grazie ad autori che hanno saputo trarre dall’osservazione contemplativa frutti in perpetuo e proficuo divenire creativo.
Paola Pastura è indubbiamente da inserire tra chi ha assimilato e coltivato con felice profitto questo particolare approccio che l’ha condotta ultimamente a soluzioni narrativamente e cromaticamente interessanti, infatti le prove degli ultimi anni dell’artista genovese hanno evidenziato una trasformazione comportamentale e tecnica tale da indurla a tralasciare definitivamente quegli accenni descrittivi che ancora comparivano nelle tele di fine millennio caratterizzate da un intenso contrasto cromatico condizionato dalla sapiente modulazione della luce. Ora tutto è cambiato senza nulla mutare. Una contraddizione? Un bisticcio di termini? Niente affatto. Più semplice le immagini adesso vengono plasmate e diluite dal sentimento dallo stato d’animo con cui è maturato l’approccio nei confronti della scena presa in esame. Lo sguardo è filtrato dall’emozione, il gesto si avvale della guida dell’inconscio che, a sua volta, recepisce una simile emozione e la trasmette in modo inatteso, attivando il piacere della sorpresa che non riguarda solo noi che osserviamo ma la stessa Paola che dispensa sulla tela forme e colori. questa è la fortuna dell’arte che si avvale delll’estro di qualche eletto per manifestare e fissare nella mente e nel cuore preziosi incantesimi.
Il concetto si ripropone nel ciclo delle “ardesie” che costituisce il nucleo importante e pregnante della presente rassegna. Paola Pastura ha visitato alcune cave ma l’ardesia appare subito come un evidente pretesto per indagare qualcosa d’altro e d’oltre, per tracciare sulla tela oscure profondità, per lanciare al proscenio improvvise e abbaglianti illuminazioni, per sconvolgere ordini e pesi cromatici. E non si tratta di colpi di teatro per cercare un facile effetto scenografico. Sono riflessi della natura, di quella natura da lei stessa scelta come importante punto di riferimento; sono riflessi calati nell’anima e da lì eruttati, anche con violenza, sul fondo immacolato per la festa della contaminazione”.
Luciano Caprile
Paola Pastura nasce, vive e lavora a Genova. Dopo gli studi umanistici, ha frequentato l’Accademia Ligustica di Belle Arti, condividendo percezione di pensiero di quel naturalismo astratto tipicamente ligustico e di origine informale dal quale si diparte e si articola tutta l’attività artistica della sottoscritta. Nel 1987 ha contribuito alla nascita del gruppo artistico “Gruppo 10”. Dal 1989 fa parte dell’Associazione Culturale degli Amici d’Albaro, partecipando alla vita associativa con funzioni direttive. Nel 2000 ha eseguito un pannello (m. 6x3) per la Chiesa di Santa Zita raffigurante una “Ultima Cena”, ed uno stendardo della “Madonna di Lourdes”.
Nel 2012 nell’ambito della rassegna “Un Museo per un Museo”, dona un dipinto al museo di Abidijan in Costa D’Avorio.
È inserita in cataloghi liguri, nazionali ed esteri.