Sandro Chia – Enigma
Questa mostra personale di Sandro Chia alla Giampiero Biasutti, Arte Moderna e Contemporanea, è un evento di particolare interesse perchè è la prima a Torino dopo quelle ormai lontane del 1976 e 1978 da Tucci Russo. E’ un’esposizione che mette a fuoco gli sviluppi attuali della ricerca dell’artista fiorentino attraverso una accurata selezione di una trentina di dipinti.
Comunicato stampa
Questa mostra personale di Sandro Chia alla Giampiero Biasutti, Arte Moderna e Contemporanea, è un evento di particolare interesse perchè è la prima a Torino dopo quelle ormai lontane del 1976 e 1978 da Tucci Russo. E’ un’esposizione che mette a fuoco gli sviluppi attuali della ricerca dell’artista fiorentino attraverso una accurata selezione di una trentina di dipinti, incentrati in particolare su uno dei suoi temi più tipici, quello che mette in scena con valenze ironiche, melanconiche, poetiche, bizzarre, la figura del pittore e l’enigmatico destino della pittura stessa.
Grande protagonista,insieme agli altri esponenti della Transavanguardia, del ritorno postmoderno alla pittura e alla scultura (a partire dalla fine degli anni’70) Sandro Chia è uno dei pochi artisti italiani di consolidata fama internazionale. Ha esposto in tutto il mondo nelle più importanti gallerie, nei grandi musei e nelle manifestazioni espositive di punta come Documenta di Kassel e la Biennale di Venezia. le sue opere si trovano nelle collezioni pubbliche e private di maggior prestigio.
Chia è rimasto sempre vitalmente coerente con i presupposti di fondo della sua sperimentazione pittorica e plastica, caratterizzata da un particolare gusto per gli spiazzanti attraversamenti stilistici, per gli slittamenti letterari, per le ibridazioni fra livelli linguistici e generi figurativi alti e bassi, e per ironici cortocircuiti temporali. Ma in questa sua ultima fase, si puo’ dire che entra in giuoco una visione forse più meditata e profonda, e diventa sempre più marcata l’originale e inconfondibile identità del suo stile personale.
Catalogo in mostra, con testo di Francesco Poli