Hanne Darboven – Index

  • P420

Informazioni Evento

Luogo
P420
via Azzo Gardino 9 , Bologna, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

mercoledi – venerdì: 15 – 19.30
sabato: 9 – 13.30 / 15 – 19.30
gli altri giorni e orari su appuntamento

Vernissage
27/10/2012

ore 18

Artisti
Hanne Darboven
Curatori
Miriam Schoofs
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra retrospettiva dell’artista tedesca Hanne Darboven (Mannheim, 1932 – Amburgo 2009), di certo una delle figure più rilevanti dell’Arte Concettuale Europea e mondiale.

Comunicato stampa

Inaugurerà il prossimo 27 Ottobre alle ore 18 presso la galleria p420 (piazza dei Martiri, 5/2) la mostra Index, curata da Miriam Schoofs, retrospettiva dell’artista tedesca Hanne Darboven (Mannheim, 1932 - Amburgo 2009), di certo una delle figure più rilevanti dell’Arte Concettuale Europea e mondiale.
Cresciuta negli anni della nascita della Minimal Art e dell’Arte Concettuale Americana, l’esordio artistico di Hanne Darboven è da collocare nella metà degli anni Sessanta con i construction drawings, durante un soggiorno a New York durato due anni. E’ qui che, dopo una breve fase geometrica, Hanne Darboven trova il suo rivoluzionario e caratteristico sistema di disegno e scrittura.
Logico ed enigmatico al tempo stesso, il suo lavoro è fatto di segni, parole, numeri, calcoli.
«Uso i numeri perché questo è un modo per scrivere senza descrivere. Non ha nulla a che vedere con la matematica. Proprio nulla. Scelgo di usare i numeri poiché sono così stabili, limitati, artificiali». Queste le parole con cui Hanne Darboven descrive il proprio lavoro sulla rivista Artforum nel 1973. «I miei sistemi sono concetti numerici, che lavorano in termini di progressioni e/o riduzione, in qualche modo simili ai temi con variazioni in musica.
Mi piacciono i mezzi più umili e meno pretenziosi, perché le mie idee si fondano su loro stesse e non sul materiale; è la natura stessa delle idee ad essere non materiale».
Idee quindi, inarrestabili flussi di pensiero che prendono forma nella compulsiva necessità di scrivere, di tracciare, di tradurre in numeri, di mettere ordine, di ridurre all’essenziale.
Ossessionato, compulsivo, logico e onirico, al tempo stesso rigido quanto poetico, il lavoro di Hanne Darboven è da inquadrare nella tendenza, tipica degli anni ’60 e ’70, alla dematerializzazione dell’arte teorizzata tanto da Lucy Lippard quanto da Sol Lewitt, alla riduzione dell’espressione artistica ad un’idea razionale, indipendentemente dalla sua concreta realizzazione.
A partire dalla fine degli anni ’70, Hanne Darboven aggiunge un’altra dimensione al suo vocabolario artistico: quella della musica. Nasce così un sistema musicale in cui i numeri si sostituiscono alle note, in cui un modello numerico diventa una sinfonia eseguibile.
La mostra, curata dalla critica Miriam Schoofs in collaborazione con la Hanne Darboven Foundation di Amburgo, presenta una selezione di lavori realizzati tra gli anni '70 e la metà degli anni ’90, oltre ad alcuni tra i suoi più significativi libri d’artista, per i quali lei stessa amava definirsi scrittrice prima ancora che artista.
Catalogo della mostra disponibile in galleria.

On the 27th of October at 18:00, Index will open at the P420 Gallery (Piazza dei Martiri, 5/2), a retrospective curated by Miriam Schoofs, of the German artist Hanne Darboven (Mannheim, 1932 – Hamburg, 2009), without a doubt one of the most important figures in Conceptual Art both in Europe and worldwide.
Having grown up in the years of Minimal Art and American Conceptual Art, Hanne Darboven’s artistic debut came in the mid-Sixties, with construction drawings, during her two-year stint in New York. It was here, after a brief geometric phase, that Hanne discovered her revolutionary and defining system for drawing and writing.
Logical and enigmatic at the same time, her work is made of signs, words, numbers and calculations.
“I use numbers because it is a way to write without describing. It’s got nothing to do with mathematics. Absolutely nothing. I choose to use numbers because they are so stable, limited and artificial.” This are the words Hanne used to describe her work in Artforum magazine in 1973. “My systems are numerical concepts, which work in terms of progression and/or reduction, akin to musical themes with variations. I like the least pretentious and most humble means, for my ideas depend on themselves and not upon a material; the very nature of an idea is not to be material.”
Ideas then, relentless streams of thought that take shape in the compulsive need to write, to draw, to translate into numbers, to organise and to reduce to the essential.
Obsessed, compulsive, logical and oneiric, simultaneously rigid and poetic. Hanne Darboven’s work must be examined in light of the trend, so typical of the Sixties and Seventies, for dematerialisation of art, extensively theorised by Lucy Lippard and Sol Lewitt, the reduction of artistic expression to a rational idea, independently of its concrete realisation.
From the late Seventies onwards, Hanne added a further dimension to her artistic vocabulary: music. Thus a musical system was born, in which numbers were replaced by notes, in which a numerical model became a performable symphony.
This exhibition, curated by critic Miriam Schoofs in collaboration with the Hanne Darboven Foundation from Hamburg, presents a selection of her work from the Seventies to the mid-Nineties, as well as some of her most important artist books, as even she preferred to label herself writer over artist.
The exhibition catalogue is available from the gallery.