Roberto Valisi – Giochi sull’acqua e tauromachie
Roberto Valisi è un artista con due anime. Coerenti, conseguenti, capaci di convivere in armonia, ma indubbiamente due anime. Non solo perché il suo esordio è stato quello di scultore dalle forme solide e classiche e ora, invece, ci seduce con una pittura leggera, sfuggente, aerea, inquieta, vibrante, gremita di segni e di sogni.
Comunicato stampa
Roberto Valisi è un artista con due anime. Coerenti, conseguenti, capaci di convivere in armonia, ma indubbiamente due anime. Non solo perché il suo esordio è stato quello di scultore dalle forme solide e classiche e ora, invece, ci seduce con una pittura leggera, sfuggente, aerea, inquieta, vibrante, gremita di segni e di sogni. Ma anche perché all'interno di quella pittura, così apparentemente lirica e rassicurante, si nasconde una strenua lotta sotterranea, un gioco così raffinato di equilibri che basterebbe un soffio a mandarlo in frantumi, a scatenare uno tsunami capace di travolgerci tutti quanti.
Ho bene in mente i bronzi di Valisi, rigorosamente classici nell'impostazione. Torsi mutilati come antichi reperti archeologici oppure acefali, la perfezione scalfita da eleganti giochi di bassorilievo o dalla scelta di spezzare l'unità di una testa. Ma mai una vera negazione della forma. Piuttosto variazioni sul tema. Poi ecco i dipinti. Gli aceri, l'autunno, il Bosco sul lago. Luci velate, nebbiose, oppure colori notturni, paludosi, che fanno pensare a boschi infestati da fate crudeli. Alberi e bosco occupano quasi per intero lo spazio. Il cielo è lontano, intuito, qualche volta assente. I tronchi degli alberi sembrano marciare in ranghi compatti verso lo spettatore, metterlo di fronte a una scelta. Eppure, a guardarli bene, quei tronchi perfettamente equidistanti parlano di ordine, di un rigore interiore, rigore però subito contraddetto da quella marcia compatta, e soprattutto da quel groviglio di materia colorata che portano con sé. Pulviscolo rosso sangue, fili volanti come traiettorie di insetti impazziti, spruzzi e strisce di luce che accendono l'immagine di un'inquietudine allarmante. La realtà, così attentamente ricostruita nella scansione degli spazi, è come immediatamente negata. La solidità dell'immagine va liquefacendosi in basso, il bosco si smonta, cola fuori dalla tela, diventa ibrido tra vegetazione e acqua, stagno limaccioso e pieno di misteri. Nelle bellissime Ninfee il tumulto emotivo si fa, se possibile, ancora più spasmodico. E se prima il pensiero correva a Monet ora va deciso a Jackson Pollock.
Il senso di mistero, di qualcosa di non detto, di una vibrazione minacciosa sottotraccia, è forse la cifra più immediata e affascinante nella pittura di Roberto Valisi. Un senso di inquietudine che si fa ancora più netto davanti a lavori come New York in festa, veduta urbana che, a dispetto del titolo, appare densa di oscuri presagi. Mentre nei Paesaggi e nei Paesaggi palustri, dove la natura è oramai solo prato, cielo e orizzonte, la direzione è decisamente astratta.
E poi ci sono le tauromachie. Eleganti, solidamente costruite, portano con sé ancora qualche traccia di quel pulviscolo che invadeva i boschi, qualche graffio di luce, ma si pongono certamente all'interno di una pittura di tradizione classica. Memorie di Picasso e della Transavanguardia si raccontano in linee nette e colori acidi. La guerra si disputa tra l'nimale - possente, regale, spesso dipinto in rosso sangue - e l'uomo. Tra istinto e ragione. Ancora una volta.
Alessandra Redaelli