Sulle tracce di Dickens
La Biblioteca dell’Archiginnasio, in occasione del bicentenario della nascita di Charles Dickens, dedica una mostra allo scrittore inglese e agli echi della sua presenza a Bologna, proponendo libri, incisioni, stampe e fotografie d’epoca.
Comunicato stampa
La Biblioteca dell’Archiginnasio, in occasione del bicentenario della nascita di Charles Dickens, dedica una mostra allo scrittore inglese e agli echi della sua presenza a Bologna, proponendo libri, incisioni, stampe e fotografie d’epoca.
Tra i volumi, che comprendono più di un centinaio di titoli dickensiani, a partire dall’edizione degli Sketches by “Boz”, pubblicata a Lipsia nel 1843, sono stati scelti gli esemplari di maggior interesse iconografico, decorativo ed editoriale, evidenziando significative note di possesso o dediche manoscritte, che rivelano la fortuna letteraria goduta dall’autore inglese in città. Si espongono così, ad esempio, le opere dickensiane dell’editore francese Hachette appartenute alla famiglia Venturini, gli esemplari provenienti dalla libreria dello scrittore Riccardo Bacchelli e del germanista Lorenzo Bianchi, o curiosità come il volumetto ricevuto in dono da Luciano Anceschi con la dedica del suo maestro di scuola elementare.
Un’ampia rassegna di opere grafiche offre al pubblico un ritratto dei luoghi visitati da Dickens, con particolare riguardo all’Emilia Romagna e alla città di Bologna, così come delineato nelle pagine delle sue Pictures from Italy (1846), che raccontano del viaggio fatto in Italia tra il 1844 e il 1845.
Dickens di rado si sofferma a descrivere compiutamente i monumenti visitati, ma cerca di captare l’atmosfera dei luoghi, la rende quasi magicamente, dipingendoli con tratto pittoresco. La mostra si sviluppa come un itinerario fra gli angoli della città immortalati dai vedutisti dell’epoca, tra cui spicca Antonio Basoli, che ci conduce in quella immaginifica dimensione, dove predominano gli scorci tenebrosi e suggestivi dei portici, e gli interni di chiese, logge, cortili e androni coi loro abitanti. Lo scrittore inglese si mostra soprattutto un attento osservatore dei personaggi del popolo, che colpiscono la sua fantasia: tipologie umane di valenza universale, che si trasformano nella sua narrazione in vivaci quadri di genere. Innova così in una maniera personalissima il genere letterario dei racconti odeporici prodotti dai viaggiatori d’oltralpe che visitarono Bologna nel corso del loro Grand tour.
Viene inoltre documentata, attraverso le sue descrizioni o nelle fonti locali, l’accoglienza che riservarono a Dickens le città emiliane. A Bologna lo scrittore alloggiò all’albergo Il Pellegrino, dove aleggiava ancora il ricordo di Byron, che vi era stato ospitato nel giugno del 1819.