Juan Mar – Caino-duello in paradiso
Fotografie giganti si fondono con la pittura in un caleidoscopio di colori animato da una forte azione gestuale. Il corpo, le gabbie, il movimento: questi i temi ispirati dalla novella di Saramago.
Comunicato stampa
Sulla scia del successo avuto durante la prima apertura della mostra, dal 22 settembre all’11 ottobre, l’altra faccia di Caino - quella più umana, più vicina a tutti noi - abilmente proposta dall’opera eclettica di Juan Mar, torna al Centrum Sete Sóis Sete Luas per altri 10 giorni: la mostra resterà infatti aperta dal 13 novembre al 4 dicembre, dal lunedì al sabato dalle 16 alle 20, tranne domenica e festivi.
Fotografie giganti si fondono con la pittura in un caleidoscopio di colori animato da una forte azione gestuale. Una coesistenza quella di fotografia e pittura che va oltre il mero intervento grafico, di grande impatto visivo pur partendo da interventi essenziali, lampi di colore che sembrano donare movimento ai
soggetti ritratti.
Il corpo, le gabbie, il movimento: questi i temi che l’artista ci sottopone nel suo ultimo lavoro, ispirato alla novella del Premio Nobel per la letteratura, il grande scrittore portoghese Saramago, intitolata appunto “Caino”. Juan Mar e Saramago, che si conoscevano e nutrivano una profonda stima reciproca, condividevano il principio per cui la missione dell’arte è quella di andare oltre il semplice dato sensibile, «cercare il senso che si cela dietro al visibile”»(J.Saramago). E’ questa la sfida che accoglie Juan Mar nell’obiettivo di ritrarre il Caino di Saramago. Un uomo come tutti noi, né buono né cattivo, capace del meglio e del peggio.
L’artista Juan Mar, che da sempre alterna la sua produzione artistica con la gestione e la promozione culturale, ha realizzato molte esposizioni individuali e collettive in Spagna e ha disegnato il manifesto del Festival Sóis Sete Luas del 2005.
Un’occasione, per chi se la fosse lasciata scappare, di entrare in contatto con la nostra parte oscura, “il nostro Caino”, per cercare di riconoscerlo, accettarlo come nostro fratello e quindi liberarlo.