Paolo Hermanin – Litochoreia: le pietre che danzano
Paolo ha deciso di materializzare un paradosso, la danza delle pietre appunto, e dare voce alla dialettica tra una forma in movimento ed una materia naturalmente statica. A volte dionisiaca a volte raggelata in equilibri al limite dell’assurdo, la danza delle pietre racconta dello spirito creatore e plasmatore, della acquiescenza del duro granito, materia normalmente resistente, e della bellezza di questo meraviglioso momento in cui l ‘ovvio diventa prodigio e la solidità s’innamora dell’impalpabile.
Comunicato stampa
Non esiste territorio che non racchiuda tesori nascosti a disposizione dell'ascoltatore- osservatore curioso, alla continua ricerca di paesaggi incontaminati e di forme di compenetrazione suggestiva tra Natura ed Arte. Così può succedere che la frequentazione di certi “luoghi di frontiera” conduca l’esploratore ad immergersi empaticamente in quei luoghi per tentare una propria strada artistica. La via che ha percorso Paolo Hermanin per approdare alle sue “pietre danzanti”, di cui è oggetto la mostra Litochoreia in programma allo Studio Arti Floreali di Roma dal 15 al 25 novembre, è un tragitto nato, non a caso, da una fascinazione subita sulle coste della Gallura dove il soffio dei venti e il lavorio del mare hanno scolpito al servizio della forma le rocce granitiche creando un mondo fantastico di animali, piante, personaggi che trasformano la fisica in Metafisica e l'ordinario in paradossale.
Paolo ha deciso così, attraverso queste dinamiche e nuovissime sculture, di materializzare un paradosso, la danza delle pietre appunto, e dare voce alla dialettica tra una forma in movimento ed una materia naturalmente statica. A volte dionisiaca a volte raggelata in equilibri al limite dell'assurdo, la danza delle pietre racconta dello spirito creatore e plasmatore, della acquiescenza del duro granito, materia normalmente resistente, e della bellezza di questo meraviglioso momento in cui l 'ovvio diventa prodigio e la solidità s'innamora dell'impalpabile.
Il dialogo tra Spirito ed Essenza non è nuovo a Paolo Hermanin che in ogni sua opera ha sempre inseguito una continua ricerca dell’equilibrio raffigurata dalla onnipresenza multiforme di rocce e nuvole (basti pensare alle originalissime retroincisioni dei suoi specchi) in un continuo rincorrersi all’interno di supporti materici di volta in volta differenti.
Nell’esposizione, aperta quotidianamente al pubblico dal lunedì al venerdi dalle 16,30 - 20 e sabato e domenica dalle 10 alle 20 (l'ingresso è libero), vi sarà modo di apprezzare un artista che, tramite il proprio lavoro in continua evoluzione, mira a creare occasioni di "esperienza" sensoriale di cui la stessa Natura e' prodiga, ma solo se si e' capaci di mettersi “in ascolto”. Come infatti afferma Hermanin, “Il filo rosso che sottende tutte le mie opere è costituito dalla tensione irrinunciabile al disvelamento del mistero, al riconoscimento dello spirito nei molteplici aspetti del mondo reale. Questa componente sottile, profonda che permea la realtà in ogni ambito, sfugge, a mio parere, alla sensibilità dell'uomo contemporaneo condizionato da una "fede cieca" nella scienza e nella tecnologia.”
Paolo Hermanin, classe 1951, Paolo Hermanin vive e lavora a Roma.
Cresce e si forma in un ambiente fortemente connotato dagli studi umanistici e artistici. Dopo alcuni anni di studi universitari (prima storia dell'arte e poi psicologia), approda negli anni Settanta al teatro, sua passione dall'infanzia, e in quest'ambito esercita come attore – con qualche esperienza di scenografi - per più di vent'anni. Negli anni Novanta realizza il suo sogno di un laboratorio artistico polivalente e si dedica definitivamente alla produzione di opere di vario genere: dalle sculture in bronzo a quelle in legno, vetrate artistiche legate a piombo e sabbiate, pitture murali e su tela, sculture in pietra. Ma la tecnica grazie alla quale si impone all'attenzione del pubblico è quella dell'incisione su specchio (di sua invenzione) con cui nel 2007 si presenta in una personale di successo alla Casina delle Civette di villa Torlonia e in successive mostre a Roma e a Bologna fino alla partecipazione al padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2011.
Sue opere sono presenti nella Collezione della Farnesina, nella biblioteca di Villa Torlonia e negli uffici della Sovrintendenza ai beni artistici e culturali del Lazio (su commissione della Sovrintendenza stessa) come anche a Trastevere e nel porto di Rodi Garganico (grande statua di travertino).