Ettore Greco – Débàcle
Per la prima volta, la Galleria Nuovospazio artecontemporanea presenta l’esposizione delle sculture di Ettore Greco, una selezione di 12 opere di piccole e medie dimensioni.
Comunicato stampa
Per la prima volta, la Galleria Nuovospazio artecontemporanea presenta l’esposizione delle sculture
di Ettore Greco, una selezione di 12 opere di piccole e medie dimensioni; bronzi, gessi, terre cotte,
compresa una parte sezionata della suggestiva “Debacle” ( una grande installazione di oltre mille figure
in terracotta esposta alla recente Biennale di Venezia padiglione Italia 2011; opere che ripercorrono le
articolate e incessanti ricerche di uno dei giovani scultori nel panorama artistico internazionale
Una selezione dove il soggetto è il corpo e i suoi movimenti; in esse l’artista vive intensamente
tutta la difficoltà di rappresentazione della figura umana, così drammaticamente compromessa dalla
perdita dei valori etici e comportamentali di riferimento, tutti da ricostruire da reiventare nello stesso
slancio vitale di una esistenza individuale e collettiva.
La sua scultura affonda le radici nell’opera del primo grande modellatore del Rinascimento, Donatello.
Il profondo romanticismo e l’energia dirompente delle opere di Ettore Greco ricordano l’espressività
della scultura di un Rodin, di una Camille Claudel o di un Bourdelle. I suoi materiali essenziali sono la
terracotta, il gesso e il bronzo, come ai tempi della scultura classica. Il movimento, la luce, la fedeltà
al soggetto, la materia sono al centro dell’approccio moderno di Ettore Greco alla scultura.
Raggiungere e trascrivere le emozioni umane più forti, nascita o morte, e anche follia, non lo si può
fare che con il coinvolgimento profondo, perfino doloroso, dell’artista e di tutto il suo essere attraverso
le sue mani di modellatore. Il suo soggetto principale è il corpo e i suoi movimenti: le figure si torcono,
si raggomitolano, si piegano, si tendono, si ergono. La loro anatomia e i loro movimenti esprimono la
forza delle mani dello scultore, ma anche la tenerezza delle dita che accarezzano la materia.
Vittorio Sgarbi ha scritto delle sue opere: “I volti vivono, i corpi gemono. Greco esprime una febbre
Della forma che riabilita l’espressività del non finito di Michelangelo e la vibrazione della superfice, quasi
Pittura, di Medardo Rosso. La luce, poi, e la notte, e i nostri occhi, fanno il resto.