Gender Utopia
Attraverso differenti usi del medium fotografico e con una spiccata preferenza il ritratto, la mostra illustra il dissolvimento e l’utopia del genere, a partire dal superamento dell’ipotesi binaria di divisione del mondo in base all’anatomia e al di là della favola di Adamo ed Eva.
Comunicato stampa
Non solo film, cortometraggi e documentari nel programma della terza edizione di Queering Roma (www.queeringroma.it), la festa del cinema Lesbico Gay Bisex Trans Queer della Capitale organizzata dall'associazione Armilla, grazie al sostegno della Provincia di Roma e in collaborazione con il Torino GLBT Film Festival Da Sodoma a Hollywood, che si svolge dal 23 al 25 novembre presso la Casa del Cinema di Villa Borghese. Per la prima volta infatti Queering Roma abbracciare altre discipline e forme di espressione, dall’arte contemporanea alla letteratura.
Negli spazi della Casa del Cinema inaugura venerdì 23 novembre alle ore 19.00 ed è visitabile gratuitamente fino al 10 dicembre la mostra collettiva “Gender Utopia. Dalla favola di Adamo ed Eva al genere come utopia”, a cura di Francesco Paolo Del Re. Il percorso espositivo raccoglie le opere di dieci gli artisti: Alessandra Baldoni, Jacopo Benassi, Eleonora Calvelli, Fanny Coletta, Roberto Foddai, Aloha Oe, Claudia Pajewski, Angela Potenza, Mustafa Sabbagh e Paola Serino.
Attraverso differenti usi del medium fotografico e con una spiccata preferenza per la ritrattistica, la mostra illustra il dissolvimento e l’utopia del genere, a partire dal superamento dell’ipotesi binaria di divisione del mondo in base all’anatomia e al di là della favola di Adamo ed Eva. Il melange di visioni e suggestioni proposte invita il visitatore alla scoperta meravigliosa del continente inesplorato della riscrittura del sé desiderante e della decostruzione del genere come territorio di un’utopia possibile.
Anche in Italia una cultura de-genere coltiva negli interstizi del pensiero dominante i suoi luoghi di incontro, i suoi rituali, le sue occasioni di visibilità e riconoscimento e propri codici espressivi ed estetici. “Gender Utopia” prova a mappare le rotte velate di malia delle vite di chi sconfina le codificazioni del genere, abbracciando la molteplicità del pensarsi e dell’essere altro.
“Un territorio – scrive il curatore Francesco Paolo Del Re – per definizione franoso e mutevole, in cui è forse impossibile radicare ma in cui ha senso fiorire a piacimento. In cui la dimensione processuale del genere può illuminare stupori di sguardi senza foglie di fico, che si incrociano lungo le traiettorie della scoperta di un’alterità inebriante”.
In bilico tra fotografia e poesia, Alessandra Baldoni propone per “Gender Utopia” una selezione di ritratti che ha la leggerezza di un gioco di seduzione e la labilità del trucco che vela i lineamenti del viso per la durata dell’eterno istante di un flirt, sospeso nell’interzona immaginifica fra i generi.
Osservatore attento e arguto dell’universo gay bear, Jacopo Benassi suggerisce con il suo lavoro letture gioiose e ironiche di una mascolinità multiforme, fuori dagli schemi e senza grisaglia. Barba vera e unghie finte, nel trittico in mostra, sono gli attributi di un’insolita pin-up queer ammantata di innocente malizia.
Elenora Calvelli è autrice di un delicatissimo lavoro sulle “famiglie arcobaleno” (coppie di uomini o di donne che condividono un progetto di vita insieme e che allevano bambini), che racconta la vocazione intimamente transgenere di gesti ancestrali ed evocativi come quello dell’allattamento.
La meraviglia della trasformazione da uomo a creatura di sogno ispira le immagini scolpite con l’obiettivo fotografico da Fanny Coletta: in mostra una serie di ritratti di Riccardo Castagnari, attore che ha dato corpo e voce in teatro a un’originale omaggio en travesti a Marlene Dietrich.
Artista sardo che vive e lavora da molti anni a Londra, Roberto Foddai è interessato a esplorare i limiti della percezione sociale della bellezza. Usando l’autoritratto, gioca a rifare personaggi della storia, della politica, dello spettacolo o della cultura, come nell’ironica rilettura di Frida Kalho proposta per “Gender Utopia”.
In mostra anche la documentazione fotografica di alcuni interventi en plein air dello street artist romano Aloha Oe, cantore di creature eccentriche, bizzarre e multicolori (con prelievi cinematografici camp come Divine, The Rocky Horror Picture Show o Marilyn Monroe).
Claudia Pajewski propone per la prima volta al pubblico alcuni scatti di un progetto fotografico in bianco e nero e di respiro internazionale sulla post-pornografia, praticata attraverso il video, la scrittura e la performance da gruppi di attiviste e attivisti come strumento di decostruzione di immaginari e stereotipi inerenti il sesso e il genere.
Unico nel suo genere l’affascinante reportage che Angela Potenza dedica al mondo dei drag king, ovvero delle donne che valicano i confine dell’anatomia e trasformano, per gioco e per spettacolo, il loro corpo femminile in un personaggio maschile.
Fotografo di moda italo-giordano, perfettamente a suo agio sia sulle pagine patinate delle riviste glamour che nelle gallerie d’arte, Mustafa Sabbagh ha l’ossessione di mostrare nel suo lavoro la profondità della superficie, ragionando sull’artificio della moda e delle costruzioni sociali come il genere.
Tra leggerezza e tragedia, Paola Serino documenta, infine, le imprese sui tacchi un gruppo di drag queen romane, raccontate nelle loro performance notturne tinte di un sapido bianco e nero.