Vanna Nicolotti
Dopo la mostra “Cellule” svoltasi in settembre alla Galleria Punto Due di Calice Ligure lo Studio D’Ars ripropone i due artisti a Milano.
Comunicato stampa
Dopo la mostra "Cellule" svoltasi in settembre alla Galleria Punto Due di Calice Ligure lo Studio D'Ars ripropone i due artisti a Milano.
Perché proporre Vanna Nicolotti e Vittorio Valente insieme?
Perché sono decisamente opposti, perché utilizzano un linguaggio completamente diverso o forse perché sono talmente opposti da sembrare complementari e il linguaggio che usano, nonostante le visibili e tangibili differenze, è simile.
La ricerca di Vanna Nicolotti inizia a Milano negli anni '60. Lo spazialismo, movimento del quale l'artista fa parte, insegna che l’arte non deve più sottostare alle limitazioni della tela o della materia («vogliamo che il quadro esca dalla sua cornice e la scultura dalla sua campana di vetro» tratto dal Manifesto dello Spazialismo), ma può allargare il suo campo, espandendosi attraverso nuove forme e tecniche espressive. La ricerca della struttura, nel lavoro di Vanna Nicolotti, è di puro rigore, infatti l’artista si può inserire nell’elenco dei Maestri del Rigorismo, la simmetria e le forme perfettamente geometriche si plasmano sulle tele sovrapposte con forza espressiva determinante. L'omaggio spirituale delle opere della serie dei "SILENZI" ne è esempio.
Vittorio Valente inizia l'attività artistica nel 1987 occupandosi del rapporto arte-scienza, spaziando tra cinematografia e letteratura. Supportato in questa ricerca dall'uso del silicone, ha sperimentato nell'arco di più di venti anni la duttilità di questo materiale, apparentemente statico, da cui ha ottenuto forme e pigmentazioni assolutamente nuove. In chiave di ricerca sulla connessione e sulla trasmissione d'informazione vanno le "evocazioni" che realizza nel '90 e nel '91 con il gruppo "Arte come evocazione" curato da Miriam Cristaldi e guidato da Claudio Costa. Nel 1993 è tra i fondatori con Omar Ronda, Tommaso Trini del movimento CRACKING ART.
Vanna e Vittorio che, citando Wim Wenders, potremmo definire "così lontano, così vicino".
Daniele Decia