Valerio e Antonio Capra – Opere pittoriche
La mostra presso l’Ostello del Conte Rosso ad Avigliana si compone di una selezione di dipinti recenti di Valerio e Antonio Capra, rispettivamente figlio e padre, che si distinguono per percorsi artistici differenti e nello stesso tempo ci prospettano, nelle loro opere pittoriche una relativa affinità di temi, implicita nel comune intento di proporre suggestioni e interpretazioni desunte dalla meditazione e dalla contemplazione della realtà che ci circonda, ma, in entrambi i casi, filtrate attraverso esperienze culturali complesse.
Comunicato stampa
La mostra presso l’Ostello del Conte Rosso ad Avigliana si compone di una selezione di dipinti recenti di Valerio e Antonio Capra, rispettivamente figlio e padre, che si distinguono per percorsi artistici differenti e nello stesso tempo ci prospettano, nelle loro opere pittoriche una relativa affinità di temi, implicita nel comune intento di proporre suggestioni e interpretazioni desunte dalla meditazione e dalla contemplazione della realtà che ci circonda, ma, in entrambi i casi, filtrate attraverso esperienze culturali complesse.
Nelle comuni apparenze che rinviano, più o meno esplicitamente, a soggetti della tradizione figurativa “paesaggistica”, per Valerio, infatti, entrano in gioco valenze colte, che, al di là ancora della sua formazione accademica e oltre ad un già pregevole tragitto di esperienze espositive, si sono andate intanto sedimentando grazie ad una consolidata consuetudine con il mestiere di restauratore di miniature, carte e libri antichi. Osservando i suoi ‘paesaggi’, che si mostrano per altro come riconoscibili memorie e citazioni di scorci alpini, pare infatti difficile scinderli da quella pratica professionale, riconoscendovi una intima volontà simbolica, tesa a riflettere sul valore materico e luministico, prossimo alle soglie della dissoluzione informale, di quelle stesure di bianchi o, ancora più di fondi oro, applicati a ‘cieli’, che altrimenti possono apparire così concretamente nostrani, ma soltanto e, per di più, non necessariamente per chi ha consuetudine con le montagne valsusine.
Antonio, invece, macina colori e li applica sulle tele, come materia viva, da cui scaturisce una energia recondita e misteriosa, che, come sa bene, proviene da distanze siderali, pronta a manifestarsi intatta in tutta la sua forza creatrice primigenia, che, rappresa per un istante in forme astratte scatena puri vortici cromatici, ma allo stesso modo può mostrarsi come generatrice di corporee presenze, affidate a citazioni “naturalistiche”, identificabili, per chi lo creda necessario, in memorie di paesaggi, come, tra altri, i cieli, le acque e le suggestioni di immagini della laguna veneta. È, in fondo, la stessa energia, qui affidata al libero incontro-scontro tra pigmenti, che Antonio esperimenta da tempo attraverso le potenzialità insite nelle sorprendenti trasformazioni indotte dall’intensità del fuoco sulla materia e sui colori, nelle sue creazioni in ceramica raku. Dipinti – ma ciò vale anche per le opere in ceramica – che, dunque, conservando una istanza creatrice esoterica, vagliata attraverso profonde conoscenze scientifiche, rimandano, per quanto possano apparire radicalmente trasformati e, sostanzialmente interiorizzati e personalizzati, all’ insegnamento artistico e umano, fatto proprio da Antonio in anni ormai lontani, del suo maestro, Lorenzo Alessandri.
Paolo Nesta Avigliana, novembre 2012